venerdì 14 settembre 2012

Pieve di Soligo e Toniolo






Pieve di Soligo

( da Wikipedia e dal blog del Comune di Pieve di Soligo con qualche rittocco. Le foto sono mie.)

Pieve
Il termine “plebs” (pieve) anticamente indicava una giurisdizione ecclesiastica rurale nella quale era stanziata una comunità cristiana dotata di chiesa e di fonte battesimale.
In epoca alto medioevale il termine indicava anche una giurisdizione civile abitata da popolazione latina, alla quale di solito corrispondeva nelle vicinanze un abitato di origine longobarda denominato invece “fara”. 




Pieve di Soligo è un comune di 12.131 abitanti della provincia di Treviso, nel Veneto, in Italia. Di esso si hanno sporadiche notizie come insediamento fin dall’anno 1000.
Il suo territorio e’per 2/3 pianeggiante e per 1/3 collinare, bagnato dai fiumi Soligo e Lierza, Pieve di Soligo è collocato nella parte orientale del Quartier del Piave, di cui è storicamente il capoluogo.
Il colle di San Gallo, che sovrasta il paese di Soligo, chiude idealmente a nord la pianura di Pieve, assieme ai colli che dominano su Solighetto; a sud fanno da confine le colline di Collalto e Colfosco di Susegana.
L'arco delle Prealpi Bellunesi, con le sue cime (le più importanti sono quelle del Monte Cesen e del Col de Moi), incornicia a nord la piana e le colline di Pieve; questo fronte montuoso può essere valicato attraverso i passi di San Boldo e di Praderadego.

Pieve di Soligo si trova sulla Strada del Prosecco, una delle prime strade del vino create in Italia.
E' uno dei più antichi agglomerati rustici del Quartier del Piave.
 Ritrovamenti archeologici indicano un probabile insediamento già in epoca romana.
Anche la cura d'anime è ritenuta molto antica ed è assai verosimile che, all'inizio, dipendesse dal Vescovo di Oderzo, per passare poi a quello di Ceneda che nel XIII sec. la concesse ai Caminesi.
Si suppone che la parrocchia si sorta prima dell'Anno Mille.

 Il fiume Soligo divide il paese in due contrade denominate "Contà" e "Trevisan".
La storia delle due contrade si intreccia con la storia dell’origine del paese.
Civilmente, già in epoca medievale e fino al secolo scorso, Pieve risultava infatti divisa in due parti: Pieve del Trevisan, comprendente la parte a destra del fiume Soligo, che apparteneva al Circondario di Treviso, Cantone di Valdobbiadene, mentre la zona a sinistra del fiume, detta Pieve del Contà, unita alla Gastaldia di Solighetto, faceva parte del Cantone di Ceneda, Circondario di Cison di Valmarino, sotto la signoria dei Conti Caminesi di Sopra prima, e quella dei Brandolini, poi.
Queste due pievi per secoli furono oggetto di attenzione da parte di autorità religiose e civili, che intervennero più volte per dirimere le continue diatribe, sfociate talvolta anche in fatti di sangue, motivate da supposti diritti di giurisdizione che entrambe vantavano.

Questa situazione cessò, una prima volta, durante l'epoca napoleonica, quando il gen. Fiorella, a nome di Napoleone, elesse queste due contrade o Pievi sul Soligo a sede di Municipalità e del giudice di pace, ponendole nel Cantone e Distretto di Treviso.
Nel 1797, in seguito al Trattato di Campoformido, la zona detta Quartier del Piave passò, come la Repubblica Veneta, all'Austria, rimanendo sotto tale dominio fino alla Terza guerra d'indipendenza.
Fu cosi’ che anche "Pieve di Soligo" fu sotto l’Austria.
 Con l'istituzione della Provincia di Treviso il territorio delle due pievi venne a formare, con la Gastaldia di Solighetto, il Comune di Pieve di Soligo, al quale venne aggregato nel 1862 il territorio delle frazioni di Barbisano e Barbisanello e per un periodo di 17 anni, dal 1928 al 1945, venne aggiunto anche tutto il territorio dell'odierno Comune di Refrontolo.
Soprattutto nel corso dell'Ottocento il paese assunse un nuovo assetto urbanistico
e la fisionomia del piccolo borgo medievale, caratterizzato da un ponte di legno tinto di rosso coperto da una singolare tettoia, fu trasformata dalla costruzione di imponenti palazzi.

I conflitti mondiali segnarono una inevitabile battuta di arresto.

Al termine della seconda guerra mondiale, riprese nella zona il fenomeno dell'emigrazione che era iniziato negli ultimi decenni dell'800 e che si attenuò soltanto a partire dal 1970 con il passaggio da un'economia di tipo agricolo ad una tipo prevalentemente piccolo-industriale.
Proliferarono le piccole e medie aziende artigiane, le industrie meccaniche e soprattutto l'industria inerente la lavorazione del legno, l'edilizia, il terziario e il turismo.
A Pieve abito’ per lunghi periodi il sociologo e Beato Giuseppe Toniolo (1845-1918), le cui spoglie riposano nella parrocchiale. 


Il Duomo di Santa Maria Assunta.

Imponente edificio che sorge nel cuore di Pieve è il duomo intitolato a Santa Maria Assunta  monumento neoromanico (con alcuni elementi neogotici) costruito nei primi anni del XX secolo, ad opera dell'architetto Domenico Rupolo. Fu consacrata nel 1924.
 Trovano qui sepoltura le reliquie del beato Giuseppe Toniolo.
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La facciata a salienti, in laterizio, è sovrastata da cinque pinnacoli e fa intuire la struttura a tre navate degli interni.
L'opera d'arte di maggior valore in essa custodita è la pala d'altare del pittore primo-cinquecentesco Francesco da Milano, rappresentante Assunzione della Vergine e risalente al 1540.
Altre opere pittoriche degne di nota sono Crocifissione di Giovanni Possamai e Vergine con Gesù Bambino di Marta Sammartini, entrambe novecentesche.

















Il monumento ai caduti della grande guerra 1915-18





A sinistra del duomo svetta l'alto campanile, inaugurato nel 1955.




 Folclore
C'è una grande rivalità tra le due contrade, sopra ricordate, denominate "Contà" e "Trevisan", tanto che in occasione della sagra paesana chiamata "Lo Spiedo Gigante"(che nell'ottobre del 2006 ha festeggiato i 50 anni e di cui ideatore fu anche il mio defunto padre, Dall’Antonia rag. Angelo) si svolge, tra i vari eventi, anche il Tiro alla Fune che un tempo si disputava a cavallo del ponte sul Soligo.



Aspetti indimenticabili


Il reliquiario in sagrestia

Arca ove e' sepolto il Beato Toniolo e il suo busto in bronzo opera artistica di Balliana.

L'altare con la Crocifissione

La reliquia del Beato

Il duomo nel suo splendore

Il campanile





Pieve di Soligo ridente tra i colli del Piave, ai piedi delle colline, attraversata dal fiume Soligo, giaceva tra il verde dei prati e dei boschi, piccolo paese. Lì amò ritirarsi più volte Toniolo: ad ogni estate dopo il 1912.
È lì oggi la sua tomba, in marmo rosso, nella romanica chiesa parrocchiale.
Luogo di pellegrinaggio, dopo la sua beatificazione e, da sempre, punto di riflessione, di preghiera e di ripresa a sperare e ad attuare nel nostro mondo le linee di una vita sociale e politica piu' degna dell'uomo, chiamato a testimoniare il Regno di Dio che viene tra noi.


sabato 8 settembre 2012

Il 4 settembre 2012 a Pieve di Soligo

AM

La celebrazione del 4 settembre 2012.



Mi sono raccomandato a Toniolo: "E' ormai un Beato- mi son detto- e mi aiuterà!" e mi son trovato servito , si direbbe, "barba e capelli".
Ho trovato facilmente il modo di avere in uso un'auto per recarmi a Pieve alla solenne celebrazione della sera del 4 settembre. Ma non è che l'abbia proprio cercato, mi è stato accordato in un modo occasionale, direi, semplice, impensato, gentile...
"Che ci sia stata la mano del Toniolo?..."- pensai.
Ed eccoti, all'indomani, quando avrei dovuto trovare l'auto per partire al pomeriggio, ancor inaspettatamente, anzi, ... addirittura provvidenzialmente,  viene un caro confratello a interessarsi se ho trovato l'auto e mi accompagna dal responsabile, finchè non si risolve tutto e bene...
"Ma che ci sia la mano del Toniolo?..."- rifletto ancora.
E parto e vado a Pieve di Soligo.



"Di fronte al Careni ci doveva esser la Canonica...
Così era una volta quando c'era Mons. Martin..."- penso.
Ma vedo , sotto il campanello della casa di fronte al Careni, due nomi senza la dicitura di Parroco o di Cappellano... Sospetto che la Canonica sia altrove. Vado in Duomo e trovo il sacrestano che mi conforta: "No, la Canonica è proprio lì!"
Torno colà e suono. Mi apre un giovane cappellano: Don Lorenzo, che mi fa gli onori di casa e mi invita ad andare in Chiesa ove avrei trovato il Parroco.
Rifaccio la strada, ma prima bevo un bel bicchier d'acqua nel bar a fianco della Chiesa. Un Pievigino rabbioso parla con la padrona e chiede qualcosa, vuol giocare alla slot-mashine, ma ad ogni due frasi bestemmia... Non me lo sarei aspettato nel paese di un santo...Ma le persone diseducate ci sono sempre...Non intervengo per non peggiorare la situazione, dato il tipo, e saluto cortesemente a voce alta affinché anche lui senta che ci possono essere modi cortesi nel parlare...
Ed eccomi in Duomo.







 Saluto Gesu' e venero il Beato che tanto mi sta a cuore. Mi sento confortato e migliore.
Vado in sacrestia, mentre in presbiterio un coro di cantori, vestiti con tuniche rosse, canta armoniosamente, preparando la funzione. Mancano circa 20 minuti alla Santa Messa solenne.

In sacrestia ho modo di incontrare parecchi Sacerdoti e alcuni Parroci dei luoghi vicini. C'è anche Mons. Padoin. Ho il piacere di riverirlo e di ricordare che quando  ero ragazzo a Pieve, lui era Seminarista e Chierico già.
Incontro poi il Parroco, che avevo conosciuto a Roma alla Beatificazione del Toniolo.
Arriva il Vescovo Corrado ed ho il piacere di salutarlo e di scambiare un breve colloquio con lui.
Sapendomi Salesiano e presente in Romania, con mia meraviglia, mi ricorda Don Sergio Bergamin che Sua Eccellenza ha conosciuto a Campretto, in passato, quando il Vescovo era lì ancora sacerdote vicario. Mi dice di salutarlo tanto tanto e nel suo volto c'è la dolcezza di un sorriso suscitato dal ricordo piacevole di un buon Salesiano.






Poi inizia la solenne celebrazione.
La Santa Messa procede tra canti e preghiere di intenso fervore. All'omelia il Vescovo presenta la figura del Beato Toniolo come uno sposo ed un padre di famiglia esemplare ed impareggiabile, degno stimolo ed esempio da imitare nelle famiglie di oggi.









Terminata la Santa Messa, ci si reca solennemente all'arca che racchiude i resti mortali del Toniolo.
Dal Vescovo Corrado viene benedetto  il busto artistico, opera del Balliana, posto al lato destro dell'arca di marmo rosso, ove è sepolto il Beato.







Un busto a prima vista semplice, ma in realtà, se si guarda bene e da vari lati, splendido, artistico e significativo.


" Lo sguardo, in avanti, verso l'alto, vuol incitare, chi lo guarda, a puntare, nella vita, agli alti ideali, che hanno animato questa grande figura di Santo" - commentava il Parroco.
La cerimonia termina; e, dopo i saluti alle autorità ed ai presenti, si va al Cinema Careni per la presentazione delle nuove pubblicazioni sul Toniolo e la figlia.
E' ormai tardi.
Ritorno a Mogliano contento, con la bendizione di un santo a me caro.
Ho l'impressione che mi sia stato accanto.