sabato 26 gennaio 2013

Chiesa Cristianesimo e politica


Mandato politico alla Chiesa?...

La risposta racchiude idee che ci aiutano a comprendere meglio il Toniolo o che fanno da premessa - secondo me- ad ulteriori approfondimenti del suo pensiero.

E' la questione dell'autonomia nel campo politico garantita al laico e del suo legame, rispettoso del compito riservato alla Chiesa attraverso il suo Magistero  gerarchicamente costituito.(Toniolo) 
La Chiesa rispetta l'autonomia del campo politico e la liberta' di scelte responsabili del laicato.
La rivelazione, "non e' per il suo contenuto, ne' esplicitamente ne' implicitamente, una teoria politica o una guida all'azione, ma solo un messaggio di salvezza."(E.W. Boeckenforde, Mandato politico alla Chiesa?: Studi Cattolici (107) 1970, p98-105).
La trasposizione pratica del messaggio di salvezza provoca indubbi effetti sociali e politici, questi non possono pero' venir definiti e farsi scelte comportamentali definite e concrete nelle singole situazioni pratiche scavalcando la liberta' di scelta delle persone e la loro autonomia politica di scelte concrete. I comportamenti politici cioe' non sono oggetto, ma conseguenza del messaggio della rivelazione. Essi vanno riportati e confrontati con il messaggio di salvezza, ma e' solo la coscienza del singolo, illuminato dal Magistero della Chiesa che puo' determinare e tradurre quel messaggio e quella luce in scelte concrete.

La Chiesa poi non e' un potere come quelli dei regni umani, un potere  assoluto ( senza legami): se e' una monarchia dal punto di vista gerarchico, in essa tuttavia vive e opera la democrazia insegnataci da Gesu'.
( Nota poi che per Toniolo anche il regno puo' essere democrazia ispirata da Cristo - servizio).
Come la vita cristiana e' autentica se e' democratica ( il piu' forte a servizio del piu' debole), cosi' la Chiesa conserva la sua autenticita' in modo integrale se e' democrazia (servizio). Se il Cristianesimo e' ricchezza di contenuti democratici ( Toniolo), tale ricchezza deve trovarsi nella Chiesa che e' custode e annunciatrice del Vangelo. Qualora non apparissero esplicitamente attuati, cio' non toglie che essa possieda tali principi in se' in modo virtuale ed abbia in se' l'esigenza ad esplicitarli. E' cosi' che essa deve essere come un buono scriba  che trae dal suo tesoro cose nuove e vecchie per arricchirsi ed arricchire chi in essa vive e chi  a lei guarda! Il che significa che la Chiesa sara' se stessa se attua nelle sue manifestazioni esterne ed interne in maniera piena la spirito cristiano , che, essendo eminentemente democratico fara' di essa una vivente "democrazia cristiana".

( Vedi per questo il discorso di Paolo VI : L'autorita'nella Chiesa e' per il servizio ai fratelli: L'Osservatore Romano, anno CIX, 262(33.240) 13 novembre 1969, p.1).  Il suo esempio e la sua ricchezza originata da Cristo  venuto a servire pur essendo il Maestro e Signore, (Gv. 13,12-17) diffondera' nel mondo quella luce che illumina il cammino civile, culturale e politico offrendo cose vecchie e nuove per la realizzazione del mondo nella sua pienezza. 
La civilta' nella societa' e la societa' stessa sara' a sua volta autenticamente se stessa se risultera' imbevuta e realizzatrice  nei suoi membri ed istituzioni di quella democrazia cristiana (nata da Cristo) che fa si' che chi comanda e dirige sia a servizio di chi e' comandato e governato.(Toniolo)

Allora anche per questo "Cristo sara' tutto in tutti e tutti saranno in Lui". 
Questo e' il messaggio che scaturisce come conseguenza dal concetto dell'evangelicita' della democrazia propugnata da Toniolo e di quel dire che la civilta' "o sara' cristiana o non sara'".
"Sapendo queste cose, sarete felici, se le metterete in pratica" (Gv. 13,17).

Ecco allora la questione:
" Il mandato politico della Chiesa e' una pretesa teologicamente legittima, cioe' corrisponde alla missione della Chiesa secondo i dettami della rivelazione?"

Precisiamo i termini della domanda postaci.

Per politica:  
politica va intesa in senso ampio di impegno civile e sociale nella citta' terrena organizzata od 
in via di organizzazione.
Chiesa:
va intesa la Chiesa istituzionale, la Gerarchia; non la totalita' dei fedeli, Chiesa militante. 
Mandato:
e' il compito di...
Mandato politico:
non riguarda  il compito del singolo cristiano, ma della Gerarchia e della teologia come scienza della rivelazione.  
Si intende per mandato politico il diritto e il dovere di svolgere un'azione politica coordinata, la quale miri automaticamente ad un certo successo politico, di ideologia e di parte.

La missione della Chiesa:
genericamentee', secondo la rivelazione, l' annuncio del Messaggio divino diSalvezza.

Da cio' segue che
Il ministero nella Chiesa e' in primo luogo pastorale di mediazione e di trasmissione del messaggio della salvezza per le persone. Il Magistero della Chiesa e' posto al servizio della missione pastorale. Il messaggio della salvezza da mediare, da trasmettere e da conservare comporta una esigenza intrinseca che determina subordinatamente la competenza del ministero ecclesiastico quanto al suo oggetto ed al modo di operare circa la mediazione.
L'evento salvifico consiste nel fatto che gli uomini sono stati redenti e riconciliati con Dio. Esso comporta una esigenza intrinseca ed un nvito ad entrare nel rapporto vitale con Dio, che Lui stesso ha voluto instaurare ed a testimoniarlo attivamente nel mondo. Tale invito si estrinseca nell'appello alla metanoia, ( Mt. 3,2; 4, 17; Mc 1,4; Lc 10,13; 13,2 ) al rinnovamento interiore che coinvolge tutto l'uomo ( Mt. 5,7; Mc 12, 31ssgg. Lc. 10,27; Ro. 13,8 ssgg. 1 Cor. 13, 3 ssgg.) e nell'invito ad entrare in una nuova comunione di vita con Dio che vivifica la nostra speranza ed illumina la nostra azione pratica.
Di qui il compito del cristiano:


Il compito del cristiano


Il cristiano e la comunita' cristiana, di fronte al messaggio di salvezza ed all'evento salvifico, in cui si inserisce, entra in un rapporto nuovo con la realta' profana: un rapporto di liberta' e di giudizio.
1- Un rapporto di liberta'. .
La persona umana inserendosi nella linea della salvezza viene liberata dalla minaccia di un esclusivo assorbimento mondano e dalla dispersione del suo essere nel mondo, come pure dall'alienazione di credere e di agire in nome di una astratta finalita' universale. Creato a immagine di Dio, figlio di Dio nella sua esistenza concreta redenta, ha una sua specifica dignita'. Il suo posto esistenziale viene proiettato al di la' del tempo e del mondo.
Di qui la novita': egli e' sottratto alla pura immanenza, non si riduce ad un momento dell'evoluzione storica, ha una certa distanza dal mondo in cui vive, ha cioe' una profonda liberta' di fronte ad esso, liberta' di plasmarlo e di trasformarlo alla luce del divino messaggio di salvezza.- cosa impossibile in una realta'  immanente, puramente materiale e storicamente fissata nel tempo. Ecco allora l'altissimo suo compito . Egli e' chiamato a tradurre nella pratica le esigenze della sua nuova esistenza, libero dagli irretimenti profani e del tempo, apre al nuovo la realta' sociale e civile in cui vive e la proietta al di la' del momento che passa. Come?
Facendo penetrare il messaggio di salvezza nel comportamento sociale e politico proprio e della comunita'. Egli diviene il fermento vivificatore della societa' traducendo in essa il Vangelo di salvezza. La sua linea di azione e' quella di mettere in pratica lo spirito evangelico nella vita quotidiana civile e sociale ed impegnarsi a mutare in conformita' con esso la propria mente ed il proprio comportamento. ( La riforma comincia da se stesso- diceva il Toniolo).
Accettato il messaggio salvifico e convertita la propria vita, il mutamento del mondo e' una conseguenza.
 ( Cfr.: H.R. Schlette, Die Aussagen des Neuen Testaments uber den Staat: Archiv f. Rechts und Sozial-philosophie 48(1962) 179-197. 186 ssgg. 194. che interpreta in tal senso i passi  Ro. 13,1; 1 Pet. 2,13 ss.; 1Tim.6,1).
Il singolo non viene cosi' scavalcato dal Messaggio della salvezza, ma impegnato ad essere- conformemente alla sua dignita'- attore responsabile nelle decisoni concrete della sua vita storica progrediente. Il cristiano, incarnando in se' la Parola e l'evento di salvezza ricevuto attraverso il ministero della Chiesa, traduce nella realta' le esigenze vive e vitali del Messaggio di salvezza e dell'evento salvifico operato in lui, non riceve un programma politico  concreto ne' delineato e nemmeno un semplice appello all'azione politica, ma vive in conseguenza di quel nuovo che lo trasforma.

2- Un rapporto di giudizio nei confronti della realta' umana
 sociale civile e politica, in vista del suo miglioramento.

Il tipo di vita, che deriva al cristiano dall'attesa escatologica, lo pone in una situazione di giudizio che esprima la precarieta' ed incompiutezza fondamentale di ogni ordinamento umano ed anche della giustizia che vi si deve instaurare. Lo pone cioe' in situazione di conversione  e di invito alla conversione continua che egli rivolge a se stesso, agli altri, ai gruppi sociali ed alla societa' mettendone in risalto le carenze, le vanita', ipocrisie e facendosi testimone e promotore di pentimento e conversione secondo il Messaggio di Gesu'.
Conformemente a quel Messaggio egli provuove una vita di amore e di perdono,  una accettazione degli ordinamenti sociali e giuridici, ma in vista di un miglioramento di essi ed in vista di inserire in essi lo spirito del Sermone della montagna e del Comandamento dell'amore.

Cio' detto, da queste certezze deriva una linea di soluzione circa la posizione che la Chiesa "ministeriale" deve assumere di fronte alla politica.

Mandato politico alla Chiesa?...

Al tempo di Gesu' sorse un conflitto tra il messaggio di Gesu' e gli Scribi e i Farisei, un conflitto e religioso e politico. Il conflitto politico era basato  sulla premessa dell'ordinamento ebraico eminentemente teocratico, tale che ogni questione religiosa diveniva questione politica:
si fondevano insieme religione e politica che erano un tuttuno.
Diversa e' la situazione in cui la questione politica diviene questione religiosa: in questo caso non si confondono i campi, ma  l'agire politico non rispetta la dimensione religiosa dell'uomo, usurpa. E' allora che la Chiesa ha pieno diritto di esprimersi.
1- Dalla Rivelazione cristiana non risulta un incarico politico diretto alla Chiesa.

2- La Rivelazione non e' per se' annuncio della Verita' con specifica determinazione di soluzioni concrete applicate alla vita; ma dall'applicazione pratica di questo messaggio derivano soluzioni molteplici nel campo sociale e politico, che solo in caso di effetti negativi trovano un limite.
3- Le soluzioni concrete civili e politiche non sono oggetto di per se' del messaggio di salvezza, bensi' ne esigono correlazione e conformita'. Esse vengono determinate dalla riflessione e dalla ricerca ponderata e dalla decisione selettiva di cui le persone dispongono per concretizzare e mettere in atto il Messaggio di salvezza di cui sono portatrici.
Se e' vero che la Chiesa gerarchico-ministeriale trova il fondamento ed i limiti del suo mandato nella Rivelazione, se ne deduce che essa deve rimanere fedele al contenuto di questo Messaggio.
Se il Messaggio pone il Cristiano in una situazione di liberta' responsabile, la Chiesa deve rispettare questa dignita' e compito lasciato da Dio all'uomo: non e' compito della Chiesa sostituirsi ai fedeli decidendo aprioristicamente in loro vece e soffocando la liberta' di scelta cui hanno diritto di ricorrere nel loro sforzo per concretizzare la Rivelazione. Suo compito e' piuttosto quello di stimolare i fedeli e metterli in grado- attraverso l'approfondimento del Messaggio- di prendere da soli le proprie decisioni. Cio' posto,dal Messaggio annunciato si sprigiona tutta l'energia che gli e' propria.
Il mandato politico della Chiesa si riduce al rispetto di queste linee :
1- prendere atto delle conseguenze socio-politiche                                                                                                                                                                                                      che scaturiscono dal messaggio annunciato ( ad esempio i valori irrinunciabili).
2- Mediare tali conseguenze nel sociale, nel civile e nel politico attraverso l'opera dei cristiani operanti nel campo sociale-civile e politico con liberta' ed autonomia dalla Gerarchia.
3- Rispettare il pluralismo delle applicazioni del Messaggio alla vita concreta senza esclusivismi.
4- Esercitare la sorveglianza pastorale sul rispetto dei valori cristiani. Cosa che le compete dato il loro legame all'annuncio della Buona novella di cui e' custode e mediatrice.
La sorveglianza si estende al campo dei limiti dell'agire umano, al di la' dei quali non esiste piu' liberta' di azione, ma licenza e opposizione all'evento salvifico.
 .Nell'esercizio della sorveglianza la Chiesa deve parlare in termini assoluti e vincolanti, come si conviene alla proclamazione del Messaggio divino. 
 Essa si estende anche a tutte le  posizioni dei fedeli prese in base ad argomenti desunti dalla rivelazione.
In tale campo il compito della Chiesa e' solo quello di ammonire, di invitare alla saggezza cristiana, di indicare orientamenti di principio, di approvare o disapprovare sulla linea del messaggio e dell'impegno cristiano, di chiarire e di incitare a soluzioni. Ma non spetta ad essa le decisioni concrete. Non ha alcun incarico nell'ambito dei mezzi e degli scopi politici di indicare con competenza specifica la via. 
Cio' non toglie ad essa la facolta' di esprimere pareri ed incitamenti alle persone od agli uffici competenti ( ad esempio con encicliche, lettere e pastorali...).

Quando non siano rispettate le reciproche autonomie, si ha lo scadimento dell'autorita'.
E cio' in concreto
- quando non si distingue tra rivelazione e opinione.
- quando si auspica per la Chiesa il coraggio di parlare in modo contingente ed ipotetico, dimenticando che cio' sopprime l'autorita; della Gerarchia e la liberta' dei fedeli e riduce la Chiesa a semplice associazione mondana ed i laici ad una solidarieta' priva di autonomia operativa.
- quando si parla di teologia della rivoluzione o di teologia della rstaurazione,... dimenticando la radicale diversita' tra rivelazione ed ogni ordinamento politico, tra teologia ed ogni ordinamento politico. Si darebbe infatti valore assoluto a teorie ed opinioni politiche, che presentano qualche motivazione religiosa, ma che non si possono spacciare per conclusioni teologiche, snza porre con cio' stesso in questione la  teologia come scienza della Rivelazione.

Concludendo:

 Anche la Chiesa cattolica, come ogni gruppo religioso, avrebbe la tendenza ad assolutizzare, ma ne ha coscienza e si lascia docilmente condurre dallo Spirito di Gesù sulla sua strada di misericordia. 

La Chiesa non puo' con la sola sua presenza non avere un'incidenza politica, ma cio' non fa si' che essa debba affermarsi come un'entita' politica. La Chiea gerarchica ha una sua missione ed un suo compito e questo ha da svolgere. Inserita nella storia essa ne fa parte, ma il suo incidere nella politica deve rimanere nell'ambito del suo compito. Anche se la Chiesa  gerarchica negli stati secolari non ha  alcuna potesta' diretta, essa non puo' eludere questa sua testimonianza pastorale necessaria, che puo' essere causa di conflitto.
Rimane tuttavia nell'ambito del suo compito anche se la  testimonianza del suo annuncio cristiano divenisse espressione politica.
Cio' fa parte delle conseguenze possibili dell'annuncio, le quali non si identificano con l'annuncio stesso, ma ne sono realizzazione a testimonianza concreta e necessaria. 
All'annuncio cristiano si puo' e si deve accomunare un'attivita' sociale e civile -politica in tanto 
in quanto essa e' conseguenza concreta ed inevitabile dell'annuncio stesso operata da cittadini cristiani e proprio perche' cristiani. 
( Vedi E. W. Boeckenfoerde, Kirche und Politik. Zu einigen Neuerscheinungen uber das Verhaeltnis der Kirche zum Dritten Reich: Der Staat 5(1966)234 ssgg.).


***


" Il programma di una civilta' materialistica contro il cattolicesimo, unico e vero rappresentante del sovrannaturale e' l'antica opposizione secolare delle due citta', quella del mondo e quella di Dio"...(G. Toniolo )

"I beni esteriori- della ricchezza, delle garanzie sociali-civili e della potenza politica degli Stati
non sono che mezzo e presidio alla civilta', che si consuma e perenna in Dio".(G. Toniolo)



(G. Toniolo,  Indirizzi e concetti sociali all'esordire del  XX  secolo (conferenza ): Democrazia Cristiana. Concetti ed indirizzi, pp. 20; 213. 214: O.O. serie III., vol 3)



sabato 12 gennaio 2013

La tesi di Toniolo e la crisi attuale...Forse...


    




Oggi si afferma:

“ È un grave errore pensare che nelle scelte politiche si debba guardare prima ai programmi economici e solo in secondo luogo ai princìpi relativi alla vita e alla famiglia. Le radici della crisi economica sono perlopiù morali. La questione è antropologica...”(1)


Oggi ci si domanda

Il Medio Oriente e l’Occidente vivono entrambi, anche se con modalità diverse, una fase di transizione sociale e politica. I Paesi delle due sponde del Mediterraneo sono in fondo chiamati a rispondere alle stesse domande: si può giocare nel dibattito politico una proposta che attinge all’esperienza religiosa personale rispettando la pluralità dei soggetti in campo? Esistono valori universalmente condivisibili sui quali costruire un nuovo patto sociale?(da Oasis)(2)
Che ne direbbe Toniolo che inizio’ la sua attivita’ di sociologo con la tesi per la libera docenza : “Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche”?...Era il 23 dicembre 1873.(3)
Al suo tempo  l’interesse personale era considerato dalla maggioranza degli economisti non solo  come principio di conservazione, principio di incessante rinnovamento, anzi come l’unico fattore principale del progresso. Toniolo affermava invece la necessita’ di riconoscere che nell’economia entra tutto l’uomo e con lui i princii morali ed i valori che ne qualificano l’alto valore e dignita’, il contrario sarebbe la caduta della stessa economia e con essa della stessa civilta’, come lo comprovava la Storia della civilta’ dell’Europa, ed inoltre la situazione ed esempi di vita sociale di altri paesi portando persino all’indebolimento dello spirito religioso e del culto d’ogni idea morale. Le reazioni negative al suo pensiero che lo qualificarono “un assurdo” in economia (vedi Luigi Cossa) si accompagnarono a piene condivisioni di altri. Cosi’ come commentava Mario Alberti :“ Bisogna tornare all’uomo completo, senza commettere l’errore di credere nell’esistenza di un uomo normale che non esiste di fatto. Anzi non bisogna tornare all’uomo, ma agli uomini”; o, come affermava Scipio Sileghe “Anche noi che non siamo spiritualisti , confessiamo dolorosamente che mentre le conquiste intellettuali si susseguono con fortunata celerita’, la morale subisce piuttosto sconfitte che vittorie ed il prestigio del male e’ infinitamente maggiore di quello del bene”. A cui  vanno aggiunte le precisazioni di J. Huizinga “...quelle che sono sensibilmente intaccate oggi sono le norme della moralita’ in genere, la stessa teoria della moralita’. Qui si ha piena ragione di parlare di un fenomeno di crisi piu’ pericoloso forse dell’indebolimento intellettuale. Per tutti coloro che non si sentono legati ad una legge morale rivelata e prescritta da una fede religiosa, il fondamento di convinzione del loro dovere morale e’ diventato straordinariamente vacillante. La legge morale cristiana per infiniti idividui ha cessato di avere un valore impegnativo”.(4)

Toniolo ci fa riflettere... Forse il suo pensiero va riesaminato oggi, quando persino le stesse parole dei suoi commentatori di allora, critici o favorevoli,  suonano nei diversi ambienti del pensiero, dell’economia e della politica, oggi.

Prof.G.Toniolo 1878

.................................................
(1) AA, Valori non negoziabili e la politica: Quaderni cannibali: DonBoscoLand News, gennaio 2013.
 (2) Oasis, gennaio 2013.
“Transizione attraverso chi? Religioni e partiti alla prova della democrazia”. In uscita in libreria e online il nuovo numero della rivista Oasis (n.16), www.marcianumpress.it
(3) Mons. F. Vistalli, Giuseppe Toniolo, Roma ,1954,pp.60-64. 
(4) op. cit., ivi.

giovedì 10 gennaio 2013

Toniolo e l'Universita' Cattolica

Un raggio di luce nel tramonto del Beato Giuseppe Toniolo

Quale mai sara' questo raggio di luce nel tramonto?

E' l'Universita' Cattolica del Sacro Cuore a Milano.

Mons. Francesco Vistalli ci da' un ricco racconto dell'influsso che ebbe il Beato Giuseppe Toniolo nella nascita di tale gioiello della cultura in Italia.
Secondo me la riuscita, ritenuta eccezionale, per la nascita dell'Universita' del Sacro Cuore, nel modo inaspettato in cui si e' realizzata, rivelava gia' da se' stessa la protezione dal Cielo di questo santo Professore Giuseppe Toniolo e ne dichiara la santita' confermata dal Signore.
Vistalli termina infatti  la narrazione della nascita dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore con queste entusiastiche parole:

"Nessuno potra' documentare quello che questa erezione costo' di sacrificio e di dolore. Ma se in terra numerosi pregavano, sospinti dall'incoraggiamento di Pio XI, in Cielo vegliava Giuseppe Toniolo, che intercedeva dalla misericordia di Dio cio' che pareva mpossibile ottenere con le forze umane.
Non e' da tacersi che, insieme con il P. Gemelli, con il Meda, lavoravano la sig.na Anna Barelli e Vico Necchi. La causa di beatificazione di quest'ultimo venne promossa nel 1930, poco dopo la sua morte. La causa di beatificazione del Toniolo e del Necchi procedono parallelamente, e, se si tien conto che gia' il Ferrini e' stato elevato agli onori degli altari e il suo corpo e' venerato nella cripta dell'Universita', e che anche e' stata iniziata la causa di Giulio Salvadori, si puo' dire che, al principio della vita Universitaria, stanno quattro uomini santi. Fra cui il Toniolo occupa un posto tutto speciale".(1)

Ma come influi' Toniolo ancor vivo in tale stupenda realta'?....


TONIOLO E L’UNIVERSITA’ DEL S. CUORE (2)

Seguendo l'opera di Pio Bondioli, Per la storia di una grande idea, vediamo gli sviluppi di quella "grande idea" farsi ralta'.
« L'Italia, centro del Cattolicesimo, sede del Vicario di Cristo, ricca un giorno di una splendida corona di Università fondate dai Papi, non è stata la prima nazione a sentire la necessità di porre a base della ricostruzione della società contemporanea la fondazione di una Università Cattolica, altre nazioni l'hanno preceduta.

Le ragioni di questo strano ritardo vanno ricercate nel clima storico in cui si è trovato a vivere il Cattolicesimo in Italia nel secolo scorso fino alla vigilia della guerra mondiale. Le tendenze anticlericali del nuovo Stato ita­liano, specialmente dopo l'avvento delle sinistre nella direzione della pubblica cosa, avevano costretto i Cattolici a stringersi in file serrate per la difesa contro i quotidiani assalti che la massoneria, attraverso gli organi governativi, la scuola, la stampa e i partiti, sferrava con violenza impressionante.
Inoltre il socialismo rapidamente dilagando nella vita italiana, faceva porre al primo piano i problemi della cosiddetta questione sociale, nella quale erano coinvolti e presupposti problemi etici e istituzionali che toccavano direttamente le dottrine del cristianesimo, e che dovevano quindi essere risolutamente affrontati.

Così il carattere prevalentemente difensivo e sociale dell'azione cattolica italiana dal 1837 ai nostri ultimi anni non potè favorire con l'energia desiderabile lo sviluppo ricostrut­tivo ed organico della cultura cattolica che logicamente avrebbe dovuto offrire la linfa vivificatrice di tutta l'azione.
Tutto era contrario all'idea cattolica, la politica come la filosofia, l'economia come le scienze fisiche, la legislazione come l'insegnamento uffi­ciale.
Era quindi naturale che malgrado la generale ostilità e la scarsa speranza di riuscita,
 i difensori dell'azione cattolica come il Toniolo sentissero acuta­mente il bisogno di un Istituto in rapporto con le necessità della nostra età e incessantemente invocassero ed auspicassero, nei Congressi, nei giornali e nelle discussioni parlamentari la creazione di una Università Cattolica italiana. A contatto continuo con l'avversario potevano constatare e quasi toccare con mano la funesta influenza esercitata sulla società dalle teorie materialiste, positiviste, evoluzioniste, socialistoidi o liberali. Quelle teorie contrabbandate sotto mentite spoglie di scienza, diffuse nella folla con una scaltra e intensa popolarizzazione, ripetute e vantate continuamente dalle gazzette, dalle riviste, dai conferenzieri, dagli organizzatori di massa, operarono sulla compagine nazionale una ter­ribile disgregazione morale e religiosa di cui noi tutti oggi deploriamo le fu­neste conseguenze.
Ma quanto più appariva chiara e urgente la necessità di una Università Cattolica tanto più pareva allontanarsi la possibilità di realizzarne l'esistenza, perchè il monopolio statale dell'istruzione primaria, media e superiore, di fronte alle insistenze dei cattolici italiani per la libertà di insegnamento, si irrigidiva nel concetto che la cultura fosse un compito unicamente spettante ai governi e non un diritto fondamentale dei cittadini, da esercitarsi in armonia con le proprie convinzioni più intime e profonde.
Ma la Provvidenza, che sa attendere e annientare al momento opportuno i vani disegni degli uomini, vegliava; andava anzi insensibilmente preparando con la sua misteriosa ed ineffabile opera divina, gli animi e i cuori di quelli che, giunta l'ora voluta da Dio, sarebbero stati gli strumenti dell'audace impresa.

Una lettera del P. Agostino Gemelli diretta ad un amico intimo e per un'indiscrezione giornalistica diventata ormai di dominio pubblico, ha rivelato il lavorìo segreto maturato nella coscienza di codesto francescano che, venuto dal socialismo ed educato nel laicismo delle Università statali, aveva potuto misurare personalmente il baratro verso il quale si avviavano la vita e la cultura italiana. Una sua relazione sul tema « Perchè i cattolici italiani debbano avere una loro Università », tenuta già nel 1907 al primo Congresso universitario cattolico italiano; un incontro di pochi mesi dopo con l'allora Mons. Mercier, incontro dovuto allo zelo del compianto Card. Ferrari; la fon­dazione della Rivista di Filosofia Neo-scolastica nel 1908, della battagliera rassegna " Vita e pensiero" nel 1914; il voto fatto partendo per la guerra di dar mano a formare, se fosse ritornato, un Istituto di studi superiori sotto la protezione di Maria Immacolata, non furono poi che le tappe del lungo cammino ».
« Ma a dare a P. Agostino Gemelli l'ultima spinta per,la realizzazione di una Universita’ cattolica, fu un fatto parti­colare. 
Si trovava a letto nell'autunno 1917 gravemente ammalato presso Varallo Sesia nella villa del Conte Lombardo di cui era ospite, l'Illustre Prof. Toniolo della R. Università di Pisa. Si trattava purtroppo di una malattia a cui avrebbe finito per soccombere.
 In tale occasione il grande Professore strin­gendo forte le mani al P. Gemelli con voce accorata e profetica parlò del sanguinoso tramonto della civiltà, dell'offuscamento dei valori morali, del trionfo del materialismo come causa dell'immenso conflitto. Terminata la guerra, per ricostruire l'Italia bisognava far penetrare nelle coscienze il pen­siero cristiano, ridare agli uomini la concezione cristiana della vita e per questo si doveva incominciare dall'Università Cattolica.
"Io non vedrò la fine della guerra — egli disse — ma voi, appena essa è terminata fatela, fatela l'Università Cattolica! "
Il P. Gemelli con l'animo in tumulto promise.

Alla promessa il Prof. Toniolo fece seguire, dopo pochi giorni, la seguente diretta al P. Gemelli:(3)

"Varallo Sesia (Novara), 12 Settembre 1917
Illustre e caro Gemelli,
Fra le antiche ragioni di stima e di amicizia, che per tanti titoli mi legano a Lei, ve ne ho una particolarissima che mi obbliga profondamente e mi commuove!
Ed è quella di avermi per così dire coinvolto nella attività multiforme che per diverse vie converge sempre allo scopo del culto del S. Cuore di Gesù della quale non dubiterà ella io sia devoto dacché consacrai al Signore nel­l'Ordine della Visitazione (centro della devozione al S. Cuore) quell'angelo della mia figliola che volò al Cielo due anni or sono...
Ella scriva pure in qualunque forma anche pubblica il mio nome alla sua iniziativa più recente, ed a qualunque opera che onori il S. Cuore : mi ricordi nelle sue orazioni anche perchè se a Dio piacesse io ricuperi un po' di salute per cooperare... ».

Ciò che colpisce in questa lettera del Professore al P. Gemelli è la trepidazione di animo... Dopo tante delusioni patite nella sua vita d'Apostolo, si trova di fronte ad un arcano disegno della Provvidenza di cui e' incentivo la sua devozione al S. Cuore di Gesù. Questo lo fa trepidante: non è il timore, è la speranza, la troppo grande speranza...(4)
Dopo 24 giorni il Toniolo volava al Cielo, ad implorare la realizzazione dei suoi no­bili disegni.


E qui non sarà inutile ripensare come tutti gli scritti di Toniolo
e tutto quello che nella sua vita d'apostolo riuscì a concentrare nel­l'azione, tutto fu una preparazione alla Università Cattolica." 

E scrive ancora  il Bondioli passando la narrazione a Mons. Guido Anichini che scriveva sull'Osservatore Romano: 
« Ben si può dire che tutte le iniziative di carattere culturale prese dai cattolici italiani, nel primo e più arduo periodo di azione cattolica inquadrata nell'Opera dei Congressi (trentennio 1874-1903) ebbero il dotto e pio Profes­sore Giuseppe Toniolo  tra i più caldi fautori.
Quando infatti nelle grandi assemblee cattoliche veniva trattato il tema immancabile della libertà di insegnamento anche il progetto della libera Università Cat­tolica affiorava come un'ideale lontano, che le leggi allora vigenti rendevano purtroppo quasi irrealizzabile.
 E fu il Toniolo, il quale con pochi altri cattolici pur occupava la cattedra universitaria di Stato, fu egli appunto che richiamò più volte l'attenzione sul grande problema dell'Universita' Cattolica tanto da ricevere formale incarico dalla Suprema Autorità della Chiesa, per un progetto concreto di un Istituto scientifico superiore.
Ricordo di aver sentito da lui stesso delle allusioni a questo fatto.
Il S. Padre Leone XIII, che aveva fondato a Roma una Scuola di Alta Letteratura, era anche proclive a dar vita ad una vera e propria Università Cattolica che doveva sorgere nei pressi del Vaticano. Quel progetto però non ebbe seguito per varie difficoltà, come non arrivò alla fase conclusiva un altro piano più concreto elaborato dal Conte Giovanni Grosoli, il quale pensava di approfittare della posizione giuridica speciale della Università di Ferrara, per trasformarla in Ateneo prettamente cattolico".

Di fronte a tanto difficile impresa, il Toniolo, preso consiglio da uomini saggi ed esperti, pensò allora di supplire alla mancanza dell'Università catto­lica in Italia con la fondazione di una Società Scientifica a larga base, che accogliesse nel suo seno i cattolici colti e i giovani stessi che desiderassero perfezionarsi nella scienza e che si erano organizzati,
per suo consiglio e valida cooperazione, nella Federazione Universitaria Cattolica, risultante dai numerosi Circoli di giovani studenti sorti in tutte le città.
Allo scopo di organizzare quella Societa' Scientifica, di cui sopra e per valorizzare la cultura dei cattolici, sorse la Società Cattolica Italiana per gli studi scientifici. 
Fondata nel 1899 in seguito al desiderio dell'Episcopato Lombardo espresso tre anni innanzi e per iniziativa del Toniolo associatosi ai due illustri Vescovi di Padova e Pavia, Giuseppe Callegari e Agostino Riboldi, essa doveva essere un organismo o  parte della futura Univer­sità.
 "La Società ebbe la sua promettente affermazione in Como, in occasione della celebrazione del centenario di Alessandro Volta.
Nella sala del Collegio Gallio comparvero in quella occasione, uomini di larga risonanza nel campo scientifico e letterario: eran più di duecento ma qui basti ricordare l'oratore della giornata, che fu il Can. Pietro Maffi, di Pavia, poi Cardinale Arcivescovo di Pisa, il quale riscosse l'unanime ammirazione. A quel Congresso avevano mandato la loro adesione, fra gli altri, il Prof. Contardo Ferrini, il Prof. Francesco Acri, il P. Timoteo Bertelli, Mons. Giacomo Poletto, il P. Francesco Ehrle della Biblio­teca Vaticana e il Sac. Achille Ratti dell'Ambrosiana, mentre accanto al Prof. Toniolo, che ne uscì acclamato Presidente, lavoravano alacremente il Marchese Antonio Malvezzi Campeggi, l'Aw. Angelo Mauri, Don Giuseppe Faraoni, il Conte Ercole Agliardi, ed altri giovani ingegni, tutti concordi nel perseguire gli scopi consacrati dallo Statuto. Esso dichiarava:
"La Società convinta, che tra la Rivelazione custodita e interpretata dalla Chiesa ed i risultati della scienza non può esi­stere contraddizione, mentre dichiara di seguire nelle singole discipline metodi strettamente scientifici, professa docile dipendenza dalla S. Sede e in modo speciale propone di ispirarsi costantemente agli indirizzi contenuti negli Atti della S. Sede riguardanti agli studi ". Avrebbe fatto questo promuovendo " con ogni mezzo la scienza in armonia con la fede e la diffusione della cultura fra i cattolici italiani" e intensificando "utili corrispondenze fra i cultori delle singole discipline e fra le varie società scientifiche italiane e straniere".
La Società si costituì subito in cinque Sezioni:
studi religiosi, filosofici e apologetici;
studi sociali, economici, giuridici e politici;
studi fisici, naturali e matematici;
studi storici;
studi filologici, letterari ed estetici.

La prima sezione promosse la pubblicazione la Scuola Cattolica, organo della Facoltà teologica di Milano diretta da Mons. Giuseppe Nogara, poi Arcivescovo di Udine e la Rivista di apologetica fondata a Vicenza dal P. Antonio da Trobaso.

La seconda Sezione fu rappresentata dall' Unione Cattolica per gli studi sociali in Italia, già istituita dal 1892 ancora dal Toniolo.

La terza iniziò particolarmente i suoi lavori appunto al Congresso Commemorativo di Como,  presieduta dal Maffi, ed il 20 gennaio 1900 pubblicò la Rivista di Scienze fisiche naturali e matema­tiche, di cui fu segretario di redazione Mons. Ferdinando Ridolfi poi Vescovo di Vicenza e che continuò ad uscire fino al 1911;

La Sezione storica pubblicò nel 1904 la Rivista di scienze storiche diretta da Mons. Malocchi che durò sino al 1908.

Si aggiunse la diffusione di opere e monografie; la istituzione di borse di perfezionamento all'estero, di premi per lavori scientifici e la costituzione di biblioteche di cultura scientifica.

Questa Società, presieduta da Mons. Agostino Riboldi, poi effettivamente dal Toniolo, se cessò le sue attività nel 1910, costituì tuttavia un buon passo innanzi sulla via dell'Università Cattolica, alle cui facoltà preludeva con le sue sezioni, con la sua organizzazione  ed ordinamento accademico, con l'andare ai giovani studiosi e con associarseli in una vera e propria attività universitaria .(Anichini)

Segui’ un duro periodo di incertezze e di ansie, di questo ne parla Pio Bondioli.
« Guardata con occhio umano, la promessa lasciatasi sfuggire dal P. Ge­melli al Toniolo nell'impeto della commozione, era una follia; l'accingersi poi ad una impresa così vasta doveva sembrare un atto di temerarietà più che di audacia. 
Invece fu un miracolo continuo di assistenza divina e di bene­dizioni; uno sbocciare rapido, fresco e vigoroso; un moltiplicarsi inesausto di mezzi e di aiuti con il moltiplicarsi dei bisogni e delle necessità; un succe­dersi continuo di felici e provvidenziali coincidenze che fecero svanire diffi­coltà che parvero sempre insormontabili".
Fu uno svolgersi insomma preciso e quasi metodico di un disegno soprannaturale che molte volte prevenne i desideri e le aspirazioni degli stessi fondatori dell'Università Cattolica.

Quando il P. Agostino Ge­melli, fedele alla pormessa nella primavera del 1919 espose a pochissimi e più fidi amici che si raccoglievano intorno alle pubblicazioni di «Vita e Pen­siero » il progetto ancora un po' vago dell'Università, "il problema fondamentale dei mezzi s'affacciò in tutta la sua terrificante imponenza ».
Il primo atto fu trovare il modo di garantire la vita della futura Università. 
Furono  compiuti studi da un gruppo di uomini chiamati dal Padre Gemelli e che dobbiamo ricordare, sia per la dedizione com­pleta con la quale si dedicarono allo studio del problema, sia per l'altis­sima competenza. Essi furono: l'On. Aw. Filippo Meda, il Dott. Vico Necchi, Mons. Francesco Olgiati, il Dott. Angelo Moretti, notaio di Milano, il Prof. G. Vacchelli, ordinario di diritto amministrativo della Università di Pavia. 
Il frutto di questi studi fu il concetto di erigere un Istituto, un Ente morale, al quale demandare la funzione di promuo­vere l'Università Cattolica.
Se si pensa che tale Istituto potè vivere in un'epoca nella quale le opere cattoliche furono oppresse, bisogna rendere onore a coloro che lo fondarono e specie all'On. Meda che fu colui che, con P. Gemelli, elaborò lo Statuto dell'Istituto.
Per rendere omaggio alla memoria di Giuseppe Toniolo, l'Istituto venne denominato Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori.
 Ebbe sede in Milano e fu cpstituito sulla fine del 1919. 
Allo scopo di non allarmare alcuno, fu assegnato all'Istituto il compito di promuovere conferenze e lezioni di cultura generale e speciale, di fondare corsi di insegnamento superiore per addestrare i giovani nelle discipline filosofiche, giuridiche e sociali, d'istituire biblioteche e sale di lettura, di intraprendere, appoggiare o diffondere pubblicazioni di qualsiasi genere corrispondenti all'indirizzo dell'Istituto, di promuovere con ogni altro mezzo lo sviluppo degli studi superiori.
Ben presto però questo precisò il suo scopo e divenne l'Ente fondatore e finanziatore della Università Cattolica e tale sua funzione continua anche oggi.
Costituito da undici membri, nominati per consultazione a vita, dopo di aver avuto
Il nulla osta della Santa Sede, esso ha una funzione importantissima:
garantire la vita avvenire dell'Università, tutelare i beni, rispondere
alla Santa Sede della sua situazione economica.
L'Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori continua perciò a essere significativo omaggio al grande Professore e all'amicizia che lo ebbe legato al Magnifico fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore.
L'Istituto non era l'Università; ma ormai esso ne garantiva il nascere.
La Provvidenza e la generosità dei buoni sostenne gli sforzi e l’alacre impegno dei fondatori.
Si trattava di trovare una Sede ampia e degna.
« Un giorno viene offerto in vendita l'antico palazzo dell'architetto Cano­nica in Via S. Agnese, un tempo Convento degli Umiliati. Per la centralità della posizione e la grandiosità del fabbricato, l'offerta era allettante; ma oc­correva avere in brevissimi giorni una somma così alta da scoraggiare, inoltre mancava assolutamente il tempo di fare dei passi e dei tentativi di prestito per trovare la somma necessaria.
Il Comitato ricorse ad una Banca che dal suo fondatore era stata istituita per dare alimento alle opere di cultura e in primo luogo ad una Università Cattolica, ma il Consiglio amministrativo, riunito d'urgenza, decise di rimandare l'aiuto promesso ad inaugurazione avvenuta dell'Ateneo. Per un momento tutto sembrò crollare, e da ogni parte giungeva il consiglio di rinunciare.

Era l'ora buia della tentazione.
Davanti all'umana impossibilità di avere un milione di lire, la preghiera dei fondatori si alzò verso Colui che è il vero padrone di tutte le cose, formulando la solenne promessa di intitolare l'Ateneo al S. Cuore e chiedendo una prova decisiva: un milione entro tre ore! Se Egli voleva la sua Università si degnasse mandare il denaro occorrente in quella situazione difficile, se non la voleva, perchè avrebbero dovuta volerla gli uomini?
E in tre ore il milione giunse, donato dal Conte Ernesto Lombardo, che per un anno intero aveva respinto ogni sollecitazione in proposito, dichia­rando che per la scienza non avrebbe mai dato un soldo.
Come s'era operato il cambiamento improvviso?
E' il segreto del S. Cuore.
Il palazzo fu acqui­stato, e gli ingegneri Barelli e Colonnese subito si accinsero ai lavori di adat­tamento con completo disinteresse, unicamente guidati dall'amore dell'arte e del bene.

"Ed eccoci al miracolo — continua ancora Pio Bondioli —. Nel dicembre del 1921, l'Università Cattolica del S. Cuore sotto la direzione del P. Gemelli era pronta ad iniziare la sua opera. Alla inaugurazione, avvenuta il 7 dello stess vibrò tutta l'anima dei cattolici Italiani.
Il Legato Pontifìcio Card. Achille Ratti, succe­duto al compianto Card. Ferrari sulla cattedra di S. Ambrogio, portò il grido augurale delle Università Medievali: " Vivat, crescat, floreat!" Nessuno per altezza d'ingegno, per grandezza d'animo e per lunga profonda consuetudine di studi, era più indicato a comprendere ed esaltare i fini dell'Università Cattolica del Porporato illustre, che, dopo pochi mesi sarebbe salito al supremo fastigio della Cattedra di Pietro e che, ancor Nunzio in Polonia, prendendo occasione dal Centenario Dantesco, con una magnifica lettera diretta al P. Ge­melli, aveva salutato " L'Istituto di Alta Cultura scientifica " dove "il Dio della scienza e la scienza di Dio tenessero il posto che loro serbarono Dante e Manzoni."
L'altissimo onore della tiara non fece dimenticare a Pio XI il suo affetto per l'Università Cattolica; accrebbe invece le occasioni di manifestare la sua augusta e paterna benevolenza in mille modi, fino a chiamarla " l'Università del suo cuore, la pupilla degli occhi suoi ".

"Forte di una eletta schiera di pro­fessori, dotata di un largo materiale scientifico, di un'invidiabile biblioteca, di una sala bene arredata, l'Università Cattolica iniziò così la serie degli anni accademici ".
Tuttavia solo nel settembre 1924, sulla base della riforma universitaria che prende il nome dal Gentile, fu possibile ottenere il giuridico riconoscimento.



(1) Fr. Vistalli, Giuseppe Toniolo, Comitato Giuseppe Toniolo, Roma, 1954,pp.860-864.
(2) Pio Bondioli, Per la storia di una grande idea, Unione tip. Milano, 1938
(3) Lettera di G. Toniolo a Padre Gemelli in data 12 settembre 1917.
(4) Troviamo nella corrispondenza Toniolo una cartolina del P. Gemelli, in data 13 settembre 1918, diretta all'Ulano Prof. G. Toniolo presso Cotonificio Rotondi - Varallo Sesia che dice: « Ill.mo Professore,
Le sono tanto grato per le belle cose che Ella mi ha dette. Un bagno spirituale del quale aveva bisogno dopo tanta vita materiale! Grazie anche per i suoi suggerimenti per il desiderato (pur troppo molto futuro) Istituto superiore di filosofia! Venisse il giorno nel quale Ella ne potesse dire il discorso inaugurale per riaffermare la nostra filosofia! Grazie anche per l'adesione al giornale per i soldati.
Con sentitissimi ossequi a Lei, alla Moglie riguardi e Signorina
dev.mo P. A. Gemelli ».


lunedì 7 gennaio 2013

Politica e Chiesa. Mandato politico alla Chiesa?...

Scheda

M

Mandato politico alla Chiesa?...



Partiamo dal pensiero del Beato Giuseppe Toniolo e cerchiamo di rifletterci su.

Egli afferma (1):... "mentre da tre secoli, dopo che i vecchi regimi degenerati, i governi protestanti e quelli liberali, congiurarono insieme a recidere i nervi all'azione sociale della Chiesa, la democrazia cristiana non e' che una memoria silenziosa e languida del remoto medio evo in cui trionfavano la Chiesa e il Papato ministro di civilta' ".....
E' chiaro che Toniolo qui rivendica alla Gerarchia della Chiesa Cattolica un potere sulla societa'. Una specie di 'mandato politico a largo raggio'.
Tale potere per lui non e' altro che quello di essere guida e luce, maestra e incitatrice per un ordine sociale di civilta'. Questa e' autorevolezza  emergente sull'ordine sociale, da non confondersi con il governo politico della societa'. Solo secondo questa idea si possono allora comprendere le parole che egli esprime, soprattutto quelle che maggiormente oggi desterebbero meraviglia. Egli infatti evidentemente qui distingue tra la Chiesa in quanto tale e il Papato, quasi a significare che quel "degenerare" dei regimi stava appunto nel non essere in linea con i valori cristiani su cui si fonda l'Europa nelle basi della sua civilta' e che lui intendeva con l'essere Chiesa.
Il termine poi "trionfavano" e' da intendersi nel suo pensiero come "erano presenti e riconosciuti i valori cristiani" ed era accettato l'ammaestramento della Gerarchia (Papato) come autorevole e degno di ascolto, autorevole per una societa' che realizzava la citta' terrena vivendo concretamente i valori del Cristianesimo e dell'essere nella Chiesa.
La contrapposizione dell'eta' moderna e contemporanea con il Medio evo, che diede luminosi esempi di citta'  politicamente autonome e nello stesso tempo rispettose dello spirito cristiano(2) e del compito magisteriale del Papa; di citta' terrene, ma realizzatrici in se' stesse dell'essere Chiesa, attuatrici del Cristianesimo nelle loro libere scelte laiche nella vicenda della storia, nel loro tempo e nel loro ambiente, tale contrapposizione non ci fa cadere nel timore di un possibile asservimento, nella mente di Toniolo, del potere civile al potere gerarchico della Chiesa. Egli asserisce infatti l'indiscutibile autonomia di campo della politica dal compito della Grarchia che e' guida al fine ultimo di civilta' e maestra della verita'. E' perfettamnte convinto della distinzione della politica dal Cristianesimo. Essa infatti applica le scelte ed attua le opere, mentre il Cristianesimo illumina le scelte e le opere.
Egli scriveva inoltre in un tempo molto sensibile all'idea neoguelfa, ma da parte sua condivideva lo spirito  moderato ed innovatore del Balbo, che aveva ammirato. Assorbiva tale spirito dall'ambiente veneto e condividendo il suo sentire,  ne accennava in qualche sua lettera.
Per questo egli continuava:

" Il Clero e'...moderatore di ogni opera di rivendicazione e di riforma sociale...". " Ripugna tuttavia il clero alla testa di turbe tumultuanti, che rinfocoli le ire di parte , ma anche il clero che si ritragga inattivo e silente dinanzi ad un problema che tocca la giustizia e la carita'...". Ripugna "pure il Clero che non si interponga paciere nel conflitto che minaccia, o, se questo e' scoppiato, che non propugni amorevolmente la parte dei deboli dinanzi ai forti"(3).




--------------------------------------------
.(1)G. Toniolo, "Democrazia Cristiana. Concetti ed indirizzi", vol.1, a pag 79: Opera Omnia, Serie III.a, Sociologia e problemi sociologici contemporanei, vol. 2, con prefazione editoriale di Alcide de Gasperi, Ed.
Citta' del Vaticano, Poliglotta Vaticana, 1949,pp.345.
(2) cfr.: ivi., op. cit., p. 75.
(3) cfr.: op. cit., pp.83-84.

----------------------------------------------


Il suo pensiero 
e’ tratto da La democrazia cristiana, Roma, Società di cultura, 1900(1).

Occasione.
La confusione di idee sul concetto di democrazia diede
occasione ad una conferenza divenuta poi uno scritto integrato da altri due(1). E un'opera indirizzata ai Catto­lici impegnati nel campo sociale-politico. Tale opera fu promossa anche da un invito rivolto a G.Toniolo da Mons. Radini Tedeschi di svolgere opera di chiarifi­cazione e dal desiderio del Papa Leone XIII.(2)
Il fatto.
I cattolici nella seconda metà del secolo XIX elaborarono, promulgarono e accettarono un programma dottrinale e pratico di riforma della società.  Questo programma trovò forma nelle encicliche di Leone XIII°. Da allora il programma sociale dei Cattolici ebbe il suo posto tra i partiti riformatori o agenti in campo socia-
le..
Il bisogno. Si sentì la necessità di tro­vare un'espressione sintetica e programmatica che unis­se le menti e l'opera dei Cattolici. Ecco apparire il nome e la idea nuova di Democrazia cristiana.
I contrasti. Ma i Cattolici operanti socialmente presero due di­rettrici: conservatore dell'assetto sociale passato, o rinnovatore. Correnti secolari si trovarono a cozzare ed a non comprendere la nuova idea, per motivi storici e ideologici.
Era dunque necessaria una chiarificazione filosofica, religiosa, storica. E'  quello che Toniolo compie in una conferenza e nell’opera o scritto intitolato Democrazia cistiana, nel quale l'Autore svol­ge questa tematica:
-     Derivazione del concetto di Democrazia»
-     La Chiesa e la Democrazia.
-     L'elemento essenziale e l'elemento accidentale nel concetto.
-     La Democrazia anticristiana.
Questo sforzo di chiarificazione venne poi integrato da altri due scritti che danno all'opera l'aspetto di un triplice trattato con un nuovo contenuto.

Il nuovo contenuto e’ il seguente.
1- Il concetto cristiano della democrazia.
2- L'odierno movimento cattolico popolare e il proletariato.
3- Le responsabilità sociali nell'odierno movimento popolare.

Giudizi e loro critica.

Ciò che maggiormente colpisce in quest'opera è il concetto cristiano di democrazia. Su di esso sorsero approvazioni e dissensi.
De Gasperi Alcide così affermava nella prefazio­ne della riedizione dell’opera(pp. VII-XIII):
"Toniolo fu portato a definire la democrazia in senso troppo lato e vago, trascurando il carattere politico che la storia le aveva ormai assegnato. Anzi nell'urgen­za di opporre allo Stato avvenire socialista un ideale cristiano, valutò forse esageratamente, come tributo di una democrazia futura, gli elementi costitutivi della democrazia comunale e corporativa medievale; elementi reali e magnifici, ma aspetti luminosi di un'epoca del­la quale non si erano messi in sufficiente rilievo le ombre".
Toniolo in realtà propone un esempio, ma distingue bene la sostanza da ciò che è  relativo e ambientale: l'asset­to sociale e politico cristiano del passato dall'ordine sociale e politico cristiano per il futuro.
Quanto ad aver trascurato "il carattere politico". Non è esatto. Ne prospetta infatti il necessario divenire, con affermazioni che preannunciano assetti politici; sostie­ne inoltre l'anteriorità storica di ciò che sta all'origine di questi sviluppi della democrazia; si attiene, poi alla concretezza della situazione nella quale egli scrive: "il resto viene storicamente da sé", scriverà Toniolo a Mons. Gr. Ballerini, ma prima si esige la "palingenesi cristia­na" : "il popolo affrancato, onorato, elevato, educato".(3)
Mi pare poi opportuno notare come sarebbe stato troppo su­perficiale, se Toniolo avesse ridotto la Democrazia nella sua essenza a democrazia politica: un aspetto non è l'es­senza di una realtà. La definizione di Toniolo ci dà l'ele­mento formale della Democrazia e non le modalita’ di attuazione storica, che suppone o suggerisce.


............................

 (1) La democrazia cristiana, Roma, Società di cultura, 1900, 6°, 121p. (estratto da: Rivista internazionale di scienze sociali, a.5, n.14 (1897) 325-369;
 L'odierno movimento cattolico popolare ed il proletariato, Roma, Tip. Unione    Cooperativa Editrice,1898, 45 p.
 Le responsabilità sociali nell'odierne movimento cattolico popolare,
Roma, Tip. Unione Cooperativa Editrice, 1898, 18 p.
(2) Vistalli, Giuseppe Toniolo, Roma, Comitato Giuseppe Toniclo, 1954, pp.449-451).
(3) G.Toniolo, Lettere, 2, Citta’ del Vaticano, Ed. Comitato Opera Omnia di G. Toniolo, 1952, lettera n.184.