martedì 27 gennaio 2015

Toniolo e Don Bosco e la politica

Toniolo e Don Bosco e l’impegno politico.

“Don Bosco non fa poitica...”

Lo affermò lui stesso il 24 giugno 1883: « A che prò entrare in politica? Con tutti i nostri sforzi che cosa potremo noi ottenere? Nient'altro che di renderci forse impossibile di prose­guire la nostra opera di carità » (M.B., voi. XVI, p. 291).
Forse oggi la sua scelta sarebbe discuti­bile?...
Schematizzando al massimo la situazione, potremmo dire che « in teoria » davanti a don Bosco venne delineandosi un dilemma:
     o battersi contro gli effetti delle ingiustizie sociali (aiutare i ragazzi poveri, domandando e accettando l'aiuto di chiunque per fondare scuole e laboratori);
     o battersi contro la causa delle ingiustizie sociali (inventare forme di denuncia pubblica, di associazioni per giovani lavoratori, rifiutare la collaborazione e la beneficenza delle persone coinvolte in un sistema politico-economico basato sullo sfruttamento), con la prospettiva evidente di inaridire le fonti della beneficenza e di abbandonare al proprio destino i ragazzi poveri.
Nel primo caso salvava i giovani dai pericoli immediati, ma
rischiava di essere « strumentalizzato » dal sistema, di allevare cioè
dei lavoratori obbedienti e 'docili che non avrebbero disturbato i
potenti.                                                                                                          
Nel secondo caso sollecitava il « sistema » a cambiare, ma ri­schiava di non poter andare incontro alle necessità immediate, im­pellenti dei poveri.
La scelta (non solo per don Bosco, ma per molti uomini della Chiesa in quel tempo) era drammatica: comunque ci si schierasse, non si faceva « tutto » quello che si doveva fare.
Don Bosco imboccò, sotto l'urgenza del momento, la prima strada. Quando ne avvertì i limiti, si sentì garantito dall'azione totale della Chiesa: « Lasciamo ad altri ordini religiosi più ferrati di noi le denunce e l'azione politica. Noi andiamo dritti ai poveri ».
Concludendo ci pare di poter affermare che se nella Chiesa ci sono molti carismi, molti doni cioè dati agli individui per il bene della comunità, don Bosco ebbe quello dell'intervento urgente a favore dei ragazzi poveri. Diverso, ma non contrapposto, a quelli più squisitamente sociali di mons. Ketteler (1811-77), del BeatoToniolo (1845-1918), di don Sturzo (1871-1959). Per questo, il prete pie­montese può stare benissimo accanto a loro.
Quattro carismi diversi nell'ambito della Chiesa, vissuti con onestà e limpidezza, e proprio per questo ricchi di frutti autentici per il popolo di Dio.

( fonte NN)

sabato 3 gennaio 2015

Postulato


Fede e vita cristiana.


"La nostra fede non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per salvarci e vivo in mezzo a noi”(Papa Francesco nell’omelia del 1 gennaio 2015)


.


Questa idea viva del Cristianesimo 

e' alla base dell'Opera del Beato Toniolo.




... e'  il pensiero di Toniolo

“Saranno sempre pochi coloro che attueranno in se’ un autentico incontro con Cristo. Ma questi pochi saranno in grado di testimoniare e riflettere Cristo piu’ luminosamente”(Ell Ernst)

La Vita cristiana e’ comunicazione di Vita ricevuta e scoperta insieme; e’ essere Chiesa, partecipi delle sue leggi di crescita e della sua continua purificazione, comunicando la Vita e riscoprendola insieme personalmente con la Comunita’ stessa, che  e’  la  Chiesa.
Questo postulato regge il pensiero di Toniolo, appare nei suoi scritti, ne e’ anzi una  derivazione  (1).





Inqietudini di oggi»Una risposta.Un'intuizione feconda?




1- Inquietudini di oggi.
Oggi riesce antipatica una fede che viene proposta a livello di ragione e di raziocinio. Riesce antipatico l'ironizzare sulle religioni degli altri per il semplicismo che ci   può es­sere in quelle»
Oggi si vede che altre religioni hanno dato e danno un apporto di civiltà considerevole e manifestano delle ricchezze umane veramente autentiche. Si scorge 11 fervore el'impegno che scaturisce da altre fedi. Ci si trova di fronte ad una nuova realtà, un pluralismo di culture, reso noto dall’ estrema comunicabilità di notizie a raggio mondiale. Ed in questo pluralismo di culture si scorgono delle adesioni a principi re­ligiosi o pseudoreligiosi, che dimostrano la concretezza dell’ apporto di quelli al progrosso di numerosi valori umani.
Il cristianesimo presentato e vissuto in modo poco umano, scarsamente concreto, assolutamente non vivo; proposto per lo piu’ in modo concettuale ed astratto, incomprensibile   talora nel suo linguaggio; poco degno di affidamento nella sua concre­tizzazione nelle persone, nella chiesa, negli istituti o forme organizzative stabili, rende meno accettevole Cristo o lo fa porre dalla mente umana nella scia di qualsiasi altro fondatore di una religione. La vita di Cristo non ha senso   per   chi vuol vivere la vita dell’uomo!...La vita cristiana non ha valore per chi vuole sentire appagate le sue "brame più profonde di un mondo migliore, di una società più giusta, di individui meno isolati e più solidali.
La morale cristiana appare un'astrazione fondata su di un'altra astrazione. Principi disincarnati dovrebbero servire alla realtà concreta umana basandosi su altri principi dogmatici più astratti ancora: quando essi sono solo proposti e non vissuti, in fatti, essi sembrano astratti,vengono allora ritenuti solo pensabili e non vivibili. Se proclamati da una mente umana, da un libro, da un microfono e non rappresentati da una vita che viene a contatto personale di un'altra vita, sono ritenuti astratti e non credibili. E’ infatti nel contatto personale che la verità, a causa dell'azione del divino, produce una rigenerazione ricreativa ed assimilatrice a se’. In tale situazione la verità diviene capace di arricchire di se' l'altro: di rigenerare l'altro che si dispone ad accoglierla.
Si ha infatti un tu personale o sociale di fronte ad un altro tu personale o sociale palpitante della stessa vita umana, conscio dei problemi umani, partecipe della cultura umana, dotato della medesima tensione ad un progresso, inquietato dall'identico anelito profondo, che in ogni uomo agisce come spinta all'azione, al perfezionamento e a quella felicità in cui tutti vivano della stessa conquista definitiva. - Un tale tu per tu non può essere estraneo ad uno scambio di ricchezza, ad una realizzazione di vita(2).

 2- Una risposta.
E* questa problematica, sono questi interrogativi ohe trovano un'ampia risposta nella costruzione di G. Toniolo. La sua è una costruzione in sintesi della vita umana autentica. Da quella sintesi scaturisce un'idea: Cristo. Il Signore della storia, Gesù, vivo per uomini vivi. Il Kyrios per uomini in cammino su un terreno accidentato, problematico, oscuro, ricco di avanzamenti e di retrocessioni; un cammino storico sempre incerto da parte umana, sempre saldo e sicuro per la parte divina,che vi è in essa.  Toniolo dà la risposta all’anelito più profondo di oggi, svolgendo una sociologia cristiana tutta intessuta su un'idea forza di cristianesimo, che non è dogma e nemmeno morale quando non si intenda per tutto ciò "vita" profonda, reale, concreta, vita che parla a vita, tu che si apre al tu, un tu personale che si comunica ad un altro tu personale. La sua idea basilare è nella sua centralità espressione teologica di questo. E’ inoltre concezione di Cristianesimo come ‘un noi’ comunitario di persone rigenerate che si apre ad un noi sociale di altre comunità unite tra loro da un unico anelito vitale. Un tu morale in cammino ad un tu sociale pur esso in cammino nella storia: il popolo di Dio di fronte all'umanità. Entrambi progredienti verso la pienezza della civiltà, che tutto risolve, che tutto appaga, ed   il cui essere concreto è ben preciso, perché è il tu a cui converge ogni storia e tutta la storia, Cristo. Non più un fondatore di religione sta alla base della vita cristiana, ma una vita vivente in modo personale, che accosta la vita vivente di altre persone e produce una reazione a catena per contatti vitali fecondi e rigeneratori di altri contatti vitali fino a formare un NOI. E' il Cristo mistico della storia capace di formare, nella massima espasione della storia la civiltà cristiana; di creare al culmine di ciò che è storia e che cambia nome per non essere più storia, una realtà nuova: la città umana di Cristo atta ad accogliere la Gerusalemme celeste. (3)
E del resto, perché Cristo avrebbe detto: “ma viene l'ora ed è adesso in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; il Padre infatti tali vuole i suoi adoratori. Dio è spirito, e i suoi adoratori in spirito e verità devono adorarlor”(4),se non perché il cristianesimo non è solo un contenuto, ma la stessa vita che nelle persone vive esprime una concreta ricchezza di vita?(5).
Perché allora la Didaché dice(6): 'Venga la grazia e passi questo mondo! Osanna al Dio di David. Chi è santo si avvicini (all'Eucaristia) e chi non lo è si converta con il Battsimo. Maranatha. Amen. Lasciate che i profeti rendano grazie a loro piacimento...non chiunque parla per ispirazione è un profeta, ma solo colui che si comporta come il Signore”..., se non perché il Cristianesimo è una realtà di vita che si alimenta, nasce, vive nelle persone vive e progressivamente si manifesta nella realta’ nell'attesa della persona di Cristo? Ed Agostino  perché invita a cercare Dio dentro di se'(7), se non perché il dogma, la morale, il Vangelo, il cristianesimo integrale è primariamente Cristo stesso vivo in colui che lo ama, non una realtà esterna alla comunità credente ed alle persone che la compongono?
Solo così si capisce l'invito di Cristo alla conversione(8)continua ; ed il detto dell'apostolo che noi siamo edificio di Dio(9);solo così si capisce ohe cos'è essenzialmente nel Cristianesimo scrittura, dogma, morale, diritto, filosofia. Essa è vita ricevuta, vita partecipata , vita vissuta personalmente. Sono realtà irrinunciabili, infatti sono realtà di vita personale, che scaturisce, si dimensiona e si costruisce sulla Vita personale di Cristo: su essa, con essa e mai senza di essa(10).

3- Un'intuizione feconda?
Alla luce di questa sintesi della vita umana, la vita cristiana e il cristianesimo assume una definizione nuova.
Essa è la vita stessa di Cristo presente a ciascuno, a tutti ed a tutto. Essa è la vita del cristianesimo, che non è fatto passato, od un concetto astratto, ma la vita dell'uomo viven¬te Cristo, ma la parola vivente dell'uomo che accoglie Cristo, ma Cristo vivo nel fedele, Cristo vivo nella Chiesa, Cristo vivo nei Sacramenti segni viventi, Cristo vivo nel sacerdozio vivente del laico, del clero, del vescovo, del Papa. Cristo vivo nell'uomo che lo accoglie e che, guardando a Lui, trasforma il suo mondo. Essa è ancora Cristo vivo nell'autorità vivente e nel fedele ossequiente; Cristo vivo nella Guida che vive il suo cammino progressivo con il popolo di Dio vivo; il popolo vivo che cammina con i suoi pastori nella storia che si fa Salvezza, cioè Vita del vivere; Cristo vivo nella realtà redenta che si fa per questo più umana. Il Cristianesimo non sembra cosi’ comunicazione di Vita ricevuta, donata e riscoperta?
Questo appare dallo studio su Toniolo, un uomo, che, eccellente per il pensiero, non lo fu meno per la vita vissuta in Cristo. Un sociologo e uomo di cultura che ha insegnato come trasformare la realta’ deteriorata in civilta’ e democrazia che glorifica Dio, mentre glorifica la persona umana.




(1)G. TONIOLO, Indirizzi del sapere contemporaneo e la Chiesa, 1911: O.O., Serie V,vol.2, p.187.
(2)B. HARING, Morale speciale» : la legge di Cristo,vol.2,pp.454-58.
3) G. TONIOLO, Lettera al marchese A. Albergotti,Lettere 1871-1895: 0.0., Serie VI, vol. 1, pp.285-287. Recensione di G.M.-B., Studio e pratica de la religione, 1899:0.0., Serie V, vol.1,pp.110-112.
(4) Jo.4,23-24: Mons. Garofalo, Il Nuovo Testamento: La sacra Bibbia, vol.3, Torino,Marietti,1961,pp.228-229,nota 23: ...un culto spirituale universale, ma non per questo soltanto interiore.      
(5) P. BABIN, I giovani e la fede, Roma, Ed. Paoline1965 pp.302-303.
(6) G. CORTI, I Padri apostolici, Roma, Città Nuova Ed.,1967p.37 e note 33.34.
(7)S.A.AUGUSTINI,Confessionum libri XIII. cum notis P.H.Vangnereck, Torino, SEI,1952,L.XI,c.9,p.440:"audiat te intus sermocinantem qui potest”;L. XIII,c.37,p.553:"tunc enim sic requiesces in nobis quemadmodum nunc operaris in nobis".  
(8) B. HAERING, Morale generale,: La legge di Cristo,vol.1, pp. 471-474.
(9) B. HAERING, op. cit.:l. cit.,p.473: commento a 1 Pet. 2,5.


(10) H. KuNG, La Chiesa, Brescia, Queriniana,1969,pp.13.14-15.

giovedì 1 gennaio 2015

Auguri

Frohe Weihnachten und ein gutes neues Jahr!
Buon Natale e felice anno nuovo!
Crăciun fericit şi anul nou binecuvântat de Dumnezeu!



All'inizio del nuovo anno un augurio a tutti coloro che seguono questo blog.

Maria ci conduca attraverso la Chiesa a Gesu'