venerdì 24 novembre 2017

Toniolo e Don Sturzo

D. Sturzo e Toniolo.

La differenza fondamentale tra i due grandi sta nel fatto che Toniolo volle limitarsi a preparare i giovani alla politica vera, mentre Don Sturzo passò a impegnare fattivamente i giovani nella vera politica.  
Da una parte il formatore e dall’altra l’allenatore.
 Ma sia l’uno sia l’altro sono fermamente uniti nel principio: 
solo in Cristo si può agire in modo valido, duraturo e umanizzante in politica.
 Il Vangelo per entrambi è la luce e la forza che anima la vera politica dal profondo umano del suo essere e agire. 

Il legame che unì Sturzo a Toniolo è evidente, basta leggere le righe di un articolo scritto da Sergio Centofanti e riportato da Radio vaticana:

 -  Nato a Caltagirone, in Sicilia (1871-1959) - ha spiegato mons. Oder - conosceva bene lo stato di prostrazione dei contadini e degli operai della sua terra. Sentendosi chiamato dal Signore a svolgere il suo ministero sacerdotale a favore degli ultimi, si impegna a realizzare i principi della Dottrina Sociale della Chiesa sulla base dell’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII: dapprima nella sua Caltagirone, dove, con la necessaria dispensa di San Pio X, è prosindaco per quindici anni, e poi nel Consiglio provinciale di Catania. In Don Sturzo – rileva mons. Oder – s’incarna l’ideale cristiano di politica, che egli vedeva come esercizio di “carità, ossia esigenza d’amore e di servizio a favore del prossimo, (...) ricerca ed attuazione del bene comune, (...) dovere civico e atto di carità verso il prossimo”.
( Da un articolo di Sergio Centofanti )


E' chiaro,  il Vangelo per entrambi è la luce e la forza che anima la vera politica. 

Si sa poi che la Rerum Novarum fu anche frutto di consultazione del prof. Giuseppe Toniolo;...c'è chi la ritiene addirittura opera del Toniolo.
L'adesione di Don Sturzo alla dottrina sociale cattolica presente nella Rerum Novarum, denota allora la vicinanza e convergenza sostanziale del pensiero dei due grandi Toniolo e Sturzo.




lunedì 6 novembre 2017

Toniolo e il Vaticano secondo


L'attività umana e’ corrotta dal peccato
ma redenta da Cristo
a cui va orientata

Dice il Vaticano II nella Gaudium et Spes:
La Sacra Scrittura, con cui è d'accordo l'esperienza di secoli, insegna agli uomini che il progresso umano, che pure e’ un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: ifatti, sconvolto l'ordine dei valori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere . campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano.
Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore (8),fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, nè può conseguire la sua interiore unità’ se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio.
Per questo la Chiesa di Cristo, fidandosi del piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far risuonare il detto dell'Apostolo: « Non vo­gliate adattarvi allo stile di questo mondo» (Rom. 12, 2), e cioè a quello spirito di vanità e di malizia, che stravolge in strumento di peccato l'operosità umana, ordinata al servizio di Dio e dell'uomo.
Se dunque ci si chiede come può essere vinta tale misererevole situazione, i cristiani per risposta affermano che tutte le attività umane, che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall'amore disordinato di se’ stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo. Redento, infatti, da Cristo e diventato nuova creatura dello Spirito Santo, l'uomo può e deve amare anche le cose che Dio ha creato.
Le cose create infatti da Dio le riceve, e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio. Di esse ringrazia il Benefattore e, usando e godendo delle creature in verta’ e libertà di spirito, viene introdotto nel vero possesso del mondo, quasi al tempo stesso niente abbia e tutto possegga:
“...tutto, infatti, è vostro; ma voi siete di Cristo, Cristo di Dio”
(1 Cor. 3,22-23)  Gaudium et Spes nr. 37


Questi orientamenti di fondo li cogliamo nella dottrina di Toniolo. Per questo e' bene u n confronto di Toniolo cn Il Vaticano II.


Toniolo e il Vaticano II.
Toniolo spesso sembra straordinàriamente vicino alla teologia del Concilio Vaticano II (1).
Il concilio insegna che la chiesa proclama una parola che si fa carne(2).
Questa questo compito della Chiesa impegna la Chiesa stessa ad essere attenta ai temi che le condizioni storiche e ambientali rendono particolarmente attuali e urgenti: sono quei segni storici che Dio usa nella sua pedagogia per parlare ai popoli (3). La Chiesa, popolo in cammino (4), ordinato, guidato e impegnato nella storia umana , deve rivolgersi all'uomo nel quiora, secondo il significato pregnante della storia. La Chiesa è l'incarnazione di Cristo(5), sicché per mezzo di essa, Egli si unisce in certo modo ad ogni uomo(6). Ma la Chiesa renderà presente Cristo agli uomini, ai popoli  inseriti nella storia, specialmente nelle mutue relazioni con essi(7) e nella attenzione agli appelli che la storia le rivolge(8).  
 Solo così si compie interamente il disegno divino di potenziare ogni valore umano e renderlo pienamente realizzato (9), incarnato nella vicenda umana: è allora infatti  proprio nell’uomo che si ricapitola ogni cosa in Gesù Cristo,che e’ il solo ponte tra Dio e l'uomo.
Un ricco nucleo  di queste idee è in Toniolo. Questa pensiero teologico è stato già colto in qualche modo da Toniolo, la cui dottrina sulla Chiesa e l'azione umana creatrice, sulla civiltà e il Vangelo, sull'impegno dell'uomo e e la forza che riceve dall'Eucaristia, sulla fede e la vita, sulla storia e il progresso, sulla storia e i momenti chiave di essa, rspecchia questo costante rapporto e tensione: rendere Cristo presente all'uomo attraverso un impegno relazionale. Il Cristiano infatti per Toniolo aperto e vigilante (docilità), attento al momento storico(uomo del proprio tempo), attento alle necessità del suo tempo e alle indicazioni (segni) che gli vengono dalla storia illuminata dall'auto-revole annuncio del Vangelo, con un compito personale(coordinato a quello comunitario) mettere a frutto ( e cio’ e’ per lui un dovere) i doni ricevuti in forma originale( democrazia e organismi e gruppi sociali organici) per rassomigliare a Cristo che venne per servire e non per essere servito, riconducendo così tutta la realtà (dall'individuo alla società) a Cristo, e giungendo da Cristo a Dio  Padre(civiltà finale).

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(1)Cfr. soprattutto la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo "Gaudium et Spes":G.S. 24;25,26,27,29,30;31 a;31 c; 32 a,c-e ;Parte prima, cc.III-IV; 58, 59 c; 62 a; 63 a;63 c,e;64;65 a,b;68 a,b,c;69 e;71 e; 71 f;72;73 b,d,e; 74 a,b,c,d,f;75;76 b,c,f;78 a,b; 84 c;85 a; 86; 89 a;90 c;92 a;93 a.
(2)          D.V. 7.
(3)          D.V. 2;15. RdC 15.
(4)         L.G.  9 c.
(5)         A.G. 3 b
(6)         G.S. 22 b
(7)         RdC   96 
(8)         G. S.  4  a
(9)         G.S.   11.