domenica 16 settembre 2018

Le celebrazioni nel centenario della morte del Beato G. Toniolo


Beato Giuseppe Toniolo.
(Dal manifesto del Comitato Nazionale)

Nato a Treviso il 7 marzo 1845.
Il giorno della sua morte è il 7 ottobre 1918.
Il 4 settembre è il giorno liturgico della memoria del Beato G. Toniolo.

Il 24 novembre a Milano all'Università cattolica del Sacro Cuore ci sarà una celebrazione particolare:

* Convegno nazionale
 Università Cattolica del Sacro Cuore 
Milano, 
24 novembre 2018

Il Comitato Nazionale per il Centenario
promuove l' incontro e conferenza su  


ECONOMIA E SOCIETÀ PER IL BENE COMUNE 

(dall'affisso edito dal Comitato nazionale 
per il Centenario del Beato Giuseppe Toniolo)

La lezione di Giuseppe Toniolo 
(1918-2018) 


Convegno nazionale Università Cattolica del Sacro Cuore Milano, 24 novembre 2018.


Idee guida per il Convegno:
(Dal manifesto del Comitato Nazionale)
A un secolo dalla morte di Giuseppe Toniolo, il Comitato per il centenario 1918-2018, presieduto da mons. Domenico Sorrentino, promuove a Milano per la giornata di sabato 24 novembre 2018 un convegno nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

 Il convegno conclude un ampio programma di iniziative organizzate nel corso dell’anno in varie parti d’Italia a testimonianza dell’attualità del pensiero e dell’azione di una figura che merita una rinnovata e approfondita considerazione.

 Al nostro presente Toniolo chiede di confrontarsi quotidianamente con il suo potente appello a rinnovare l’antico ancoraggio del sapere cristiano al principio che afferma il bene come fine ultimo della vita dell’uomo nell’intera gamma della sue espressioni, soprattutto nelle relazioni economiche e sociali.

 L’originale via alla santità del professore di economia all’Università di Pisa (segue una breve nota biografica) è stata tracciata dal dono della grazia, dalla devozione e dall’ordine morale, ispiratori di una fervida attività intellettuale e di un impegno attivo e diretto nel movimento cattolico italiano e internazionale di fine Ottocento e inizio Novecento. 


All’avanzare del capitalismo e al riemergere di nuove forme di paganesimo materialista, il pensiero e la testimonianza di vita di Toniolo hanno chiamato l’intero popolo cristiano 
– i laici impegnati, i giovani e le donne in particolare – 
a operare per costruire una società più giusta e realizzare un ordine civile fondato sull’apporto di tutte le forze sociali, economiche e politico-istituzionali.  

Il carisma spirituale di Toniolo ha definito l’orditura di un pensiero in cui si legge, anche dal punto di vista teologico, il legame tra l’umano e il divino secondo una concezione integrale e perciò cristiana della realtà. 

Le sue riflessioni e la sua esperienza di vita, i concetti cui si è applicato e le sue organiche analisi sui dati storici dell’economia e della società collocano questa grande figura di laico – pur non esente dalla datazione storica – nell’orizzonte in cui si svolge la missione della Chiesa. 

Da quest’ordine di considerazioni sul fronte di un’attualissima «teologia del vissuto» prende avvio il convegno per svolgersi poi distinguendo tre grandi aree tematiche e disciplinari coltivate dall’«economista santo».

 Ai relatori, espressione di molteplici discipline scientifiche (teologi, economisti, storici, politologi, sociologi, giuristi), viene chiesto di raffrontarsi in modo incisivo con l’attualità dei concetti guida di Toniolo. 

1
 Innanzitutto, 
i complessi legami etici tra l’attività economica, la persona umana e il ruolo che ciascuno è chiamato a svolgere in una società contemporanea in cui Toniolo vedeva avanzare, accanto al socialismo statalista, le certezze dell’individualismo positivista. 

Nella sua accezione l’economia non è una neutra scienza dell’utile, deputata a valutare il rapporto tra mezzi e fini come se gli obiettivi individuali e collettivi si possano risolvere nei rapporti concorrenziali di mercato affrancandosi dall’etica. 

L’integrazione della scienza economica nel fluire di lungo periodo della realtà storica, l’ha portato a indagare, alla luce della filosofia neoscolastica, sia le premesse dell’economia sociale, sia il rapporto tra aspetti economici e aspetti etico-giuridici della vita civile. Uno scenario in cui si realizza la sintesi tra produttività e carità, tra efficienza e giustizia, ma che sfugge a una compiuta razionalizzazione nelle forme canoniche dell’analisi economica e apre piuttosto a intensi accostamenti interdisciplinari tra le varie scienze dell’uomo.  

2
La sua forma mentis ha portato Toniolo ad aderire a una realtà in costante cambiamento e a sottoporre le sequenze di fatti e di azioni in cui si articola la società contemporanea alla valutazione di una legge morale in grado di indirizzarne e correggerne le dinamiche.  

3
Il superamento dell’antinomia tra solidarietà e mercato secondo Toniolo 
si basa 
- sull’affermazione della centralità della persona sul piano individuale e nelle libere espressioni associate,
- e sul ruolo suppletivo dello Stato a garanzia della sicurezza dei diritti. 

4
Sono pertanto le espressioni del solidarismo orizzontale e verticale ad assumere un ruolo decisivo nella generazione dei processi di sviluppo a partire dalla stretta integrazione a livello locale tra sistema produttivo, territorio e comunità umana.

5
 Secondo Toniolo la dimensione religiosa investe integralmente tutte le espressioni dell’uomo. 

6
Soprattutto l’attività lavorativa, cui egli attribuisce un ruolo centrale, ha valore in sé come esercizio di libertà e di responsabilità personale; le qualità individuali contano almeno quanto il capitale e l’agire produttivo implica un processo di apprendimento che consenta ai mezzi di corrispondere ai fini. 

7
Di conseguenza anche l’impresa si configura come una realtà sociale e produttiva complessa in cui ciascuno può fare la sua parte, ciascuno è in grado di offrire la propria collaborazione e il singolo diventa consapevole di quanto l’agire collettivo può essere complementare al bene individuale. 

8
Il profilo umano che Toniolo scorge nel capitalismo consente di esercitare il solidarismo al di fuori degli schemi economici fondati sulla scarsità e indirizza e rafforza la risposta al bisogno espresso da coloro che il mercato mette ai margini. Una aspettativa che il mondo operaio può concretizzare ridisegnando il ruolo del salariato tramite la partecipazione e fondando le relazioni sociali sulla giustizia e sulla carità cristiana. Un clima cooperativo che si sostiene sull’autonoma azione delle libere associazioni operaie, delle cooperative, delle società di mutuo soccorso.  

9
La costruzione di questo quadro armonico presuppone un ordinamento civile e democratico che affianca alle responsabilità propriamente politiche l’apporto autonomo di tutte le forze sociali, economiche e istituzionali chiamate a dare il proprio proporzionale apporto al bene comune nel nome della giustizia e della fratellanza sociale, così come propugnate dalla dottrina sociale della Chiesa.  

10
La cooperazione internazionale
Nella prospettiva di Toniolo, il dovere della solidarietà umana e la collaborazione all’incivilimento non costituiscono solo la premessa per la convivenza a livello locale o livello nazionale, ma si pongono alle basi della cooperazione internazionale e superano gli interessi delle singole nazioni.






Beato Giuseppe Toniolo Cenni biografici 
(dall'affisso edito dal Comitato nazionale e mons. Sorrentino 
per il Centenario del Beato Giuseppe Toniolo)
Nato a Treviso il 7 marzo 1845, Giuseppe Toniolo si forma in un ambiente famigliare di profonda religiosità. Conseguita la licenza liceale al collegio veneziano di S. Caterina si iscrive alla Facoltà politico-legale dell’Università di Padova dove si laurea in Diritto il 27 giugno 1867. Sotto la guida dei suoi maestri, Angelo Messedaglia, Luigi Bellavite e Luigi Luzzatti, intraprende la carriera universitaria. L’anno successivo viene nominato assistente alla cattedra giuridico-politica dell’Università di Padova; nel 1873 ottiene l’abilitazione alla docenza privata in Economia politica che professa in un istituto veneziano. Nel 1878 sposa Maria Schiratti, dalla quale avrà sette figli. Nel marzo dello stesso anno vince il concorso alla cattedra di Economia politica all’Università di Modena. L’anno successivo si trasferisce all’Università di Pisa dove insegnerà fino al 1917. Dagli anni Ottanta, la sua fervida attività intellettuale lo porta a stabilire intensi rapporti con il mondo scientifico franco-belga e ad approfondire le conoscenze sull’età medioevale al fine di documentare l’apporto della religione cattolica allo sviluppo economico e alla crescita civile. Nel contempo, sospinto dall’amico Stanislao Medolago Albani si impegna attivamente nell’ambito del movimento cattolico affrontando organicamente il problema del rapporto tra i principi cristiani e la realtà contemporanea. I suoi interessi di studio si indirizzano in particolare a declinare la prospettiva etico-spirituale nell’attività economica e nei sistemi socio-politici. Per giungere alla comprensione della realtà in tutta la sua dinamica complessità, Toniolo si applica a molteplici discipline a partire dall’analisi storica della società e delle sue strutture, e identifica nella scienza economica e nella filosofia l’intelaiatura concettuale del proprio pensiero. Propugnatore del ruolo del laicato cattolico, promuove molteplici iniziative e istituzioni scientifiche e culturali e si impegna attivamente a sostegno della presenza dei cattolici nella politica e nei vari campi dell’azione sociale a vantaggio dei ceti popolari. È promotore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, la prima delle quali si tiene a Pistoia nel 1907.

La lunga frequentazione dei più avanzati ambienti del movimento cattolico europeo ha consentito a Toniolo di liberarsi dalle vischiosità dell’irrisolta questione romana.

 Durante la prima guerra mondiale, con grande energia l’ormai anziano professore, si è fatto operatore di pace, proponendo di affrontare in profondità gli snodi culturali dei conflitti tra i popoli e le nazioni per trovare risposte non nei formalismi giuridici e istituzionali ma nei valori fortemente radicati nella coscienza morale. 




Il medesimo slancio creativo riconoscibile nei semi da lui posti per la futura Università Cattolica del Sacro Cuore


 Muore a Pisa il 7 ottobre 1918. Dal 1940 la sua salma riposa nel Duomo di Pieve di Soligo. 

Il 14 giugno 1971 Paolo VI ne decreta le virtù eroiche e lo dichiara Venerabile. 

A seguito del miracolo della guarigione di Francesco Bortolini, avvenuto per sua intercessione viene approvata la sua beatificazione.

E' proclamato Beato il 29 aprile 2012 nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura. 
S.E. il Card. Salvatore De Giorgi presiede la cerimonia di beatificazione.






















LINK 

http://www.giuseppetoniolo.net https://azionecattolica.it/giuseppe-toniolo-0 http://www.istitutotoniolo.it/natura-e-finalita/storia/il-beato-toniolo/ http://www.beatotoniolo.it/a-pieve-di-soligo/ http://www.fondazionesantiac.org/it/testimoni/beati/





lunedì 3 settembre 2018

Santita'


Un articolo interessante che ci apre 
il cuore alla speranza ed alla gioia.








La santità giovanile

Una domanda: «É ancora l’ora dei santi nel tempo dell’indifferenza religiosa, nell’epoca che tace su Dio, negli anni della “notte etica”?» La risposta più saggia è che proprio oggi è l’ora dei santi.
E questo perché tutti, oggi, desideriamo la testimonianza della vita più che delle parole, vogliamo prima constatare la coerenza della vita e poi accettiamo le parole.
«Non pensiamo solo ai Santi già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio». (Gaudete et Exultate, 7)

«Sant’Ambrogio diceva: "Ogni età è matura per Cristo". La santità non è riservata a una particolare stagione della vita, ma è una realtà per tutte le stagioni. 
La venerazione ancora viva verso figure come sant’Agnese o santa Cecilia e tanti altri giovani martirizzati nelle persecuzioni dei primi secoli dell’era cristiana dimostra che la loro santità non perde mai di attualità, così come un gioiello d’oro è prezioso in ogni tempo. Il martirio, come la santità, non conosce età, così dal tempo dei Santi Innocenti fino ad oggi sono innumerevoli i santi giovani, siano essi martiri o «confessori» che restano sempre attuali.
Il 1° ottobre del 2000 è stato canonizzato un gruppo di martiri cinesi. Tra di essi ci sono alcuni giovanissimi, come i piccoli Paolo Lang Fu, di appena 7 anni, Andrea Wang Tianqing, di 9 anni, e Maria Zheng Xu di 11 anni. Anche durante la persecuzione alla fine degli anni Trenta in Spagna ci furono giovanissimi seminaristi che andarono al martirio col sorriso sulle labbra e perdonando i loro carnefici. Ma con questo non si deve pensare che la santità giovanile sia riservata solo ai martiri. Ci sono anche tanti santi «confessori », coloro, cioè, che hanno vissuto in modo eroico il Vangelo delle beatitudini vivendo una sorta di martirio incruento. Come la tredicenne Imelda Lambertini, beatificata da Leone XII nel 1824 o gli ultimi in ordine di tempo, i pastorelli Francesco e Giacinta Marto, di 11 e 10 anni, canonizzati il 13 maggio 2017 a Fatima. La loro santità vissuta da bambini non si fonda solo sul fatto di essere i veggenti della Vergine, ma anche sulla testimonianza davvero eroica delle virtù della fede, della speranza e della carità». (card. Angelo Amato)

Rivolgendosi direttamente ai giovani San Giovanni Paolo II in una delle sue prime udienze generali, il 22 novembre 1978 diceva: «Rifletteteci bene - diceva - voi giovani, che siete proprio nell’età in cui si tiene tanto ad essere belli o belle per piacere agli altri! Un giovane, una giovane devono essere belli anzitutto e soprattutto interiormente. Senza tale bellezza interiore, tutti gli altri sforzi diretti solo al corpo non faranno, né di lui né di lei, una persona veramente bella. Ed io vi auguro, figli carissimi, di essere sempre raggianti di interiore bellezza!»   

«Quanti santi, anche tra i giovani, annovera la storia della Chiesa! Nel loro amore per Dio hanno fatto risplendere le proprie virtù eroiche al cospetto del mondo, diventando modelli di vita che la Chiesa ha additato all'imitazione di tutti. Tra i molti basti ricordare: Agnese di Roma, Andreas di Phú Yên, PedroCalungsod, Giuseppina Bakhita, Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati,Marcel Callo, Francisco Castelló Aleu o ancora Kateri Tekakwitha, la giovane irochese detta "il giglio dei Mohawks". Prego il Dio tre volte Santo che, per l'intercessione di questa folla immensa di testimoni, vi renda santi, cari giovani, i santi del terzo millennio!». (san Giovanni Palo II alla XVII GMG).

La giovinezza è una tappa-chiave della vita di ogni uomo, delle nazioni e delle società, di ogni famiglia e dell'intera umanità, della Chiesa stessa. Un bene dell'umanità. Ci sono diversi passi nei Vangeli, in cui Gesù di Nazareth incontra i giovani - particolarmente suggestive sono le due risurrezioni: quella della figlia di Giairo (cfr. Lc 8,49-56) e quella del figlio della vedova di Naim (cfr. Lc 7,11-17) -; senz'altro, però, il colloquio con “il giovane ricco” è l'incontro più completo e più ricco di contenuto. Ha carattere più universale e ultratemporale. «Cristo parla così con un giovane, con un ragazzo o una ragazza - scriveva Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Dilecti Amici - conversa in diversi luoghi della terra, in mezzo alle diverse nazioni, razze e culture. Ognuno di voi in questo colloquio è un suo potenziale interlocutore».

Giovanni Paolo II in occasione della XIX Giornata Mondiale della Gioventù del 2 aprile 2004 facendo appello al desiderio di vedere Dio, che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna, affermava: «Che ne siamo coscienti o no, Dio ci ha creati perché ci ama e affinché lo amassimo a nostra volta. Ecco il perché dell’insopprimibile nostalgia di Dio che l’uomo porta nel cuore: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27, 8).
Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio aFrancesco d’Assisi e Caterina da Siena, patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, santa Maria Goretti, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi "anonimi", ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!»

«Noi facciamo consistere la santità nello stare sempre allegri», diceva il quattordicenne san Domenico Savio. Una caratteristica è certamente la gioia. Nei piccoli le virtù cristiane sono praticate con tanta spontaneità e facilità da sembrare un abito di vita fin dal loro battesimo. Questi giovani sono persone piene, colme di grazia divina e di esemplarità umana, alla scuola del Vangelo, fonte autentica di umanità.
                   
                                 Don Ferdinando Colombo




Nel centenario della morte del Beato Giuseppe Toniolo
un invito ai giovani, che tanto egli amava, a puntare verso grandi ideali che riempiono il cuore 
di speranza e di gioia.