La civilta’ dell’amore.
La strada dei Santi.
Consonanza tra i Santi.
Nel ricordo di don Orione,un grande Santo exallievo di
un altro grande: Don Bosco e contemporaneo di Toniolo.
“Instaurare omnia in Christo!”
E’ il pensiero di Don Orione consonante con quello di base
di Toniolo.
Che cosa vuol mai dire? ...L'”Instaurare omnia in Christo” è la frase di san Paolo
(Ef 1,10), presa da Don Orione come motto programmatico
della sua Congregazione.
Dai più è conosciuta come motto programmatico del pontificato di san Pio X, ma la storia ci dice che Don Orione lo aveva preceduto. Infatti 18 gennaio 1905 scrivendo al suo Vescovo dice: «Da oltre 10 anni, cioè fin dai suoi inizi l'umile Congregazione "L'Opera della Divina Provvidenza" prese come motto programmatico l'Instaurare omnia in Christo».
Il significato in san Paolo.
Con l’aiuto degli esperti (cfr. Cipriani - Lettere di S. Paolo) ci viene detto che il ministero della Redenzione consiste nel atto che tutte le cose e gli esseri creati, celesti e terrestri, vengono finalmente ricapitolati, cioè trovano il loro significato e valore in Cristo: Egli ne è come il principio di unità e di intelligibilità, di ordine e di riconsacrazione.
Instaurare viene tradotto abitualmente con ricapitolare. Il termine ricapitolare ha un significato assai denso: non gli è estranea l'idea di porre o ricomporre tutto sotto un unico capo, e quella di restaurare ciò che era stato distrutto. Cristo dunque è centro di unità, Capo del suo corpo mistico, restauratore di quella prima amicizia fra gli uomini e Dio che il peccato aveva spezzato.
Un pensiero vicinissimo a questo lo troviamo anche in Col. 1,17 «Tutte le cose hanno in Lui consistenza». E san Giovanni Crisostomo, commentando questo passo, dice: «Dio ha dato Gesù Cristo come capo a tutte le creature, agli Angeli e agli uomini, così si forma l'unione perfetta, quando tutte le cose sono sotto un capo e ricevono dall'alto un vincolo indissolubile».
E’ doveroso sottolineare un particolare: «Saper vedere e sentire Cristo nell'uomo. Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli» (Don Orione). Far vivere ogni persona e ogni cosa in Cristo.
E anche se la vita può sembrare un cupo susseguirsi di tante, troppe e incomprensibili sofferenze con tutti gli angoscianti "perché", tenere viva la fede in Gesù, fatto in tutto simile a noi per farci simili a lui.
Quel Gesù non riposa tra i sepolcri. Infatti l'uomo d'oggi subisce l'umana tentazione di fermare il tempo sui suoi tristi “venerdì”, così da essergli impedita la vitale gioia di Cristo risorto.
Dai più è conosciuta come motto programmatico del pontificato di san Pio X, ma la storia ci dice che Don Orione lo aveva preceduto. Infatti 18 gennaio 1905 scrivendo al suo Vescovo dice: «Da oltre 10 anni, cioè fin dai suoi inizi l'umile Congregazione "L'Opera della Divina Provvidenza" prese come motto programmatico l'Instaurare omnia in Christo».
Il significato in san Paolo.
Con l’aiuto degli esperti (cfr. Cipriani - Lettere di S. Paolo) ci viene detto che il ministero della Redenzione consiste nel atto che tutte le cose e gli esseri creati, celesti e terrestri, vengono finalmente ricapitolati, cioè trovano il loro significato e valore in Cristo: Egli ne è come il principio di unità e di intelligibilità, di ordine e di riconsacrazione.
Instaurare viene tradotto abitualmente con ricapitolare. Il termine ricapitolare ha un significato assai denso: non gli è estranea l'idea di porre o ricomporre tutto sotto un unico capo, e quella di restaurare ciò che era stato distrutto. Cristo dunque è centro di unità, Capo del suo corpo mistico, restauratore di quella prima amicizia fra gli uomini e Dio che il peccato aveva spezzato.
Un pensiero vicinissimo a questo lo troviamo anche in Col. 1,17 «Tutte le cose hanno in Lui consistenza». E san Giovanni Crisostomo, commentando questo passo, dice: «Dio ha dato Gesù Cristo come capo a tutte le creature, agli Angeli e agli uomini, così si forma l'unione perfetta, quando tutte le cose sono sotto un capo e ricevono dall'alto un vincolo indissolubile».
E’ doveroso sottolineare un particolare: «Saper vedere e sentire Cristo nell'uomo. Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli» (Don Orione). Far vivere ogni persona e ogni cosa in Cristo.
E anche se la vita può sembrare un cupo susseguirsi di tante, troppe e incomprensibili sofferenze con tutti gli angoscianti "perché", tenere viva la fede in Gesù, fatto in tutto simile a noi per farci simili a lui.
Quel Gesù non riposa tra i sepolcri. Infatti l'uomo d'oggi subisce l'umana tentazione di fermare il tempo sui suoi tristi “venerdì”, così da essergli impedita la vitale gioia di Cristo risorto.
Ricuperare
il senso pasquale della vita che è l'impegno primario della fede.
Cristo
è re della storia, diceva infatti Don Orione: «Fratelli, noi siamo all'alba di
una grande rinascita cristiana... Cristo vuole risorgere, vuole riprendere il
suo posto; Cristo avanza: l'avvenire è di Cristo!... L'ultimo a vincere è lui,
Cristo, e Cristo vince nella carità e nella misericordia».
Così potremo collaborare perché si adempia questo suo straordinario progetto: Instaurare omnia in Cristo, ossia tutto deve trovare il suo significato in Cristo.
Quando, nel lungo mistero della notte, sapremo attendere senza paura il primo raggio di sole, quando ci lasceremo afferrare dallo stupore di un fiore che nasce sulle macerie, quando sapremo cogliere nella pioggia fastidiosa la forza rigeneratrice, quando sulle rovine della nostra esistenza disfatta dal peccato riusciremo a ricomporre il primo mattone, per ricostruirla, soprattutto quando persisteremo a lottare, nel quotidiano duro impegno, per il bene minacciato, allora anche per noi appariranno i segni che non abbiamo lavorato invano e che abbiamo collaborato con Dio, perché tutto si realizzi in Cristo. (Gianfilippo Tornatore,18 aprile 2015).
Così potremo collaborare perché si adempia questo suo straordinario progetto: Instaurare omnia in Cristo, ossia tutto deve trovare il suo significato in Cristo.
Quando, nel lungo mistero della notte, sapremo attendere senza paura il primo raggio di sole, quando ci lasceremo afferrare dallo stupore di un fiore che nasce sulle macerie, quando sapremo cogliere nella pioggia fastidiosa la forza rigeneratrice, quando sulle rovine della nostra esistenza disfatta dal peccato riusciremo a ricomporre il primo mattone, per ricostruirla, soprattutto quando persisteremo a lottare, nel quotidiano duro impegno, per il bene minacciato, allora anche per noi appariranno i segni che non abbiamo lavorato invano e che abbiamo collaborato con Dio, perché tutto si realizzi in Cristo. (Gianfilippo Tornatore,18 aprile 2015).
Che significa questo?....
Cio’ significa che la civilta’
a misura d’uomo, ( Civilta’ dell’amore), non puo’ essere che democratica e di
ispirazione cristiana.
La promozione della dignita’
della persona ed in particolare della donna e’ prerogativa del Cristianesimo.
La difesa e il progresso degli
istituti sociali (liberta’ personale, famiglia, proprieta’, classi sociali,
associazioni, consociazioni locali, cooperative, consociazioni nazionali,
internazionali, Stato, Chiesa) e’ compito per il cristiano illuminato dal Vangelo.
„Sappiamo
che l’abolizione storica della schiavitù come struttura sociale è la
conseguenza diretta del messaggio di libertà portato al mondo da Cristo con la
sua pienezza di grazia, verità e amore, con il suo programma delle Beatitudini”
(Papa Francesco all'Accademia delle Scienze Sociali,18 aprile 2015).
(Papa Francesco all'Accademia delle Scienze Sociali,18 aprile 2015).
“…La
luce del Vangelo è guida per chiunque si pone al servizio della civiltà
dell’amore, dove le Beatitudini hanno una risonanza sociale, dove c’è una reale
inclusione degli ultimi” Bisogna costruire la città terrena alla luce delle
Beatitudini, e così camminare verso il Cielo in compagnia dei piccoli e degli
ultimi”
( democraticita’):
dal discorso di Papa Francesco all'Accademia delle Scienze Sociali,18 aprile 2015.
( democraticita’):
dal discorso di Papa Francesco all'Accademia delle Scienze Sociali,18 aprile 2015.
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