venerdì 28 febbraio 2014

Il suffragio universale qualificato

Toniolo viveva in tempi di tensioni politiche e civili che comportavano atteggiamenti diversi di fronte all'impegno politico. 
I Cattolici avevano ricevuto un orientamento fermo dal Magistero della Chiesa per cui non potevano entrare in politica: ne' eletti, ne' elettori. Ma le cose sarebbero presto cambiate e bisognava prepararsi al futuro per esprimere la carita' cristiana nell'impegno politico. Per questo Toniolo si preoccupava di formare i giovani a divenire un giorno pronti ad entrare nel campo della politica, dopo aver preparato la mente nel pensiero forte atto alle scelte politiche efficaci e coerenti con il Vangelo, fermento della civilta' umana; e dopo aver allenato la volonta' nelle scelte coraggiose del vero, del bello e del buono. 



Leone XIII da G.Toniolo, Vistalli





La soluzione dei problemi sociali e civili era per lui nella realizzazione della giustizia, equita' e solidarieta' promosse dal cristianesimo. La costruzione della nuova azione politica doveva ispirarsi a quella democrazia che, nata dal Vangelo e detta cristiana, derivava da una spinta storica, da lui chiamata legge storica provvidenziale, che avrebbe fatto dello stesso progresso civile una chiara espressione di democrazia e della convivenza umana quella democrazia finale che si sarebbe manifestata nella convivenza dei popoli come "democrazia sociale"(1)

Nella linea di questa preparazione va inteso il suo pensiero sul suffragio universale; il voto doveva essere frutto di quella preparazione che portava a dare il voto come espressione politica che dava ad esso il significato pregnante e l'intonazione specifica della societa' qualificata in se stessa perche' organica e vitale nelle sue espressioni e scelte.
Le pagine citate e scritte da lui su questo argomento denotano la sua concezione sul  suffragio universale, che egli intende universale, ma qualificiato nel riflettere " i tre elementi della costituzione organica della societa': classe, famiglia, patria (domicilio)"..." con queste modalita' il voto imporrebbe il rigetto del principio individualistico, dissolvente della scienza moderna sociale, per contrapporvi quello dell'organismo..., proprio della sociologia cristiana"(3).  Affermazioni che esigono una attenta riflessione per il sistema politico elettorale che prospettano: sistema probabilmente piu' sano  ad esempio di quello attuale in Italia.


Pio X da G. Toniolo, Vistalli

Oggi siamo manipolati nel voto secondo il principio "divide et impera" e poi quel "calunniate, calunniate, qualche cosa restera'" e produrra' i suoi frutti! 
...Manipolazione dell'espressione massima dell'impegno democratico.
Se accettiamo la validita' delle affermazioni di chi dice che siamo manipolati dalla propaganda economica, perche' un sistema imbottisce delle menti atomizzate, non vedo onesta' intellettuale in chi neghi come il sistema elettorale non qualificato ( e la qualifica non esclude altra significativa modalita' di quella proposta da Toniolo) non sia per cio' stesso manipolato e manipolatore. 
In Italia per esempio, oggi si e' divisi in settori elettorali scelti da  xyz... Questi settori sono determinati in modo che siano gia' significativi per xyz.... Elettori sono spostati preventivamente da settori elettorali ad altri per motivi determinati da xyz...

Oggi, ad esempio in Italia, sono i singoli che votano, ma non come persone di una societa', ma come individui impersonali, in un sistema demagogico, sia pur partitico. Basta che tutti votino e che il numero appaia. Ma e' il numero o la persona individua che conta?... il sistema o la societa', che conta?...

Forse dobbiamo pensare a qualificare meglio il voto per avere i risultati migliori e significativi, validi, stabili, sicuri, corrispondenti...soddisfacenti.




Beato Giuseppe Toniolo, aiutaci!


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(1) G. TONIOLO, Herbert Spencer nelle scuole sociologiche contemporanee:Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie (1904), in  L'odierno problema sociologico. Studio storico critico: Opera Omnia , serie 3, sociologia e problemi sociologici contemporanei, vol.1 , pp. 459-460).
(2) (2)G. TONIOLO, Precisazioni sul referendum: Atti del ii congresso cattolico italiano degli studiosi delle scienze sociali: Democrazia cristiana. Istituti e forme, vol 2: Opera Omnia, serie 4 Iniziative sociali, vol. 2, pp. 269-271
(3) op. cit: ivi, p.271.

lunedì 3 febbraio 2014

Cristianesimo in una societa' democratica e democrazia laica rispetto al Cristianesimo.


Si fa necessario un approfondimento del pensiero di Toniolo 

quasi con urgenza in una societa' 

che viene definita

 " in un contesto di diffusa secolarizzazione"  (vedi nota dell'Episcopato triveneto 2 febbraio 2014).

Premettendo le parole dei Vescovi tratte dal documento enunciato, farei alcuni approfondimenti sul pensiero di Toniolo.

Dice la nota..:
La proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo
al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti. E pur in un contesto di diffusa secolarizzazione, che insinua la tendenza a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo, come ricorda Papa Francesco:
 “nessuno puo’ esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimita’ delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e della societa’ civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini….
“Amiamo questo magnifico pianeta e amiamo l’umanita’ che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilita’ (…). Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore… il pensiero sociale della Chiesa e’ in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesu’ Cristo”.

E ora ci rifacciamo al pensiero di Toniolo:

La legge etico-religiosa, secondo lui, e' "generatrice della societa' umana universale".
Di qui trae delle conseguenze....
"...sempre i cattolici proclamarono che la questione sociale e' essenzialmente morale e quindi intimamente connessa con la religione e che percio' concretamente la genesi prima della crisi sociale si cela nei viziosi istituti etico civili della societa', i quali lo stato stesso contribui' a manomettere arbitrariamente: mentre esso non ha diritto di sconvolgere cio' che ha immediata origine nella legge etico-religiosa, generatrice della societa' umana universale; alla quale ultima invece la societa' politica deve servire e non viceversa" (1).


E ritorniamo al pensiero dei Vescovi del Triveneto:

" ...rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre piu’ spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni".




Per costruire un mondo migliore  si rende necessaria allora l'attuazione di una sana azione sociale e politica.

Di essa parla Toniolo 
e la delinea in questo modo:

La societa' umana e' campo di influenza della legge morale e campo di azione della religione, in particolar del Cristianesimo, del Cattolicesimo. Ogni progresso sociale trae beneficio da questa benefica influenza della religione, come ogni crisi sociale trae origine da coartazioni poste al compito della religione, che opera attraverso la legge etico religiosa, morale o da deviazione da tale legge. di qui si comprende il compito sociale del Cristianesimo, che e' compito di civilta'. Di qui l'opera della Chiesa come Maestra e Militante (2). I Pastori che ammaestrano ed i laici che agiscono con autonomia nel proprio ambito civile, ma sempre attenti alla luce che viene da chi e' Maestra di civilta'(3).
Tale intreccio di forze e valori favorira' il sorgere di Istituti sociali e forme di vita sociale a difesa contro ogni deviazione di civilta' e mezzo di realizzazione di essa. Tale opera si esprimera' secondo lo spirito sociale cristiano(4), che e' spirto democratico, che e' spinta costruttiva di tutti i valori umani (5), che e' spirito di autentica solidarieta' tra le classi (6) e la funzione dello Stato come societa' politica, apparira' chiaramente come funzione di servizio a vantaggio della societa' universale e non posizione di dominio assoluto(7).



Di essa ne parla il Magistero ecclesiale :

Nota dei Vescovi del Triveneto su alcune urgenti questioni
di carattere antropologico e educativo
(1 Cfr. Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della Cei per la 36.a giornata 
nazionale per la Vita (2 febbraio2014) sul tema “Generare futuro”.

Noi Vescovi del Triveneto siamo quotidianamente raggiunti - soprattutto nell’incontro
con persone, famiglie, parrocchie e realta’ associative - da notizie e questioni preoccupanti che riguardano la vita delle persone in tutti i suoi aspetti. Una vita che - ne siamo consapevoli - e’ dono di Dio ed e’ cosa preziosa, ma e’ minacciata e resa fragile da molte cause.
In occasione della 36.a Giornata per la Vita desideriamo ribadire, in comunione con la
Chiesa italiana, la nostra preoccupazione per tante situazioni che contrastano la vita in tutte le sue fasi, dal concepimento alla nascita, dalla crescita alla piena maturita’, dal declino fino alla morte naturale. Tale preoccupazione diventa per la Chiesa impegno a continuare, insieme a tutte
le persone di buona volonta’, a sostenere la vita umana in ogni momento e in ogni circostanza, ribadendone l’inviolabile dignita’ ed offrendo concreti aiuti a chi vive fragilita’ e sofferenze.
Il perdurare della crisi economica ci spinge ad essere vicini a chi ha perso il lavoro, alle
famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani che non riescono a inserirsi nel mondo
produttivo. Vogliamo continuare con le nostre Chiese - in particolare attraverso le Caritas - l’opera di ascolto, aiuto, sostegno alle situazioni di difficolta’ e invitiamo tutti coloro che possono offrire occasioni concrete di lavoro a un di piu’ di generosita’ e di inventiva.
Consapevoli del venir meno di molte tutele sociali, incoraggiamo e ci impegniamo a
sostenere chi opera a favore dei molteplici disagi delle persone e delle famiglie. E ribadiamo in questa giornata l’appello a “generare futuro”, sostenendo concretamente quel desiderio dei
giovani sposi di generare figli che spesso “resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita”1.
Esprimiamo vicinanza a chi soffre per le condizioni - spesso non rispettose della dignita’
umana - di carcerato, profugo o straniero e invitiamo chi ne ha la responsabilita’ ad assumere i necessari interventi legislativi e amministrativi, assicurando contemporaneamente l’impegno della comunita’ cristiana verso queste sorelle e questi fratelli.
Senza trascurare tali aspetti di difesa e promozione della vita, sentiamo oggi in
particolare il dovere di soffermarci piu’ diffusamente su alcune questioni educative che
riguardano aspetti fondamentali e delicatissimi dell’essere umano, con numerose e
preoccupanti ricadute in ambito culturale, formativo, educativo e, quindi, politico della nostra societa’ (triveneta, italiana, europea) e che toccano e coinvolgono in modo diretto la vita delle persone, delle famiglie e della scuola.
Ci sentiamo cosi' in sintonia con il decennio che la Chiesa italiana sta dedicando al tema
dell’educazione e in piena consonanza con quanto papa Francesco ha di recente espresso con forza, mettendo in rilievo come la situazione attuale ponga dinanzi sfide sempre nuove e piu’ difficili: “Il compito educativo e’ una missione chiave!”
A questo riguardo, ci riferiamo al dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul possibile
inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti, ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, a taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera eta’, alle richieste di accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati meno “discriminanti” e, infine, al grave stravolgimento - potenziale e talora, purtroppo, gia’ in atto - del valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questa inedita situazione richiede a noi Vescovi, prima di tutto, e alle comunita’ ecclesiali di non venir meno ad un compito e ad una testimonianza di carita’ e verita’ che rappresentano il primo e concreto modo per servire e promuovere l’uomo e la vita buona nella nostra societa’. Ci sentiamo, in tal senso, sollecitati da Papa Francesco, il quale ci ha appena ricordato che “i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto
cio' che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dell’evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si puo’  piu’ affermare che la religione
deve limitarsi nell’ambito del privato…”.
Di fronte a quella che si configura come una vera “emergenza educativa”, noi Vescovi
avvertiamo la responsabilita’ e il dovere di richiamare tutti alla delicatezza e all’importanza di una corretta formazione delle nuove generazioni - a partire da una visione dell’uomo che sia integrale e solidale - affinché possano orientarsi nella vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza e perseguire la gioia e la felicita’ del compimento4.
Riaffermiamo, come prima cosa, la dignita’ e il valore della persona umana e poi la tutela e il rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilita’, nonché la necessita’ di continuare a combattere strenuamente ogni forma di discriminazione (di carattere religioso, etnico, sessuale) o, addirittura, di violenza.
Sottolineiamo, il grave pericolo che deriva, per la nostra civilta’, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della societa’.
Riconosciamo la “ricchezza insostituibile della differenza”5 - specialmente quella
fondamentale, tra “maschile” e “femminile” - e la specificita’ assoluta della famiglia come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore (…), dal riconoscimento e dall’accettazione della bonta’ della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita”; essa e’, davvero, la “cellula fondamentale della societa’, luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri”.
Su tale linea indichiamo anche due testi che, essendo espressione di una sana laicita’,
possono ben alimentare un sereno e positivo dibattito pubblico su questi temi: l’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e l’art. 29 della Costituzione repubblicana8.
Siamo, infatti, consapevoli che la differenza dei sessi e’ elemento portante di ogni essere
umano ed espressione chiara del suo essere in “relazione”; senza la comune salvaguardia delle “grandi differenze” vi e’ un grave e concreto rischio per la realizzazione di un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della societa’9.
Ribadiamo percio' – come espresso autorevolmente, anche di recente, dalla Santa Sede di
fronte al Comitato ONU della Convenzione dei diritti del fanciullo – il rifiuto di un’ideologia del gender ,  che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarieta’ dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico.
Invitiamo quindi a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel
continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le piu’ dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”, “famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
Difendiamo e promuoviamo il carattere decisivo - oggi piu’ che mai - della liberta’ di
educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti o istituzioni chiamati a coadiuvarli. E rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre piu’ spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni.
Sosteniamo e incoraggiamo l’impegno e lo sforzo di quanti, a vari livelli e su piu’ ambiti,
affrontano ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e positiva “laicita’”, tutte le piu’ importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la differenza sessuale, la liberta’ religiosa e di educazione.
La proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo decisivo
al bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti. E pur in un contesto di diffusa secolarizzazione, che insinua la tendenza a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo, come ricorda Papa Francesco “nessuno puo' esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimita’ delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e della societa’ civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini”.
Al termine di questa Nota, proponiamo ancora un passo dell’Evangelii gaudium che
spiega bene il senso della nostra riflessione e nel quale noi Vescovi ci ritroviamo in pieno perché tocca anche le delicate e importanti questioni antropologiche, culturali, formative ed educative qui menzionate e sottoposte sempre piu’ all’attenzione e all’approfondimento di tutti, noi per
primi:
“Amiamo questo magnifico pianeta e amiamo l’umanita’ che lo abita, con tutti i suoi drammie le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilita’ (…). Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore… il pensiero sociale della Chiesa e’ in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione
trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesu’ Cristo”
Condividendo con fiducia queste nostre riflessioni e indicazioni, in un momento grave
per il bene delle persone e della societa’, assicuriamo la nostra preghiera.

(I Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto
2 febbraio 2014, 
Festa della Presentazione del Signore e 36.A Giornata nazionale per la Vita).






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(1) G. TONIOLO, Indirizzi e concetti sociali all'esordire del secolo XX: Democrazia cristiana , Concetti e indirizzi, vol.2: O.O. serie 3,   vol.3, p. 99; vedi pure pp. 33-36; 83;93-94;97.
(2) ivi, p.103.
(3) ivi, p. 39.
(4) ivi, p.83.
(5) ivi, p. 97.
(6) ivi , p.93-94.
(7) ivi, p.99.......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................