Per non dimenticare il Beato Toniolo Giuseppe.
Alcune
osservazioni sulla dottrina di Toniolo.
L'abitazione di Toniolo |
Utopia
Democrazia
Civilta’
A Pieve di Soligo |
- La dottrina di Toniolo sembra presentare una concezione
che può parere in parte utopia.
Egli afferma che Dio vuole la società umana e vuole la
chiesa. Queste due realtà Dio non le vuole separate, ma coordinate; sicché la Chiesa
sia per la società e la società divenga Chiesa. Da tale volontà di Dio, egli
dice, l'ordine sociale diviene ordine sociale di civiltà: organico, gerarchico,
orientato ad un fine ultimo come ogni ordine sociale (1), armonico in quanto
risulta da tutti gli ordini sociali umani impegnti nella loro originale
missione di civiltà organicamente uniti e gerarchizzati. L'ordine sociale di civiltà
è autentico quando in esso la società respira e vive il divino: quando Cristo
sia il centro della società come lo è della storia e della civiltà, la civiltà
cristiana sia frutto e Dio il fine.
Fin qui la dottrina di Toniolo è impeccabile e
promettente: una visione profetica. Tuttavia egli dice altro..
Se nell'ordine sociale di civiltà la società ritorna a
Dio realizzando pienamente se stessa in Cristo,essa rivela in questa dinamica
l'immagine di una repubblica dei popoli fatti cristiani nella quale
rifioriranno gli ordini sociali cristiani e nella quale avranno la preminenza
di posizione i popoli latini, e, su tutti,l'Italia; il pontefice sarà la guida,
Gesù il centro, il re e il mediatore presso Dio (2).
Da quest'ultima idea di Toniolo scaturiscono quattro osservazioni.
+ Quell'affermazione di Toniolo può sembrare una
visione utopistica,qualora il "repubblica" sia inteso in senso
politico. Può sembrare una visione di un cristiano figlio del suo tempo che
aveva visto sorgere l'idea del neoguelfismo e, con la questione romana, l'intransigentismo
cattolico dell'Opera dei Congressi; ma questa impressione scade, quando si
pensi che Toniolo scriveva in un tempo in cui il movimento democratico poneva
in secondo ordine la questione romana.
Quella visione della "repubblica" può sembrare
allora un'aspirazione del movimento democratico: dovrà essere intesa in senso
simbolico, o,forse, nel senso sociale democratico cristiano del 'tutti per uno
ed uno per tutti”, o forse, infine, nel solo senso religioso: Cristo che dei
vari popoli fa un sol popolo animato dallo spirito democratico di giustizia,
carità cristiana espressa in una suprema solidarietà. Certo, tale visione può
apparire sospetta, poco promettente, superata, se non utopia; eppure è ancor
valida per il contenuto di fede escatologica che essa presenta e piace a chi,
considerando i problemi mondiali, aspira ad una pace universale. Ora la pace
nascerebbe solo da lì!...E' una visione profetica dunque.
+ Oggi si ama poco esaltare una nazione sulle altre
per il progresso della civiltà. Si guarda con sospetto un popolo che pretenda
di portare la civiltà agli altri popoli, quando si sa che ogni popolo ha un modo proprio di vivere la
civiltà.
Toniolo sapeva questo - come si è visto - e lo affermava;
tuttavia era certo che chi più ha,più deve! e che la civiltà nasce,cresce e si
sviluppa per una forza intrinseca che le viene da Cristo. Era convinto perciò
del compito più pressante che spettava ai popoli, da lunga data, impregnati di
civiltà cristiana, in vista della promozione della civiltà autenticai(3).
Era tuttavia il tempo delle guerre di conquista, delle
colonizzazioni armate...
Ma è ammissibile il sospetto che questo pensatore
cristiano, assertore del carattere eminentemente pacifico della civiltà
cristiana (4) volesse con ciò sostenere un tipo di imperialismo nascondendolo
sotto il nome di "primato nella promozione della civiltà"? Ciò
ripugna.
+ Si afferma che nella soluzione dei problemi
sociali e di civiltà non c'è una regola d'oro del passato cristiano(5); che non
c'è una realizzazione concreta del profano che sia la risposta cristiana definitiva.
Sembra dunque che Toniolo sia un nostalgico del passato,
legando le esigenze del futuro a soluzioni del passato. Ma sarebbe non aver colto
il pensiero di Toniolo pensarla così. Talora Toniolo può aver accentuato
istituzioni del passato, come le corporazioni: mai però le rivalutò tali e
quali. Rivalutò invece i fatti del passato, come le tradizioni migliori,che
adoperate con senso storico nel presente,promettono soluzioni concrete e
migliori per l'avvenire e che invece, scartate o disprezzate nel presente,creano
una rottura tale con un passato migliore che impedisce un futuro più
progredito(6).
+ Si dice ancora che nel cristianesimo non c'è
ogni soluzione: ci sono dei principi, degli esempi, delle possibilità. E
Toniolo su ciò è pienamente d'accordo. Egli infatti auspica fondamentalmente
solo questo: che la norma dell'attività umana corrisponda al vero bene
dell'umanità, permettendo all'uomo singolo e posto entro la società di
coltivare e attuare la sua vocazione integrale; ma afferma pure che ciò non è
possibile se si dimentica il cristianesimo storico: i suoi principi, i suoi
esempi, le sue possibilità. Toniolo forse ha solo il torto di aver rivendicato
al c±istianesimo il suo carattere storico al di sopra di quello teorico. Ma ciò
è un demerito? Del resto Toniolo ci ha voluto
dare proprio dei principi più che delle soluzioni immediate(7).
Leone XIII |
- Quanto alla democrazia da
lui proposta.
• Oggi ci si lamenta che il tipo di democrazia a regime
parlamentare puro, o regime parlamentare elettivo, manipolato da "blocchi
partitici, ha condotto ad una democrazia per nulla rispondente alle esigenze
della dignità della persona, la quale si sente manipolata e insoddisfatta nelle
sue reali esigenze ed incerta sul futuro(8). Si dà la causa di ciò ad un concetto
parziale di democrazia. Si è confusa la democrazia politica con la democrazia
sociale: la sostanza della democrazia è stata subordinata a ciò che di essa è
solo parte ; non si è capito il concetto di autorità e di libertà e il loro
rapporto.Si sente allora il bisogno di trovare un-nuovo "ancoraggio
"(9) per sanare il senso di sfiducia nato da questo parziale naufragio (10)della
democrazia: sembra che la comunità ecclesiale con la sua storia e li-bertà
abbia da dire una parola nuova su questo problema(11). Si invoca ancora una
"rivoluzione culturale" di fronte ad un'autorità che si fonda solo
"sulla prassi, o su rapporti di forza, o di diritto formale", senza
ura precisa coscienza di servizio alla società; si sostiene la necessità, del
"contro potere" di fronte ad un potere non veramente democratico; e
si prospetta un potere inquadrato in un nuovo sistema di valori
democratici(12).
E’ il caso di domandarsi allora se la chiarificazione, di
Toniolo circa la democrazia, se il suo dire che la vera democrazia nasce dalla
croce ed è servizio, se il suo porre alla base di ogni democrazia la democrazia
sociale, se la sua soluzione democraticopolitica, che prospetta una sociocrazia,
non sia la soluzione migliore alle incertezze del momento.
. Si invoca una democrazia che sia veramente a livello di
base, che investa tutti i campi della vita: da quello economico a quello
politico, a quello ecclesiale. Si propugna una"rivoluzione copernicana" che veda sorgere " i
consigli di fabbrica, di scuola, di quartiere, di caserma" i quali "sostituiranno
gradualmente i partiti politici"(13). Si sostiene la democrazia
"diretta", intesa come "la partecipazione cosciente operaia a
tutte le decisioni"(14). Ma questa "rivoluzione copernicana",
questa democrazia "diretta"... ha già trovato il suo ideologo in
Toniolo con il concetto delle „orrenda parola, ma necessaria…” Corporazioni,attive
nella vita del paese fino a formare una sociocrazia.
E’ interessante che oggi si chieda di liberare l'operaio
dallo sfruttamento, dall'eterodirezione, dall'alienazione,... con metodi tanto vicini
a quelli che prima non si vollero accettare nemmeno nel loro principio(16).
Toniolo ha portato dunque un contributo ideologico di
valore I
• Oggi si parla di democrazia come "potere degli
esclusi"(l7). E a questo già
pensava Toniolo, quando, presentando Georges Goyau e trattando della sua morte
riferiva le sue parole oscure dette prima di morire: "Pregate per i popoli
che non sono!"(18). Toniolo ha dato una risposta all'esigenza sfacciata di
oggi: la democrazia come potere violento degli esclusi, allorché tratteggiò
magistralmente le linee di una democrazia di civiltà: la democrazia ispirata al
vange lo, la Buona Novella per i popoli che non sono. Ma la sua dottrina non è violenta, né
distruttrice: non vuole la ri-voluzione per costruire sulle rovine; la sua
dottrina è fondamentalmente costruttrice. Costruttrice perché opposta al cohcetto di
democrazia saturo di odio di classe, come quello che appare da queste righe:
"La democrazia è frutto di una continua lotta della classe degli esclusi
contro la classe dei potenti ed è tanto più perfetta quanto più è classista,
cioè tesa ad individuare gli esclusi per dare loro tutto il potere contro gli
oppressori. La via per attuare la democrazia non può essere che il
sovvertimento rivoluzionario delle strutture attuali, mediante una lotta, che
contrapponga al potere del capitale il potere della forza del lavoro. Si tratta
dunque di far nascere dappertutto nuclei di contropotere, in modo che ogni
momento della lotta prefiguri le forme della futura società socialista" (
19). Queste righe sono colme di parole senza futuro duraturo, perché il futuro
non è distruzione, ma costruzione "con". La dottrina di Tonio lo è
invece costruttrice, è aperta al futuro ed è allora perenne. E' vero infatti, che "l'ingiustizia e
la violenza di un sistema non scompaiono da sole"(20); ma è pure Eha certo
che la violenza conduce a piangere sulle rovine di ciò che, pur valido, non è
più perché distrutto. La violenza infatti oltrepassa la ragione: lo conferma la
storia dell'uomo, e contro i fatti non ci sono argomenti! E’ pure vero che già nel secolo scorso di
fronte al problema sociale ed economico da risolvere si prospettò la
rivoluzione anarchica e distruttrice per rifare sulle rovine fumanti di odio
ciò che il disimpegno delle classi privilegiate si era rifiutato di fare; ma è
vero pure che proprio allora il movimento democratico cattolico, a cui si
ispirò Toniolo e di cui fu ideologo in
Italia, si mosse e prospettò la soluzione del problema, partendo dall'autoelevazione
e, attraverso una educazione e riforma tenace partita dal basso, ha costruito
organismi sociali e organizzato a dignità di classe chi non era nulla nel piano
sociale ed ha aperto le classi al senso della solidarietà e del servizio,
introducendo una democrazia, che,solo in quanto non è attuata o in quanto non è
compresa, è osteggiata e diffidata: la
democrazia del vangelo, che ora disperatamente si cerca.
La
Civilta’
- La dottrina
di Toniolo sulla civiltà è il risultato di tutto il suo piano di studio. Essa è il vertice della sua opera di studioso,
quella che lo ha fatto entrare più a fondo nel campo scientifico e lo ha
indicato come uno dei maestri, se non il fondatore, della scuola sociologica in
Italia.
E’ dottrina etico-filosofica, illuminata dal vangelo e
comprovata dai fatti in larga misura; essa deve stare alla base di ogni azione
sociale - così la pensava Toniolo- e fu quindi la guida della sua stessa azione
apostolica e sociale.
Ogni problema economico, civile, politico risaliva per
Toniolo ad un problema etico-religioso(2l). La storia,che è di grande aiuto
all'economia, gli poneva di fronte il cristianesimo generatore di un mondo
nuovo di idee e di energie; gli indicava inoltre nella Chiesa l'apportatrice
della civiltà.
Nella scienza filosofica scorgeva un'alleata, capace di
aprire la via alla scoperta di un bisogno di assoluto e, al di là di esso,
l'esistenza di quel valore assoluto ricercato.
Al di sopra della scienza trovava una luce per non
smarrirsi: la fede. Riconosceva
infine nelle parole di Cristo "quando sarò elevato tutto trarrò a
me!", il "lampo che dà unità a tutta la storia della
civiltà"(23). Egli incentrava così
tutta la sua dottrina sociale e tutta la realtà in Cristo e proclamava Cristo
fine della persona e della società, chiave della storia e fulcro della civiltà.
Avveniva così che lo scienziato incontrasse il cattolico e Toniolo divenisse un
apologeta.
Toniolo richiamava ogni uomo ed ogni gruppo sociale alla
realtà predicata dal vangelo e sperata dal popolo credente che è la Chiesa.
Egli affermava che la persona e la società intera avrà la salvezza entrando in
una storia, in una vita, in una esperienza nuova: quella cristiana.
Poneva con chiarezza questo messaggio: 'Il cristiano nel
mondo non deve costruire la sua vita spirituale secondo i dettami del secolo
nel quale vive, ma seguendo quelli dati dalla Chiesa, in cui Cristo rimane
sorgente di santità; deve d'altra parte strutturare la sua vita sociale su due
dimensioni convergenti: la dimensione umana, che gli è propria e nella quale
vive, e la dimensione divina, che è quella a cui è chiamato e che gli viene da
Dio attraverso la Chie sa. Sicché Cristo sorgente di una nuova interiorità
umana è anche motivo di ogni autentico progresso di civiltà.'
Appare perciò l'idea di civiltà cristiana; e si delinea
la figura del laico. E' quest'ultima la visione di un uomo inserito nel mondo,
come ogni altro uomo; inserito nella vita sociale e nell'impegno per il
progresso civile; senza alcuna particolarità che lo distingua, se non quella di
rispecchiare nella sua vita le esigenze del Regno. Il laico appare colui che ha
come primo campo d'azione il mondo in cui vive e che deve elevare (santificare),
sicché l'autonomia del secolare sia coordinata all'ultimo risultato finale a
cui è destinata la storia e la realtà: tutto sia ricapitolato in Cristo (24).
Da queste convinzioni
e nuovi orientamenti della vita personale e sociale Toniolo deduceva il
verificarsi di due conseguenze concrete.
La prima, una vita storica ricca di valori (civiltà) posta
al servizio degli umili, con cui condividere la realtà sociale (ordine sociale
democratico). La seconda conseguenza doveva essere quella di vivere Cristo in
una società redenta (ordine sociale cristiano): sicché le persone e i gruppi
sociali, animati da una sola fede, speranza e amore, costituissero il corpo
visibile di Gesù,iniziando già,in germe, ad essere la comunità perfetta dei
tempi lontani, quelli ultimi, in cui saremo nell'amore di Dio(25) (ordine
sociale di civiltà cristiana),
Tutta la dottrina di Toniolo sulla società e sulla
civiltà è dunque la costruzione di un credente. Per l'ateo e per il razionalista
Toniolo non può interessare: le sue parole hanno alcunché di insignificante o,
al più, sono un tentativo filosofico-scientifico, un'ipotesi tra le tante,
ricca per di più di alquanto romanticismo(26} Per il credente le affermazioni di
Toniolo sono invece un'inquietudine; per il cattolico sono una rivelazione; per
chi l'ha accostato furono invito ad un impegno di vita cristiana più
profondamente vitale e costruttrice di un mondo fatto nuovo, più civile(27).
la coppia Toniolo |
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(1)Il bene comune ; la civiltà
universale.
(2)G. TONIOLO, L'Eucaristia e il risorgimento sociale: 0.0., Serie V,
vol. 1,p.78.
(3) G. TONIOLO, Programma della Rivista internazionale..., op. cit., l.
cit., p. 136.
(4) G. TONIOLO, Per la concordia della coscienza pubblica:0.0., Serie
IV, vol. 2, p. 316.
(5) KARL RAHNER, Missione e grazia, Roma, Ed. Paoline, 1964,pp.17-25
(6)Per questo appare un pò eccessivo il titolo: "Il mito
corporativo in
G. SPADOLINI, L’opposizione cattolica, Firenze, Vallecchi, 1954,pp.243-261.
(7) VITO F., Gli scritti politici di Giuseppe Toniolo: Vita e pensiero,
40 (1957) 837.
(8)QUINZIO S., L'antico discorso dei rapporti fra autorità e libertà:
Momento, 21(1969) 23-24.
(9)GAETANO MOSCA, Teorica dei governi e governo parlamentare,Milano,
Ed. Giuffré, 1968. Citato da QUINZIO S.,
art, cit., pp. 22-24.
(10)QUINZIO S., art. cit..pp. 23-24: " si resta ancorati e si
finge di credere a un sistema nel quale non è più possibile credere... questa
coscienza divisa... è il rischio più grave per il futuro.”.
(11)QUINZIO S., art. cit.,p. 24.
(I2)A. MESTI, I valori autentici
della base : Momento, 21 (1969) 26.
(I3)G. ZANI, Una democrazia a
livello di base: Momento,21(1969)28-30.
(14) R. INEELISE, La democrazia diretta: Momento, 21 (1969) 16.
(I5) lbid., p. 20.Toniolo però rifiuta il concetto di
"lotta", quale è asserita da questa scrittrice, da socialisti e da
comunisti. Afferma invece "Dare ai sindacati dei lavoratori la capacità di
condeterminare la linea della politica economico sociale
!",cfr.:DONAT CATTIN al congresso della UIL maggio 1969: L'Osservatore Romano,
251(33229), 30 maggio 1969,p.6.
(16)"Il mito corporativo"»cfr.:G. SPADOLINI, L'opposizione
cattolica, Firenze,
Vallecchi,1954, pp.243-261.
(17)P. ICHINO, La democrazia come potere degli esclusi: Momento, 21 (1969)
30-34.
(18)Purtroppo la fonte della citazione mi è sfuggita.
(I9)P. ICHIHO, art. cit., p. 34.
(20) Ibid., p. 34.
(21) G. TONIOLO, L'Unione fra le donne cattoliche d'Italia: 0.0.,Serie
IV, vol.3,p.299: "qualunque rinnovamento ha origine da un ridestarsi della
pietà religiosa, fonte ed alimento di fede e di carità, nonché di ogni
operosità salutare e progressiva".
G. TONIOLO, La genesi storica dell'odierna crisi sociale econonomica.:0.0.,
Serie I, voi. I, p.I93: la "degenerazione dell'ordine sociale cristiano e’
prodotta da un pervertimento delle dottrine sociali del cristianesimo e quindi da
una degenerazione degli ordini politici preceduta e accompagnata da una degenerazione
dell'ordine etico giuridico che infine si ripercuote nella degenerazione
dell'ordine economico". Ogni problema economico è allora destinato a farsi
problema giuridico-citvile, politico, soaiale, etico, religioso.
(22)Jo. 12,32.
(23)Da un foglio inedito riportato da:E. DA PERSICO, La vita di
Giuseppe Toniolo, Mantova, Ed, Gruppo Buona Stampa, I929, p.77.
(24)E’ la visione del laico oggi tanto cara! cfr.:G.M.GIORDANO, La
teologia spirituale del laicato nel vaticano II., Roma, Ed. "La civiltà
cattolica", /I970/,2I4 p.
(25)Hebr. 12,23.
(26)"L'idealista impenitente, che da dieci anni ci ricanta quasi
con le stesse parole un canto palingenesiaco, che nell'economia, nella
filosofia della storia, nella tattica dei partiti porta ed applica con immensa
fiducia i rigidi criteri dell'assoluto".Cfr.:ROMOLO MURRI: Coltura
sociale, 16 giugno I903; citato da E. DA PERSICO, La vita di Giuseppe Toniolo,
Mantova, Ed. Gruppo
Buona Stampa, I928, p. 208.
(27)Per noi possono essere un valido commento alla Lettera apostolica
di SS. Paolo VI per l'ottantesimo anniversario della Rerum Novarum,14 maggio
1971. Ciò può avvenire per parecchie affermazioni che troviamo nel documento
magisteriale. Lì ove parla della società politi-
ca; della rinascita delle utopie e dell'impegno del cristiano abitato
da una forza che lo sollecita a sorpassare ogni sistema e ogni ideologia; dell’ambiguita’
del progresso, dimentico dello sviluppo della qualità e della verità dei rapporti
umani, come della crescita della responsabilità; lì ancora ove parla della
giustizia nella ripartizione dei beni, della promozione dello sviluppo in ogni
paese, della priorità del dovere internazionale; lì ove si asserisce la necessità
dell'amore e della disponibilità al servizio; del passaggio dalla cruda
economia internazionale alla politica economica e sociale internazionale; del
potere politico armonizzato all'autonomia e alla libertà del singolo; del
dovere di ogni cristiano di dare una risposta evangelica di carità e servizio
ai problemi in cui vive ; della necessità di inventare nuove forme di
democrazia, impegnando ciascun uomo in una responsabilità comune e facendo dei
gruppi umani delle comunità di partecipazione; lì infine ove fa un richiamo continuo
a perdersi nel Risorto.
Cfr.: PAOLO VI, Octogésima adveniens : L'Osservatore Romano, 111(33690),15
maggio I97I, pp.4-6.
Le affermazioni di Toniolo sono anche una convinta riflessione sulla
originalità dell'apporto cristiano a vantaggio di una trasformazione positiva
della società: si addicono bene all'asserto del Vaticano II: COSTITUZIOHE
PASTORALE, Gaudium et Spes,11: A.A.S.,58(1966)1033.