11 dicembre 2021, Giornata ei diritti umani.
Oggi,
11 dicembre 2021,nel mondo si vive la giornata del rispetto dei diritti umani. Questo
avviene negli stati ove il clima sociale e politico rispetta la democrazia.
Negli Stati Uniti la giornata dei diritti umani, si accompagna ad un fatto significativo: si chiude il summit virtuale per la democrazia voluto da Biden, che chiude i lavori.
E’ utile e significativo, in questa circostanza, ricordare
il pensiero del Beato Giuseppe Toniolo sul concetto di democrazia e delle
indicazioni che lui prospetta come linee della sua attuazione.
Se
consideriamo anche i discorsi recenti del Papa
Francesco, come il discorso alle Settimane sociali, come a quella
svoltasi recentemente che toccava in qualche modo questo argomento, cogliamo
somiglianze formidabili con il pensiero del sociologo Toniolo. La fonte di
ispirazione di entrambi infatti è il Vangelo.
Riguardo
a Toniolo
.
La democrazia di Toniolo
Oggi ci si lamenta che il tipo di democrazia politica a regime parlamentare puro, o regime parlamentare elettivo, manipolato da blocchi partitici ha condotto ad una democrazia per nulla rispondente alle esigenze della dignità della persona, la quale si sente manipolata e insoddisfatta nelle sue reali esigenze e incerta sul futuro(2). Si dà la causa di ciò ad un concetto di democrazia parziale.Si è confusa cioe’ la democrazia politica con la democrazia partecipata,sociale: la sostanza della democrazia è stata subordinata a ciò che di essa è solo parte: non si è capito il concetto di autorità e di libertà e il loro rapporto. Si sente allora il bisogno di trovare un nuovo «ancoraggio» (3) per sanare il senso di sfiducia (4) nato da questo parziale naufragio della democrazia: sembra che la comunità dei credenti con la sua storia e con la libertà, che le viene da Cristo, abbia da dire una parola nuova su questo problema (5).
Si invoca, ancora, una «rivoluzione culturale» di fronte ad un'autorità che si fonda solo su rapporti di forza o di diritto formale, senza una precisa coscienza di servizio alla società; si sostiene la necessità del «contro potere» di fronte ad un potere non veramente democratico; e si prospetta un potere inquadrato in un nuovo sistema di valori democratici (6).
È
il caso di domandarsi allora se la chiarificazione di Toniolo circa la
democrazia, se il suo dire che la vera democrazia nasce dalla croce ed è
servizio, se il suo porre alla base di ogni democrazia la democrazia sociale
illuminata dalla fede, se la sua soluzione democratico-politica che prospetta
una “sociocrazia”, non sia la soluzione migliore alle incertezze del momento.
Si
invoca una democrazia che sia veramente al livello di base, che investa tutti i
campi della vita: da quello economico a quello politico, a quello ecclesiale.
Si propugna una «rivoluzione copernicana» che veda sorgere i consigli di
fabbrica, di scuola, di quartiere, di caserma, i quali gradualmente diano
maggior significativita’, garanzia e valore ai partiti politici (7).
Si
sostiene la democrazia diretta, intesa come «la partecipazione cosciente
operaia a tutte le decisioni» (8).
Ma
questa «rivoluzione copernicana», questa «democrazia diretta»,... ha già
trovato il suo ideologo in Toniolo con il concetto di sociocrazia politica.
È
interessante che da alcuni si chieda di liberare l'operaio dallo sfruttamento,
dall'eterodirezione, dall'alienazione..., con metodi (9) tanto vicini a quelli
che prima non si vollero accettare, nemmeno come esempio (10).
Toniolo
ha portato un contributo ideologico di valore!
Si
e’ iniziato a parlare di democrazia come «potere degli esclusi» (11). E a
questo già pensava Toniolo quando presentando Georges Goyau e trattando della
sua morte riferiva le sue parole oscure dette prima di morire: «Pregate per i
popoli che non sono!». Toniolo ha dato una risposta all'esigenza sfacciata di
oggi: la democrazia come potere violento degli esclusi, allorché tratteggiò
magistralmente le linee di una democrazia di civiltà: la democrazia ispirata al
Vangelo, la Buona Novella per i popoli che non sono.
Ma
la sua dottrina non è violenta, né distruttrice: non vuole la rivoluzione per
costruire sulle rovine; la sua dottrina è fondamentalmente costruttrice.
Costruttrice perché opposta a quel concetto di democrazia saturo di odio di
classe, come quello che apparve da queste righe: «La democrazia è frutto di una
continua lotta della classe degli esclusi contro la classe dei potenti ed è
tanto più perfetta quanto più classista, cioè tesa ad individuare gli esclusi
per dare loro tutto il potere contro gli oppressori. Si sosteneva perciò
recentemente che la via per attuare la democrazia non può essere che il
sovvertimento rivoluzionario delle strutture attuali, mediante una lotta, che
contrapponesse al potere del capitale il potere della forza del lavoro. Si
tratterebbe dunque di far nascere dappertutto nuclei di contro-potere, in modo
che ogni momento della lotta prefiguri le forme della società socialista» (12).
Parole
che anticiparono la pseudo-ideologia e la lotta armata della Brigate Rosse.
Queste
righe sono colme di parole senza futuro, perché il futuro non è distruzione, ma
costruzione «con».
La
dottrina di Toniolo è invece costruttrice, è aperta al futuro, è allora
perenne.
È
vero infatti che «l'ingiustizia e la violenza di un sistema non scompaiono da
sole» (13); ma è pure certo che la violenza conduce a piangere sulle rovine di
ciò che, pur valido, non è più perché distrutto. La violenza infatti oltrepassa
la ragione: lo conferma la storia dell'uomo, e contro i fatti non ci sono
argomenti! Se è vero che nel millennio scorso, di fronte al problema sociale ed
economico da risolvere, si prospettò la rivoluzione anarchica e distruttrice
per rifare sulle rovine fumanti di odio ciò che il disimpegno delle classi
privilegiate si era rifiutato di fare, è pure vero che, proprio allora, il
movimento democratico cattolico, a cui si ispirò Toniolo e di cui fu ideologo
in Italia, si mosse e prospettò la soluzione del problema partendo
dall'autoelevazione e, attraverso una educazione e riforma tenace partita dal
basso, ha costruito organismi sociali e ha organizzato a dignità di classe chi
non era nulla sul piano sociale ed ha aperto le classi al senso della
solidarietà e del servizio, introducendo una democrazia, che, solo in quanto
non è attuata o in quanto non è compresa, è osteggiata e diffidata: la democrazia
del Vangelo, che ora disperatamente si cerca.
NOTE
(1)
G. MORRA, Antropologia cristiana e impegno politico: Studi cattolici, 104
(1969) 755-761.
(2)
S. QUINZIO, L'antico discorso dei rapporti fra autorità e libertà: Momento, 21
(1969) 23-24.
(3)
G. MOSCA, Teorica dei governi e governo parlamentare, Milano, Ed. Giuffrè 1968.
Citato da S. Quinzio, art. cit., pp. 22-24.
(4)
S. QUINZIO, art. cit., pp. 23-24: «si resta ancorati e si finge di credere a un
sistema nel quale non è più possibile credere... questa coscienza divisa è il
rischio più grave per il futuro».
(5)
S. QUINZIO, id., p. 24.
(6)
A. MESTI, / valori autentici della base: Momento, 21 (1969) 26.
(7)
G. ZANI, Una democrazìa a livello di base: Momento, 21 (1969) 28-30.
(8)
R. INFELISE,, La democrazia diretta: Momento, 21 (1969) 16.
(9)
R. INFELISE, id., p. 20.
(10)
G. SPADOLINI, L'opposizione cattolica, Firenze, Vallecchi, 1954, pp. 243-261.
(11)
P. ICHINO, La democrazia come potere degli esclusi: Momento, 21 (1969),
pp.
30-34.
(12)
P. ICHINO, art. cit., p. 34.
(13)
Ibid., p. 34.
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