Verso una nuova finanza
Attualmente si riconosce che si sta diffondendo una situazione finanziaria critica; anche il Magistero di Papa Francesco è intervenuto nella questione con un documento: «Oeconomicae et Pecuniariae Quaestiones» (Opq) è un documento – reso di dominio pubblico il 17 maggio 2018.
La situazione e il problema
Da un articolo di Stefano Zavagnini ( 12 giugno 2018)
Il testo della Congregazione per
la Dottrina della Fede «Oeconomicae et Pecuniariae Quaestiones» offre spunti
per un discernimento etico sul sistema attuale e offre soluzioni per il bene
comune.
«Oeconomicae et Pecuniariae
Quaestiones» (Opq) è un documento – reso
di dominio pubblico il 17 maggio 2018.
Si legge al n. 5: “La recente crisi finanziaria poteva
essere l’occasione per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria, neutralizzandone
gli aspetti predatori e speculativi e valorizzandone il servizio all’economia
reale”.
Il punto centrale
dell’argomento sviluppato nel Documento è l’affermazione del principio secondo
cui etica e finanza non possano continuare a vivere in sfere separate.
Ciò implica il
rigetto della tesi del Noma ( Non Overlapping Magisteria) per
primo formulata in economia nel 1829 da Richard Whateley, cattedratico
all’Università di Oxford e vescovo della Chiesa Anglicana. Secondo questa
tesi, la sfera dell’economia va tenuta separata sia dalla sfera dell’etica sia
da quella della politica.
L’accettazione del principio del Noma è derivato dall’accoglimento
dell’assunto antropologico (di ascendenza Hobbesiana) dell’homo homini
lupus, posto a fondamento della figura dell’homo oeconomicus.
Ben diverso è l’assunto antropologico da cui parte il
paradigma dell’economia civile – fondato da Antonio Genovesi nel 1753 a Napoli
– che riconosce che homo homini natura amicus.(«L’uomo è per natura
amico dell’altro uomo»).
Seconda novità di rilievo del Documento è la rilevanza
attribuita al principio della responsabilità adiaforica, di cui quasi mai si fa
cenno. Il par.14 recita: «Ad li là del fatto che molti operatori siano
singolarmente animati da buone e rette intenzioni, non è possibile ignorare che
oggi l’industria finanziaria, a causa della sua pervasività e della sua
inevitabile capacità di condizionare e di dominare l’economia
reale, è un luogo dove gli egoismi e le sopraffazioni hanno un potenziale di
dannosità della collettività che ha pochi eguali».
È questo un esempio notevole di struttura di peccato,
come la chiamò, per primo nella Dottrina Sociale della Chiesa, Giovanni Paolo
II nella sua Sollecitudo Rei Socialis (1987).
Non è il solo operatore di borsa, o banchiere o uomo
d’affari ad essere responsabile delle conseguenze delle azioni che pone in
atto. Anche le istituzioni economiche, se costruite su premesse di valore
contrarie ad un’etica amica dell’uomo, possono generare danni enormi a
prescindere dalle intenzioni di coloro che in esse operano.
Per meglio comprendere la ragione di ciò, conviene
fissare l’attenzione su una caratteristica specifica della nuova finanza.
Essa è l’impersonalità dei contesti di mercato, la
quale oscura il fatto che da qualche parte vi è sempre un qualcuno sull’altro
lato dell’affare.
Accade così che ognuno svolge il suo ruolo separando
la propria azione dal contesto generale,
rifiutandosi di accettare che, anche se solo amministrativamente, era parte
dell’ingranaggio generale.
Inoltre, la
nuova finanza tende ad attrarre le persone meno attrezzate dal punto di vista
etico, persone cioè che non hanno scrupoli morali e soprattutto molto avide.
Si deve intervenire.
Il Documento «Oeconomicae et Pecuniariae
Quaestiones» (Opq), di conseguenza, prende definitiva ed esplicita posizione
contro la tesi della doppia moralità.
Per capire di
che si tratta conviene partire dal saggio di Albert Carr,
'Is business bluffing ethical?' pubblicato sulla prestigiosa Harvard
Business Review nel 1968. È questo il saggio che, più di ogni altro,
ha guidato fino ad oggi la riflessione etica nel mondo degli affari. Vi si
legge che l’uomo d’affari di successo deve essere guidato da «un diverso
insieme di standars etici», poiché «l’etica degli affari è l’etica del gioco
[d’azzardo], diversa dall’etica religiosa».
Assimilando il business al gioco del poker, il noto
economista americano conclude che «gli unici vincoli di ogni mossa nel business
sono la legalità e il profitto.
Ne consegue che “se qualcosa non è illegale in senso
stretto ed è profittevole, allora, è eticamente obbligante che l’uomo d’affari
lo realizzi”.
Questo
è un assurdo etico…
Che fare per
cercare di invertire la situazione?
Parecchie le proposte – tutte realizzabili – che
vengono avanzate.
Delle tre principali strategie e cioè quella
rivoluzionaria, quella riformista, quella trasformazionale con le quali si può
cercare di uscire dalla crisi quale è l’attuale –,
il Documento Opq sposa, in linea con il Magistero di papa Francesco, la terza.
Si tratta di
trasformare – non basta riformare – interi blocchi del sistema finanziario che
si è venuto formando nell’ultimo quarantennio, e cioè
riportare la finanza alla sua
vocazione originaria:
servire
il bene comune della civitas che
è la «città delle anime», a differenza dell’urbs che è la «città delle pietre»(Cicerone).
È questa
la strategia che vale, a un tempo, a scongiurare il rischio
sia di utopiche palingenesi
sia del misoneismo, che
è l’atteggiamento tipico di chi detesta la novità e osteggia l’emergenza del
nuovo.
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Riflettendo su questo, pare importante un cenno suToniolo e la sua dottrina circa l'economia .
L’economia deve essere etica nelle sue varie manifestazioni affermò il Beato Giuseppe Toniolo il 23 dicembre 1873, quando tenne la prolusione al corso di libera docenza sul tema
„Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche”.
Nello
scritto " Se io fossi un riformatore sociale..." ( in " L'Italia
reale", Torino 1 maggio 1894, numero unico; in Concetti e
indirizzi, vol. 1: O.O., Serie 3, Sociologia e problemi sociologici
contemporanei, vol.2, pp. 237-242) afferma che, sentendo nelle sue membra la stanchezza dell'eta', vive tuttavia la giovinezza
nel suo spirito .
E questo spirito giovane gli propone un ideale di
rinnovamento sociale eminentemente democratico e cristiano basato sulla legge
del lavoro e sulla dignita' della persona umana, che esige uguaglianza,
liberta',
fratellanza e il riconoscimento del merito personale affermato dal
lavoro.
Dice che la sua esperienza gli fa riscontrare che la riforma dell'ordine sociale nei suoi vari aspetti economici, finanziari, sociali , politici,civili e morali nasce dalla giustizia, dalla liberta', dalla carita' espressa nell' uguaglianza
e fratellanza, nel riconoscimento del merito personale avvalorato dalla
dignita' del lavoro.
Scopre e afferma inoltre che tutte queste ralta'-valori
sono state attuate nella storia dal Cristianesimo e sostenute dalla Chiesa, che
sono anzi esigenze proprie nel cristianesimo e quindi conclude che l'ordine
sociale autentico del quale fa parte l’economia e la finanza, non puo' che essere
etico, per di più, non può che essere animato dal Vangelo: cristiano;
rispettoso quindi della persona, della società, e dei valori umani vissuti
nella giustizia e carità insegnata da Gesù, sicché il più forte sia a servizio
del più debole.
Consapevole tuttavia
che „ da un lato l’economia dipende dalla società…, ma che dall’altro lato è
noto che l’economica sia corrotta e porti a deviare e compromettere i suoi fini
politici, morali e religiosi…”(cfr.: G: Toniolo, Alcune linee e quesiti di un
programma di economia sociale cristiana”,
O.O., serie 2, vol.2, p.373), per superare questa situazione di crisi
egli offre: il suo pensiero, l’opera di formazine dei giovani universitari e il
suo impegno sociale.
La
linea di Toniolo è duque quella della formazione della persona per la realizzazione
di una economia attenta all’uomo: un'economia rispettosa dell'etica ed in linea con la civiltà umana democratica, che non può che essere cristiana.
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