Giampiero Moret, scrive su l'Azione dell' 8 gennaio 2012, settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto, circa Toniolo e la sua attivita' sociale e politica. Afferma
Il ruolo della Chiesa
... Questo impegno sociale in nome della fede non poteva non risentire della visione dei rapporti della Chiesa con il mondo, tipica di quel tempo. Molto diversa, per intenderci, da quella che sarebbe maturata con il Concilio Vaticano II. Il contatto della Chiesa con il mondo plasmato dalla modernità avvenne mantenendo tutta la diffidenza nei suoi confronti. Si cercò di inserirsi in esso, non solamente con azioni caritative, ma anche sforzandosi di capire le cause dei mali sociali in modo da proporre dei rimedi efficaci, ma si entrò con la convinzione che tutto quello che era stato fatto in questi secoli di grandi cambiamenti, era tutto sbagliato. Non c'era atteggiamento di dialogo.
Sorge spontaneo il dubbio a chi abbia letto il Toniolo, che questo modo di vedere il Toniolo sia alquanto riduttivo. Per questo desidero precisare la visione di tale figura come l'ho percepita nello studio delle sue opere e della sua vita.
Il mio approfondimento seguira' questa linea:
Posizione di Giuseppe Toniolo nella Chiesa e nella societa' del suo tempo.
a) Rapporti tra Stato e
Chiesa
Nei primi anni di vita unitaria
il governo nazionale credette di risolvere la Questione Romana
togliendo al Papa tutto il territorio e regolando i rapporti con la Santa Sede attraverso
la legge dello Stato italiano, la cosiddetta «Legge
delle Guarentigie» dell'11 maggio 1871, senza
accordi bilaterali e senza intervento di altri Stati. Sperò che le condizioni
imposte sarebbero state accolte dal Pontefice e da tutti i cattolici, ma la Santa Sede considerò
tale trattato inaccettabile. Intanto le leggi contrarie agli Ordini Religiosi,
ai quali non si riconosceva più la personalità giuridica mentre se ne
confiscavano i beni, si susseguivano in quegli anni suscitando proteste in
coloro che avevano appoggiato
il moto unitario.
Quando le leggi eversive del 7 luglio 1866
(soppressione degli Ordini Religiosi rimasti dopo il 1855) e del 15 agosto 1867
(soppressione della maggioranza degli enti ecclesiastici e incameramento dei
loro beni) vennero estese alla provincia di Roma, in data 19 giugno 1873,
s'accrebbe l'indignazione dei cattolici. Infatti gli impegni ufficialmente
assunti dal Governo (Memorandum di
Visconti Venosta del 29 agosto 1870) erano stati apertamente violati
b)
Intervento dei cattolici
Non tutti i cattolici erano disposti a subire ed attendere. Si
venne quindi ben presto manifestando la tendenza ad un intervento nella vita
italiana delle forze cattoliche. Due forme di intervento in difesa della Chiesa
erano allora possibili:
- accettare il nuovo stato di cose
ed inserirvisi, o combattere nei modi e nelle forme da esso offerte
per il trionfo della giusta causa,
- rifiutare tutta la nuova realtà
organizzando un grande movimento di opposizione.
Con questa alternativa il gruppo
cattolico bolognese iniziò una serie di tentativi per la costituzione di una
grande organizzazione cattolica nazionale da contrapporre allo Stato liberale,
per imporre a questo il rispetto della fede e della Chiesa :
1866 Azione
Cattolica Italiana [BO];
1868 Gioventù di Azione Cattolica
Italiana, di cui
furono iniziatori Mario Fani [Viterbo] e Giovanni Acquaderni [Bologna]).
Lo spirito intransigente di quel
pugno di uomini informò le associazioni cattoliche nate, per sua iniziativa, in
Italia tra il 1865 e il 1875.
Il 2 ottobre 1871 ai cattolici radunati a Venezia
il bolognese dott. Carlo Cazzani annunciò che il Consiglio superiore della
Gioventù cattolica si costituiva in comitato promotore del Primo Congresso
Cattolico Italiano.
Questo si svolse a Venezia dal 12 al 16 giugno 1874. Nel secondo congresso, che si
tenne a Firenze nel settembre 1875, fu definitivamente costituita l'Opera
dei Congressi e dei Comitati Cattolici per riunire tutte le loro forze. Così la corrente
intransigente si affermava attraverso queste organizzazioni.
Nel 1874 il Papa aveva dichiarato
esplicitamente non opportuna {non expedit) e illecita la partecipazione dei
cattolici italiani alle elezioni politiche.
Non tutti i cattolici, tuttavia,
approvavano l'atteggiamento di radicale opposizione al liberalismo nazionale.
Questa tendenza sembrò trionfare agli inizi del pontificato di Leone XIII, che tentò una
politica nuova nei riguardi dello Stato Italiano, politica da lui perseguita
almeno fino al 1887. Anche molti Vescovi tentarono questa politica di
conciliazione (es.: Mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona e Mons.
Giuseppe Sarto, vescovo di Mantova), mentre insistente si faceva la richiesta
della cancellazione del «non expedit».
Ma il 14
luglio del 1887 si ebbe la legge abolitrice delle decime
sacramentali ed il 17 luglio 1899 la legge di laicizzazione
delle Opere Pie.
Falliti i tentativi di
accostamento al nuovo Stato, i cattolici italiani sarebbero passati in maniera
ancor più accentuata dalla posizione difensiva ad una fase di espansione e di
conquista, finché, con una mutata situazione politica (davanti al problema
del socialismo alle porte si poteva restare spettatori inerti?) si fece strada
la «democrazia cristiana» di Romolo Murri (1870-1944) con
conseguente conflitto tra i democratici cristiani e l'Opera dei Congressi di
cui era presidente G. B. Paganuzzi di Venezia.
L'uomo che tentò di conciliare il
vecchio ed il nuovo fu il sociologo cattolico Giuseppe Toniolo (Treviso 1845 -
Pisa 1918).
Apparirà poi la figura di Luigi Sturzo (Caltagirone 1871 - Roma
1958), fondatore, poi, del Partito Popolare Italiano.
L'impegno politico di Toniolo.
1
Il sentimento patrio,assorbito dal padre(79) e dall'ambiente studentesco veneziano(80), e il suo impegno scientifico- sociale(81) si tradussero in lui in quell'impegno civico , che e’ di fatto la vera politica, perche’ partecipazione attiva alla vita cittadina (polis). Il cristiano anche se non fa politica nel senso suo proprio, vive il suo dovere civico come esigenza di fede con impegno ed intensità: il cristiano è cioè in uno stato di vita che e’ di fatto impegno politico(82). Toniolo fu cristiano integrale e non fece della politica, ma visse il suo dovere civico come un dovere politico ( animazione della polis/citta’) frutto della sua fede, del suo studio e del suo amore agli insegnamenti sociali della Chiesa(83).
E’ in questo contesto che si deve far risalire una duplice attivita' di Toniolo: quella di uomo d'azione cattolica sociale e quella di animatore della democrazia cristiana in Italia. Furono due impegni intrecciati nell'unica realtà personale di un cittadino credente; due realizzazioni di una cellula vivente nella 'polis', che e’ inserita nel piano storico provvidenziale di civiltà; due attività concrete di uno studioso cristiano, che personalmente era votato all'opera scientifica (84), ma che nondimeno fecero li lui per questo l'incarnazione dell'uomo autenticamente “politico”. L'idea di democrazia, che si fa impegno democratico, porta l’impronta del suo pensiero ed azione. L'idea di "democrazia", già rivendicata come intuizione da attribuire ai cattolici dal deputato Helleputte nel congresso di Malines del 1891, era da lui derivata dalla conformita’ al Vangelo (85). Quell’idea creò tra i cattolici fuori d'Italia una sistemazione ideologico-sociale, che, denominata nel 1893 da Vehaegen in Belgio "democrazia cristiana" (86) entusiasmò Toniolo (87) che si votò a quell'idea ancor più perche’ essa gli appariva come una irradiazione delle idee della Rerum Novarum ed una vittoria sull’idea di democrazia di ispirazione sia liberale che socialista, mossa da concetti anticristiani.(88).
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In Italia in merito al concetto di democrazia e di democrazia cristiana sorse una tempesta di polemiche (89 ).
Toniolo, sicuro dell'approvazione del pontefice «lavorava a togliere equivoci (90).
Vi era necessità di una chiarificazione; e questa venne, prima attraverso una conferenza tenuta a Roma da Toniolo e poi attraverso la pubblicazione di quella nella Rivista internazionale di scienze sociali del 1897.
La polemica si faceva aspra.
A chi era ostile al nome, Toniolo rispondeva che democrazia e cristianesimo sono due fatti distinti, ma che, per il cattolico, la democrazia si esprime storicamente nell'esser vissuta cristianamente, per questo si può dire cristiana (91 ).
Gravi difficoltà furono mosse dall'Opera dei Congressi che cominciò a sentire a disagio la presenza in essa degli appartenenti all'Associazione per gli studi sociali, il cui orientamento democratico non era condiviso nel suo contenuto (92): andava infatti contro la convinzione e la concezione statica dell'assetto sociale loro proprio (93). Ma c'era chi non condivideva l'idea per un altro motivo: era voler fare dell'azione cattolica, sia pure sociale, identificata con democrazia, un movimento ideologico: cosa assurda per chi fa derivare l'azione della chiesa dalla fede e dal Magistero (94).
A costoroToniolo rispondeva.
La sua idea non identificava democrazia con un governo, né ad azione cattolica, sia pure sociale cristiana; né ad azione economica, o civile, o politica, ma all'ordine sociale realizzato secondo i valori cristiani. Dimostrava di esser convinto che storicamente e idealmente la vera democrazia non fu e non può essere che cristiana, evangelica. Se infatti, in teoria ( non vitalmente, non nelle sue applicazioni pratiche) il concetto di democrazia, come sistemazione ideologico-sociale, si distingue dal cristianesimo e dai Vangeli, l’idea pregnante di "democrazia" è vangelo; la sua attuazione è vivere il cristianesimo nella società umana; e la sua sistemazione in ideologia è nella logica evangelica(95).
Tutto ciò non era dunque una semplice regola del vivere sociale; né una questione dottrinale di economia sociale di secondaria importanza, come sosteneva monsignor Manacorda (96): le sue applicazioni infatti toccavano tutto l'assetto sociale per ricondurlo ad essere ordine sociale storicamente cristiano (97), sia pure attraverso una lenta maturazione che sapesse attendere i tempi provvidenziali (98).
E di questa chiarificazione ne erano grati e ammirati A. Pottier professore di teologia morale nel seminario di Liegi, i suoi amici della scuola sociale di Liegi e molti altri (99).
Il termine e la sostanza ideologica di quelli che propugnavano la democrazia cristiana con araldo G. Toniolo si impose.
Toniolo e i democratici cristiani tuttavia, data la necessaria astensione politica dei cattolici (100), pur organizzandosi, dovettero limitarsi nell'azione. Si accontentarono di una efficace opera extra-parlamentare, di promuovere questa nuova ideologia nel paese e di educare ed organizzare il popolo per la propria redenzione economica ed il rinnovamento di tutta la vita pubblica moderna.
Nell'astensione - come si disse nel programma democratico cristiano steso a Torino nel 1899 - ci si preparava all'avvento di quella democrazia cristiana internazionale che, in forza dell'attuazione di urgenti progressi sociali, era preconizzata come la gloria del secolo XX.mo (101).
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3
Nel 1901 usciva l'enciclica "Graves de communi re" che Toniolo accettava di cuore(102) anche per la questione del nome che essa proponeva al posto di quello di democrazia cristiana:"azione polare cristiana". (103) Quest'enciclica sembrava finalmente risolvere la questione. In realtà l'opposizione continuò (104) nella stessa Opera dei Congressi in cui il movimento democratico era ormai entrato ufficialmente (105).
Nel campo civile e sociale l’impegno cattolico si presento’ minato da discordie ed errori (l06).
Il modernismo razionalista e il naturalismo penetrava le menti anche piu’ elevate sia in campo filosofico che teologico, sociale, economico, Toniolo era nettamente avverso sia alle discordie che agli errori. Al modernismo(107) contrappose la sua fede nelle dottrine tradizionali e il suo amore per la chiarezza dell 'esposizione dottrinale e per il tomismo (108). Al naturalismo contrappose una ferma convinzione: Gesù solo esser la salute dell'umanità e non potersi salvare l'ordine naturale senza l'ordine soprannaturale (l 09). Di fronte al connubio cattolici-socialisti, o cattolici e liberali, in vista dell'attuazione di un programma comune, egli era intransigente; diceva che la civilta’ si raggiunge senza compromessi:
“ la civilta’ o sara’ cristiana o non sara’ mai” (112).
Un certo intransigentismo egli lo visse anche nel campo disciplinare cattolico: il non expedit lo rendeva convinto, non solo di non dover votare, a anche di non doversi occupare di votazioni(l13). Tale obbedienza recisa era motivata dalla convinzione dell'unità nel pluralismo, dell'obbedienza nell'autonomia, della forza nella coesione(114).
“ la civilta’ o sara’ cristiana o non sara’ mai” (112).
Un certo intransigentismo egli lo visse anche nel campo disciplinare cattolico: il non expedit lo rendeva convinto, non solo di non dover votare, a anche di non doversi occupare di votazioni(l13). Tale obbedienza recisa era motivata dalla convinzione dell'unità nel pluralismo, dell'obbedienza nell'autonomia, della forza nella coesione(114).
Era invece assai rinnovatore e duttile nel dar valore a tanti germi nuovi che fermentavano nella compagine sociale. Egli capiva che le aspirazioni dei democratici cattolici manifestavano una forza nuova, che, arginata e ben orientata, sarebbe stata feconda nella vita sociale. Ma l'Opera dei Congressi si mostrava arida e restia a questa duttilità e comprensione(115) aprendo così alle discordie già esistenti la via per una grave crisi di dissoluzione(116).
La sensibilità di Toniolo era condivisa da don Romolo Murri; ma l'identita’ di pensiero iniziale vide presto una diversità di atteggiamenti e metodi.
Nel 1900 la divergenza apparve in seno agli stessi democratici cattolici, fino a causare nel movimento democratico una scissione(117) ed infine una diversità di principio(l18). Questo fu evidente nel discorso don R. Murri a S. Marino il 24 agosto 1902: i democratici sembravano accostarsi al modernismo sociale avvicinandosi a Loisy e Tyrrel(119).
Toniolo era amareggiato: la crisi del 1898 e le lente ascensioni dell’idea democratica fino al 1902 - periodo che vide persecuzioni civili contro i democratici, diatribe tra i cattolici chiarite dall'enciclica del 1901 e da un discorso del pontefice ai Cardinali, il 24 dicembre 1902, favorevole all'idea democratica dei cattolici(120) - si erano risolte in una scissione fra gli stessi democratici.
4
Nel 1903 Toniolo si espresse in nette chiarificazioni(l21 ) .Ma intanto l'Opera dei Congressi fu sciolta, 1904 (122).
Murri fondava la Lega democratica nazionale, 1905: era una federazione che si ispirava a quell'autonomia temuta da Toniolo. Consisteva infatti in una chiara posizione di indipendenza dalle direttive del pontefice nell'azione politico-sociale(123). Toniolo invece affermando l’autonomia, coordinava l’azione politico-sociale ad una guida, pur nell 'autonomia di competenze(124). In quell'ambiente carico di ostilità ed in cui fatti ed azioni si giudicavano spesso secondo preconcetti, egli si poneva frattanto come conciliatore(125). Lui stesso aveva perso fiducia presso gli ambienti vaticani per quel suo riformismo sociale, propugnato con tanto fervore, ma non simpatico al segretario di stato Merry del Val (126).
Toniolo era tra conservatori e patrocinatori del popolo, difensore dei giovani ingiustamente, o almeno troppo severamente, accusati. Egli aveva fede nel popolo e "fede grande nei giovani"(127). E l'avvenire gli diede ragione(128).
Dopo lo scioglimento dell'Opera dei Congressi (129) era il tempo della ricostruzione della compagine delle forze cattoliche: rieducare e riunire (130). Il compito era di Toniolo, che aveva riacquistato fiducia presso il Pontefice (131).
Di fronte allo smarrimento generale ed alla sfiducia diffusa, Toniolo opero’ pazientemente: sorse l’Unione dei Cattolici: federazione che riannodò le forze cattoliche e fece di anello di congiunzione tra l'Opera dei Congressi(132)e l'Azione cattolica recente. Essa fu un fatto compiuto nel 1906. Risultò formata dall'Unione popolare , di cui Toniolo fu il primo presidente, dall'Unione economica, dall'Unione elettorale e dalla Gioventù Cattolica italiana. (133)
Le prime iniziative promosse dall'Unione popolare furono quelle per la libertà di insegnamento e le Settimane sociali (l34): riunioni di studio e di dibattito sociale aperte a tutti i cattolici. La prima Settimana sociale fu tenuta a Pistoia nel 1907.
Attirò le ire dei socialisti, che giunsero a far prendere a sassate la coppia Toniolo(l35). Ma una pioggia di fiori gettati dal popolo li ricopriva quella sera, mentre rincasavano incolumi(136).
Toniolo G. ebbe, per volere di Pio X, il compito di riunire le presidenze delle varie forze cattoliche nella Direzione generale dell'A.CI. e fu incaricato di esserne il primo Direttore. Questa Direzione, poco funzionale sarà sostituita dalla "Giunta direttiva dell'ACI. " promossa da Benedetto XV e della quale fu primo presidente il conte Giuseppe Della Torre(l37).
Toniolo non era portato a fare opera di attività pratica. Molto defilato rispetto alla politica del clerico-moderatismo (non ebbe mai simpatie per l’impegno politico diretto, che sarà invece il tarlo roditore di tutti i successivi sviluppi del cattolicesimo organizzato).
Uomo di pensiero, in cima ai suoi progetti c’era sempre la linea della cultura, l’idea che il cattolicesimo italiano dovesse puntare sull’incontro dei saperi e non sullo scontro dei poteri.”(G.Romanato,l’Avvenire 18 gennaio 2011). Tuttavia si sacrificò per il bene di tutti operando attivamente (l38). Fu percio’ il principale ispiratore delle gia’ citate Settimane sociali e, consapevole del grande compito della donna nell'ambito sociale, volle promuoverne l'azione cattolica in forma organizzata e coordinata a tutte le forze cristiane (139). Nel novembre del 1908 nasceva lo statuto dell’Unione fra le donne cattoliche d’Italia.
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5
Nel dicembre dello stesso anno, con l'approvazione pontificia, l'Unione delle donne era una realtà. Il Toniolo orientò quell'associazione a collaborare con la Gioventù cattolica italiana e l'Unione popolare nell'ambito dell'opera sociale di soccorso. Ma l'Unione delle donne cattoliche si allontanò dall'Unione popolare, 1909; si staccò da Toniolo, che ne soffrì anche fisicamente; e si diede nuovi statuti (140).
Interessato della protezione dell’operaio,Toniolo diede il suo nome all’Association internationale pour la protection des travailleurs e ne promosse in Italia una sezione, di cui accettò la presidenza(141).
Nel 1910 la missione di G. Toniolo nell'Azione cattolica parve compiuta. Egli si ritirò al suo posto di studioso e animatore degli studi, lasciando ogni presidenza (l42). Continuò tuttavia ad essere maestro all'azione cattolica per i giovani che lo raggiungevano nel recesso alpestre di Vezza d'0glio(143). In quei convegni si faceva promotore tra i giovani(144) di ideali cristiani, distruggendo il pessimismo, trasformandoli in persone rinnovate, pronte all'azione e ben presto iniziatrici di essa(l45). Tra quei giovani vi fu Alcide De Gasperi.(146). Cosi’ scrive Giampaolo Romanato in l’Avvenire del 18 gennaio 2011.
In realta’, ”molte idee che costituiranno poi il programma del popolarismo sturziano sono anticipate da queste riflessioni tonioline, fuse in un singolare impasto di arcaicità, modernità e potmodernità, che avrà un influsso profondo anche su Amintore Fanfani, come è stato rilevato nel corso del convegno romano del 2009 dedicato allo statista aretino”.(Giampaolo Romanato in l’Avvenire del 18 gennaio 2011).
In realta’, ”molte idee che costituiranno poi il programma del popolarismo sturziano sono anticipate da queste riflessioni tonioline, fuse in un singolare impasto di arcaicità, modernità e potmodernità, che avrà un influsso profondo anche su Amintore Fanfani, come è stato rilevato nel corso del convegno romano del 2009 dedicato allo statista aretino”.(Giampaolo Romanato in l’Avvenire del 18 gennaio 2011).
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(79) VISTALLI F., Giuseppe Toniolo, Roma, Comitato G. Toniolo, Ed. Vita e Pensiero, 1954, p. 20.
(80) DA PERSICO E.,La vita di Giuseppe Toniolo, Mantova, Ed. Gruppo buona stampa, 1929, pp. 3-4.
(81) TONIOLO G.,Programma della Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, Citta’ del Vaticano:Opera Omnia di G. Toniolo, 1951,p.140
(82)M.D.CHENU, Prefazione:J.M. Paupert, Per una politica evangelica,Modena, Ed. Paoline,1969,pp. 7-10.
(83) TONIOLO G., L'unione cattolica popolare italiana: Iniziative
culturali e di Azione cattolica, Città del faticano, Ed, Comitato 0.0. di G. Toniolo, 1951,p.55.
(84) TONIOLO G., Lettera ai soci dell'Unione popolare: Iniziative culturali e di Azione cattolica, Città del Vaticano, Ed. Comitato 0.0.diG.Toniolo,1951,p.433;
TONIOLO G.., Il dovere dei giovani: Iniziative culturali e di Az. Cattolica,Cittàdel Vaticano, Ed Comitato 0.0. di G.Toniolo,1951,pp.467-470.
TONIOLO G.., Il dovere dei giovani: Iniziative culturali e di Az. Cattolica,Cittàdel Vaticano, Ed Comitato 0.0. di G.Toniolo,1951,pp.467-470.
(85)VISTALLI F., op.cit.,p.441,nota 1.
(86)PERSICO E. ,o. cit..p.165;
ANGELI R. La dottrina sociale di G.T., Pinerolo, Alzani,1956,pp 94-95.
(87) ANICHINI G.,Vita del Prof. Giuseppe Toniolo, Firenze,lib. Fiorentina, 1941,86: cita la conferenza di T. a Roma nel 1896, essa polarizzò le menti e i giovani a quell'idea.
(88)VISTALLI F., o. cit., p.442.
TONIOLO GIUSEPPE, Il socialismo nella storia della civiltà:
Capitalismo e socialismo, Città del Vaticano, Ed. Oomitato 0.0.di G. Toniolo, 1947, p. 324.
(89)DA PERSICO E., o, cit.1, p. 166;
CHIAUDANO GIUSEPPE, Democrazia cristiana e movimento cattolico, Torino, Paravia, 28 p.
(90) VISTALLI F., o. cit., p. 443: elenca i motivi degli equivoci. Democrazia poteva richiamare idee contrastanti: regime politico a base popolare;governo di plebe ed insieme libertà ed uguaglianza universale; conflitto di classi e sovrapposizione di quelle inferiori alle superiori; giustizia sociale, che soppianti la carità; interessi materiali che assorbano i più elevati; mobilità di un sistema aperto alla rivoluzione; aspirazioni sconfinate che si aprano all'errore di radicalismo socialista...;p. 458: far del governo della Chiesa una democrazia di governo.
(91)VISTALLI F.,o. cit., pp.459-461.
(92)DA PERSICO E., o. cit., pp. 167-168.
(93)DA PERSICO E., o. cit., p.169.
(94) VISTALLI F., o. cit.,p.458: era la posizione di P.G.Chiaudano e Mons. Manacorda.
(95) TONIOLO G., La Democrazia Cristiana : O.O.. serie III, vol.2,pp.15-172. ;
(96) VISTALLI F., o. cit., p. 458.
DA PERSICO E. , o.cit .p. 169.
(98) TONIOLO G., Lettera a mons, G. Callegari: Lettere,v. 2,Città del Vaticano, Ed. Comitato O.O di G. Toniolo 1953, p.59.
TONIOLO G. , Lettera a Mons G. Ballerini, l.cit., p. 60.
(99) VISTALLI F., o.cit.,p. 463, nota3 ; p. 462.
(lOO)VAUSSARD MAURICE, Histoire de la démocratie chrétienne,
Paris, Ed. Seuil,1956,pp.201-241 ; nel 1899 Don Sturzo collaborava gia’ ad un programma democratico-politico concreto, p. 227.
101) VISTALLI F., o. cit .,pp.464-465;
101) VISTALLI F., o. cit .,pp.464-465;
DA PERSICO E. ,o. cit., p. 198.
(102) TONIOLO GIUSEPPE, Momento urgente e soluzione imperiosa. Lettera
aperta al conte Stanislao Medolago Albani: Democrazia Cristiana.
Istituti e forme,v. 2, Città del Vaticano, Ed. Comitato 0.0. di G.
Toniolo, 1951,p.144.
(103) VISTALLI F., o. cit., p.465.
(104) VAUSSARD M.,o. cit.; p. 229.
(105) DA PERSICO E., o.cit., p. 171
(103) VISTALLI F., o. cit., p.465.
(104) VAUSSARD M.,o. cit.; p. 229.
(105) DA PERSICO E., o.cit., p. 171
(106) “ “ , p. 189.
(107) VISTALLI F., pp. 779-788.
(108)DA PÈRSICO E. o.cit.,pp.191-192.
(109) “ “ , p.195.
(110) TONIOLO G.,L'odierno problema sociologico., p. 129: "la civilta’ o sarà cristiana o non sarà". VISTALLI F., o.cit., pp.410-411.
(111) DA PERSICO E., o.cit.., p.197.
(112) TONIOLO G., Momento urgente e soluzione imperiosa, o.cit.:l. cit.. p143.
(113)DA PERSICO E., o. cit.1 , p. 197.
(114)TONIOLO GIUSEPPE, L'unione. Parole ai giovani: Democrazia Cristiana.
Concetti e indirizzi,v. 1, Città del Vaticano, Ed. Comitato 0.0. di G. Toniolo, 1949, pp.294-295.
(115)DA PERSICO E., o. cit., p. 199.
(116)VAUSSARD M., Storia della Democrazia cristiana, Bologna, Cappelli, 1959, pp. 229-231: dimissioni forzate dell'avv. G.B. Paganuzzi; successione del conte Gròsoli 21 ottobre 1902; spinta autonomista Murriana; richiami della S. Sede nel febbraio 1903; intemperanze nell’accentuarsi della crisi tra "vecchi e giovani"; dimissioni del Grosoli; scioglimento dell'Opera dei Congressi: 30 luglio 1904.
(117)DA PERSICO E.,o.cit., pp. 202-204.
(118)PERONIO CORRADO, Posizione di Romolo Murri di fronte alla Chiesa negli
anni 1898-1909, Alba, Ed, Paoline, 1954,100p. ; VAUSSARD M.,o. cit. ,p.230.
(119)DA PERSICO E., o. cit., p. 206.
(120)VISTALLI F.,o. cit., p. 465.
DA PERSICO E., o. cit., pp.183-184.
(121)DA PERSICO E.,o. cit.,pp. 207-208.
(122)VAUSSARD M.,o. cit., p. 231.
(123)Passerin D'Entrèves Ettore, Giuseppe Toniolo e il cattolicesimo Veneto:Venezia nell'Unità d'Italia, Firenze,Sansoni, 1962, pp. 88-89.
(l24)T0NI0L0 G., L'Unione. Parole ai giovani,o. cit.:l. cit., p.295.
(125)DA PERSICO E.,o. cit., p. 218.
(126)PASSERIN D'Entrèves E, o. cit.,: 1. cit.,p. 89.
(127)DA PERSICO E., o. cit.1, p. 226.
(128)VAUSSARD M.,o. cit. ,pp.231-241 .
(129)VISTALLI P., o. cit.,pp. 483-593. Avrei potuto scrivere "l'impegno d'azione cattolica politica", ma,nonostante le chiarificazioni precedenti, l'equivoco e’ ancora possibile.
(130)Pìo X, Il fermo proposito, enc, 11 giugno 1905:l. cit.
(131)VÀUSSARD M., o. cit., p. 231.
DA PERSICO E.,o. cit., pp.243-244.
(132)DA PERSICO E., o. cit.,pp.248-250.
(133)ANICHINI G.., o. cit.,p. 86.
ADVERSI ALDO, Azione cattolica: D S R , p. 56b.
Civardi Luigi, L'Azione cattolica e le altre opere odierne di apostolato: E M C ,vol. 1,sez.9,c.3,pp.874-889; specialmente pp.880-881.
(134)VISTALLI F., o. cit., pp.515-525.
(135)DA PERSICO E.,o. cit.,pp. 250-253.
(136)ANICHINI G.,o. cit.,p. 87.
(137)CIVARDI L,art. cit.:l. cit., p.882.
(138)ANICHINI G., o. cit., p. 104.
(l 39 )DA PERSICO E., o. cit.,pp. 259-262.
(132)DA PERSICO E., o. cit.,pp.248-250.
(133)ANICHINI G.., o. cit.,p. 86.
ADVERSI ALDO, Azione cattolica: D S R , p. 56b.
Civardi Luigi, L'Azione cattolica e le altre opere odierne di apostolato: E M C ,vol. 1,sez.9,c.3,pp.874-889; specialmente pp.880-881.
(134)VISTALLI F., o. cit., pp.515-525.
(135)DA PERSICO E.,o. cit.,pp. 250-253.
(136)ANICHINI G.,o. cit.,p. 87.
(137)CIVARDI L,art. cit.:l. cit., p.882.
(138)ANICHINI G., o. cit., p. 104.
(l 39 )DA PERSICO E., o. cit.,pp. 259-262.
(140) DA PERSICO E., o. cit, pp. 264-270
(141) ANICHINI G., o. cit., pp.89.106.
(142) » " p. 107.
(142) » " p. 107.
(143) VI STALLI F., o. cit., pp. 795-802.
(144) " ,pp. 803-811.
(144) " ,pp. 803-811.
(145) ANICHINI G., o. cit., pp. 107-108;51.
(146) " " .pp. 16-17.
(146) " " .pp. 16-17.