La Democrazia ...quale deve essere?...
Rispettosa di prinicipi inalienabili ed innegabili quali questi affermati dal Sommo Pontefice Benedetto XVI.mo. ( Zenit 23 sett 2012)
E’ necessario «cogliere
nelle trasformazioni in atto l’incessante quanto misteriosa presenza di Dio
nella storia».
“Il contenuto della dottrina sociale della Chiesa «non deve
conoscere flessioni o ripiegamenti, ma al contrario va profuso con rinnovata
vitalità, in considerazione del persistere e, per alcuni versi, dell’aggravarsi
delle problematiche che abbiamo dinanzi».
«Nell’ordinare le cose ci si deve adeguare all’ordine delle
persone e non il contrario» (Gaudium et spes, 26).
Ma il discernimento di questo «ordine delle persone» non può
avvenire seguendo mode passeggere o preferenze soggettive: «non può procedere
senza una costante attenzione alla Parola di Dio ed al Magistero della Chiesa».
Il primo criterio di discernimento politico concerne «gli
interessi più vitali e delicati della persona, lì dove hanno luogo le scelte
fondamentali inerenti il senso dell’esistenza e la ricerca della felicità».
Esse sono ad esempio:
il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal
concepimento fino al suo esito naturale - con conseguente rifiuto dell’aborto
procurato, dell’eutanasia,
la liberta’ dell’educazione e della scelta religiosa.
“Un autentico progresso della società umana non potrà dunque
prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunità
che ne deriva» e di invertire la tendenza di un crescente isolamento
dell’individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia
per la stessa comunità».
La democrazia di Toniolo
Oggi ci si lamenta che il tipo di democrazia politica a regime parla¬mentare puro, o regime parlamentare elettivo, manipolato da blocchi partitici ha condotto ad una democrazia per nulla rispondente alle esigenze della dignità della persona, la quale si sente manipolata e insoddisfatta nelle sue reali esigenze e incerta sul futuro.
Si dà la causa di ciò ad un concetto di democrazia parziale.
Si è confusa cioe’ la democrazia politica con la democrazia partecipata, sociale: la sostanza della democrazia è stata subordinata a ciò che di essa è solo parte: non si è capito il concetto di autorità e di libertà e il loro rapporto. Si sente allora il bisogno di trovare un nuovo «ancoraggio» per sanare il senso di sfiducia nato da questo parziale naufragio della democrazia: sembra che la comunità dei credenti con la sua storia e con la libertà, che le viene da Cristo, abbia da dire una parola nuova su questo problema.
Si invoca, ancora, una «rivoluzione culturale» di fronte ad un'autorità che si fonda solo su rapporti di forza o di diritto formale, senza una precisa coscienza di servizio alla società; si sostiene la necessità del «contro potere» di fronte ad un potere non veramente democratico; e si prospetta un potere inquadrato in un nuovo sistema di valori democratici.
È il caso di domandarsi allora se la chiarificazione di Toniolo circa la democrazia, se il suo dire che la vera democrazia nasce dalla croce ed è servizio, se il suo porre alla base di ogni democrazia la democrazia sociale illuminata dalla fede, se la sua soluzione democratico-politica che prospetta una “sociocrazia”, non sia la soluzione migliore alle incertezze del momento.
Si invoca una democrazia che sia veramente al livello di base, che investa tutti i campi della vita: da quello economico a quello politico, a quello ecclesiale. Si propugna una «rivoluzione copernicana» che veda sorgere i consigli di fabbrica, di scuola, di quartiere, di caserma, i quali gradualmente diano maggior significativita’, garanzia e valore ai partiti politici.
Si sostiene la democrazia diretta, intesa come «la partecipazione cosciente operaia a tutte le decisioni».
Ma questa «rivoluzione copernicana», questa «democrazia diretta»,... ha già trovato il suo ideologo in Toniolo con il concetto delle corporazioni o sindacati, a tal punto attivi nella vita del paese fino a formare una sociocrazia politica.
È interessante che da alcuni si chieda di liberare l'operaio dallo sfruttamento, dall'eterodirezione, dall'alienazione..., con metodi - escluso quello di lotta di classe - tanto vicini a quelli che prima non si vollero accettare, nemmeno nel loro principio: il corporativismo .
Toniolo ha portato dunque un contributo ideologico di valore!
Si e’ iniziato a parlare di democrazia come «potere degli esclusi». E a questo già pensava Toniolo quando presentando Georges Goyau e trattando della sua morte riferiva le sue parole oscure dette prima di morire: «Pregate per i popoli che non sono!». Toniolo ha dato una risposta all'esigenza sfacciata di oggi: la democrazia come potere violento degli esclusi, allorché tratteggiò magistralmente le linee di una democrazia di civiltà: la democrazia ispirata al Vangelo, la Buona Novella per i popoli che non sono.
Ma la sua dottrina non è violenta, né distruttrice: non vuole la rivoluzione per costruire sulle rovine; la sua dottrina è fondamentalmente costruttrice. Costruttrice perché opposta a quel concetto di democrazia saturo di odio di classe, come quello che apparve da queste righe: «La democrazia è frutto di una continua lotta della classe degli esclusi contro la classe dei potenti ed è tanto più perfetta quanto più classista, cioè tesa ad individuare gli esclusi per dare loro tutto il potere contro gli oppressori.
La via per attuare la democrazia non può essere che il sovvertimento rivoluzionario delle strutture attuali, mediante una lotta, che contrapponga al potere del capitale il potere della forza del lavoro. Si tratta dunque di far nascere dappertutto nuclei di contro-potere, in modo che ogni momento della lotta prefiguri le forme della società socialista» .Parole che anticiparono la pseudo-ideologia e la lotta armata della Brigate Rosse.
Queste righe sono colme di parole senza futuro, perché il futuro non è distruzione, ma costruzione «con». La dottrina di Toniolo è invece costruttrice, è aperta al futuro, è allora perenne.
È vero infatti che «l'ingiustizia e la violenza di un sistema non scompaiono da sole»; ma è pure certo che la violenza conduce a piangere sulle rovine di ciò che, pur valido, non è più perché distrutto. La violenza infatti oltrepassa la ragione: lo conferma la storia dell'uomo, e contro i fatti non ci sono argomenti! È pure vero che nel secolo scorso, di fronte al problema sociale ed economico da risolvere, si prospettò la rivoluzione anarchica e distruttrice per rifare sulle rovine fumanti di odio ciò che il disimpegno delle classi privilegiate si era rifiutato di fare.
Ma è vero pure che, proprio allora, il movimento democratico cattolico, a cui si ispirò Toniolo e di cui fu ideologo in Italia, si mosse e prospettò la soluzione del problema partendo dall'autoelevazione e, attraverso una educazione e riforma tenace partita dal basso, ha costruito organismi sociali e ha organizzato a dignità di classe chi non era nulla sui piano sociale ed ha aperto le classi al senso della solidarietà e del servizio, introducendo una democrazia, che, solo in quanto non è attuata o in quanto non è compresa, è osteggiata e diffidata: la democrazia del Vangelo, che ora disperatamente si cerca.
Oggi ci si lamenta che il tipo di democrazia politica a regime parla¬mentare puro, o regime parlamentare elettivo, manipolato da blocchi partitici ha condotto ad una democrazia per nulla rispondente alle esigenze della dignità della persona, la quale si sente manipolata e insoddisfatta nelle sue reali esigenze e incerta sul futuro.
Si dà la causa di ciò ad un concetto di democrazia parziale.
Si è confusa cioe’ la democrazia politica con la democrazia partecipata, sociale: la sostanza della democrazia è stata subordinata a ciò che di essa è solo parte: non si è capito il concetto di autorità e di libertà e il loro rapporto. Si sente allora il bisogno di trovare un nuovo «ancoraggio» per sanare il senso di sfiducia nato da questo parziale naufragio della democrazia: sembra che la comunità dei credenti con la sua storia e con la libertà, che le viene da Cristo, abbia da dire una parola nuova su questo problema.
Si invoca, ancora, una «rivoluzione culturale» di fronte ad un'autorità che si fonda solo su rapporti di forza o di diritto formale, senza una precisa coscienza di servizio alla società; si sostiene la necessità del «contro potere» di fronte ad un potere non veramente democratico; e si prospetta un potere inquadrato in un nuovo sistema di valori democratici.
È il caso di domandarsi allora se la chiarificazione di Toniolo circa la democrazia, se il suo dire che la vera democrazia nasce dalla croce ed è servizio, se il suo porre alla base di ogni democrazia la democrazia sociale illuminata dalla fede, se la sua soluzione democratico-politica che prospetta una “sociocrazia”, non sia la soluzione migliore alle incertezze del momento.
Si invoca una democrazia che sia veramente al livello di base, che investa tutti i campi della vita: da quello economico a quello politico, a quello ecclesiale. Si propugna una «rivoluzione copernicana» che veda sorgere i consigli di fabbrica, di scuola, di quartiere, di caserma, i quali gradualmente diano maggior significativita’, garanzia e valore ai partiti politici.
Si sostiene la democrazia diretta, intesa come «la partecipazione cosciente operaia a tutte le decisioni».
Ma questa «rivoluzione copernicana», questa «democrazia diretta»,... ha già trovato il suo ideologo in Toniolo con il concetto delle corporazioni o sindacati, a tal punto attivi nella vita del paese fino a formare una sociocrazia politica.
È interessante che da alcuni si chieda di liberare l'operaio dallo sfruttamento, dall'eterodirezione, dall'alienazione..., con metodi - escluso quello di lotta di classe - tanto vicini a quelli che prima non si vollero accettare, nemmeno nel loro principio: il corporativismo .
Toniolo ha portato dunque un contributo ideologico di valore!
Si e’ iniziato a parlare di democrazia come «potere degli esclusi». E a questo già pensava Toniolo quando presentando Georges Goyau e trattando della sua morte riferiva le sue parole oscure dette prima di morire: «Pregate per i popoli che non sono!». Toniolo ha dato una risposta all'esigenza sfacciata di oggi: la democrazia come potere violento degli esclusi, allorché tratteggiò magistralmente le linee di una democrazia di civiltà: la democrazia ispirata al Vangelo, la Buona Novella per i popoli che non sono.
Ma la sua dottrina non è violenta, né distruttrice: non vuole la rivoluzione per costruire sulle rovine; la sua dottrina è fondamentalmente costruttrice. Costruttrice perché opposta a quel concetto di democrazia saturo di odio di classe, come quello che apparve da queste righe: «La democrazia è frutto di una continua lotta della classe degli esclusi contro la classe dei potenti ed è tanto più perfetta quanto più classista, cioè tesa ad individuare gli esclusi per dare loro tutto il potere contro gli oppressori.
La via per attuare la democrazia non può essere che il sovvertimento rivoluzionario delle strutture attuali, mediante una lotta, che contrapponga al potere del capitale il potere della forza del lavoro. Si tratta dunque di far nascere dappertutto nuclei di contro-potere, in modo che ogni momento della lotta prefiguri le forme della società socialista» .Parole che anticiparono la pseudo-ideologia e la lotta armata della Brigate Rosse.
Queste righe sono colme di parole senza futuro, perché il futuro non è distruzione, ma costruzione «con». La dottrina di Toniolo è invece costruttrice, è aperta al futuro, è allora perenne.
È vero infatti che «l'ingiustizia e la violenza di un sistema non scompaiono da sole»; ma è pure certo che la violenza conduce a piangere sulle rovine di ciò che, pur valido, non è più perché distrutto. La violenza infatti oltrepassa la ragione: lo conferma la storia dell'uomo, e contro i fatti non ci sono argomenti! È pure vero che nel secolo scorso, di fronte al problema sociale ed economico da risolvere, si prospettò la rivoluzione anarchica e distruttrice per rifare sulle rovine fumanti di odio ciò che il disimpegno delle classi privilegiate si era rifiutato di fare.
Ma è vero pure che, proprio allora, il movimento democratico cattolico, a cui si ispirò Toniolo e di cui fu ideologo in Italia, si mosse e prospettò la soluzione del problema partendo dall'autoelevazione e, attraverso una educazione e riforma tenace partita dal basso, ha costruito organismi sociali e ha organizzato a dignità di classe chi non era nulla sui piano sociale ed ha aperto le classi al senso della solidarietà e del servizio, introducendo una democrazia, che, solo in quanto non è attuata o in quanto non è compresa, è osteggiata e diffidata: la democrazia del Vangelo, che ora disperatamente si cerca.
Nell'insegnamento di Toniolo noi scopriamo quello
che ci dice oggi il Papa Benedetto XVI.mo
(vedi
Zenit 5 ottobre): «Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere
il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui
valori, l’avere sull’essere.
Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad
essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno
l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio
è entrato nella nostra umanità e ci accompagna».
Le ideologie
hanno fatto credere che Dio sia un ostacolo alla libertà dell'uomo. «Ma è
proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se
stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di
aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno».
"La fede non toglie nulla alla creatura umana,
ma ne permette la piena e definitiva realizzazione".
Su questa linea va la conferma di Napolitano ad Assisi
il 4 ottobre 2012: ‘ La societa’ abbisogna di riimpostare i valori e la vita va
intesa nella sua eticita’”
La democrazia a cui punta l’insegnamento di
Toniolo e’ proprio questa dimensione nuova ed antica, che libera la liberta’ e
la realizza in senso pieno nel singolo e nella comunita’ sociale.
Va conosciuta...
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