lunedì 1 aprile 2013

Crisi economica


CRISI ECONOMICA:

Toniolo era convinto che non fosse la tutela della classe dirigente o borghese la salvezza dell’economia, ma una economia  basata sull’etica cristiana. Di fronte ai “Conservatori sociali” che ritenecvano la soluzione della crisi economica e sociale trovarsi nel semplice accomodamento formale ed estrinseco dell’ordine economico ed ai “Riformatori radicali” che cercavano la soluzione dell’ordine economico sociale con ribaltamenti radicali, di fronte al socialismo anarchico o a quello statalizzante, di fronte al concetto malthusiano dell’aumento della ricchezza mediante l’impoverimento della fecondita’ nelle famiglie, egli reagiva affermando la necessita’  di riorganizzare la Societa’ in modo che “tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche cooperino al bene comune, ma con prepopnderante vantaggio delle classi inferiori"(1). Era la proposta della Democrazia estesa all’economia.

cause e prospettive

Ecco un’ interessante riflessione da attuare nel campo economico, civile, familiare, umano propostaci da un bravo commercialista.
Una voce che va ascoltata.


In tutto questo parlar di crisi economica, in tutti questi
encomiabili tentativi di individuarne cause e motivazioni,
in questi distinguo e paralleli tra crisi economica e crisi
finanziaria; in questo continuo chiedere la crescita alle
varie imprese e agenzie, mi sembra che si sia trascurata
una componente essenziale di crescita o di depressione.
In che rapporto stanno crescita economica, sviluppo,
ricchezza pro capite, depressione … con la crescita o la
depressione demografica? Dal come e quanto se ne parla
sembrerebbe che non ci sia alcun legame, se non qualche
timido accenno all’invecchiamento della popolazione ma
senza esplicitarne le conseguenze.
Io ho l’impressione che la base dell’attuale visione
economica sia quella degli economisti del 1700-800:
Sir James Stewart, Adam Smith e più ancora il pastore
anglicano Thomas Malthus il cui ragionamento molto
semplice ed evidente (secondo lui) era il seguente:
considerata la ricchezza come una torta ne consegue che
più siamo e meno ricchezza abbiamo, meno siamo e più
aumenta la ricchezza. Esempio: immaginiamo di avere una
bella torta di 50 cm di diametro, se la dobbiamo dividere
tra 1000 persone, ne possiamo avere un pezzettino piccolo
piccolo ciascuno, ma se la dividiamo per 10 persone ne
abbiamo un pezzo ciascuno, 100 volte tanto. Quindi
la soluzione del problema economico (povertà) è la
diminuzione della popolazione.
Su questo argomento così “stringente” pochi anzi
pochissimi reagirono: il primo fu Jonathan Swift con
una satira allucinante pubblicata in un pamphlet (A
Modest Proposal: Una proposta modesta (1729), dove la
“proposta”, causticamente satirica, era quella di usare i
bambini poveri irlandesi come cibo per i ricchi, fornendo
anche ricette per poterli apprezzare al meglio); Carlo
Marx, Ralph Waldo Emerson, John Stewart Mill e
qualche altro, hanno smontato l’asserto perentorio di
Malthus, ma è stata soprattutto la storia che ha mostrato
che quanto più di popolazione c’è tanto più di ricchezza
c’è. Quando l’Italia era circa 20 milioni, eravamo dei morti
di fame, quando siamo diventati 40-50 milioni abbiamo
avuto il boom economico.
La soluzione dei nostri economisti è la seguente:
aumentare i consumi, cioè noi dobbiamo consumare
di più, possibilmente per 10 persone e allora l’economia
incomincia a girare. Il che è evidente. Ma perché io devo
consumare per 10? Non è meglio invece che ci siano altre
dieci persone che consumano? Perché devo diventare
consumista quando tutti sanno che il consumismo ci fa
perdere in umanità? Non era l’allarme già lanciato negli
anni ‘60? La condivisione è invece crescita dell’uomo
in quanto uomo e anche crescita economica. E allora
la crescita demografica (e quindi il ringiovanimento
della popolazione) è la base dello sviluppo economico;
l’invecchiamento la sua morte. Come mai le nostre
grandi intelligenze dei tecnici dell’economia non hanno
visto questo nesso? Si persegue invece in molti modi la
depressione demografica. Pensate un po’ come esempio:
con l’aborto dal anni 1978 a oggi siamo un circa d 4 a
5 milioni di Italiani in meno: quante vetture in più
avrebbe dovuto produrre la Fiat? E le abitazioni, case,
appartamenti, vestiti …? Chi ha osato dire che l’aborto ci
ha impoverito? Sia eretico: al rogo, al rogo! Se noi come
popolazione continuiamo a diminuire diventeremo sempre
più poveri e non sempre più ricchi. Questo non sarebbe
un castigo di Dio: non è necessario che Dio ci castighi
perché ci castighiamo già da soli. Cari sapienti economisti,
provate a fare dei conti, giusti.
Il vero rimedio è la crescita della popolazione.
E allora? Tutti quelli elementi che contribuiscono
all’aumento della popolazione, e cioè:
1)Immigrazione programmata: i nostri economisti
hanno previsto che di questo passo saremo presto senza
(quasi lo siamo già) idraulici, falegnami, muratori,
agricoltori …mestieri che i nostri figli non vogliono più
fare? Prepariamoci la mano d’opera e appena pronta
portiamocela in Italia.
2)Favorire le nascite, non renderle sempre più difficili e
così si favorisce l’aborto, ulteriore impoverimento umano
ed economico. Ogni bimbo è una ricchezza e allora a
vagire guadagni 1000 euro al mese.
Quando lavorerà potrà restituire alla società un tanto al
mese del suo stipendio (come una pensione rovesciata).
3)Perché, negli alimenti, rendere legalmente obbligatorio
lo spreco? Non si può nemmeno riciclare il cibo dando
gli avanzi agli animali, come maiali, pollami ecc. ecc. ecc.
Possibile che non si possa sterilizzarli e riutilizzarli per
farne mangime, combustibile …
E chissà quante altre possibilità ci sono solo che
l’intelligenza dei nostri esperti funzioni a dovere!
Sì, ci sono state voci eminenti che già da tempo hanno
messo in guardia come la produzione non può aumentare
né restare inalterata se la popolazione diminuisce.
<
Ciampi, in una delle sue ultime “Considera­zioni finali”
nei saloni ovattati di via Nazionale, per la prima volta, a
memoria di cronista, espresse in un documento ufficiale
dell’establishment politico-economico un cenno ai rischi
per il futuro del Paese derivanti dalla decadenza demo­
grafica, che già si andava profilando con chiarezza. Questo
in sostanza l’avvertimento: la crescita del nostro sistema
produttivo non può essere alimentata troppo a lungo se le
nascite si contraggono sistematicamente. Da quel 31
di maggio gli allarmi sul “suicidio” demografico si sono
moltiplicati ma del tutto inutilmente… (da Gianfranco
Marcelli, AVVENIRE, 21 febbr. ’13)>>
Economisti, svegliatevi, ritengo che dobbiate lavorare su
queste linee principalmente, senza con questo trascurare
altri accorgimenti (hanno anch’essi la loro portata) sapendo
che sono ammennicoli che presto si spompano: es. aprire
nuovi mercati sapendo che presto anche quel mercato si
saturerà, ecc. ecc.
La vera e prima ricchezza è l’uomo, ogni uomo, anche
il più invalido, non solo perché, come quel disabile che
costruisce varie attrezzature per disabili in base alla sua
stessa esperienza di disabile, può essere utile anche lui,
ma anche perché, se non altro, dà lavoro agli altri:
eliminate tutti gli anziani non autonomi, quanti vanno in
disoccupazione? Avete fatto il conto? Fate funzionare i
numeri, coraggio.

NB. Non sono stati presi in considerazione aspetti e giochi
finanziari.


Oreste Steccanella,
commercialista,
TREVISO città.

Nonpossiamo se non ringraziare chi ci aiuta a riflettere.

(1) Vistalli Francesco,Giuseppe Toniolo, op.cit. p.238.

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