Popolo
Il Toniolo
riconosce ai popoli una forza morale notevole.
Egli afferma
infatti:
“ Non c’e’ idea
bella e sana e sublime che non si
isterilisca se non e’ passata attraverso le viscere feconde del popolo.”(1).
Inoltre afferma
che “piu’ un popolo si accosta allo spirito ed alla dottrina della Chiesa
cattolica”, piu’ progredisce nella civilta’ e ne diviene promotore; piu’ si
discosta da esso, piu’perde la sua incidenza sul progresso della civilta’. Si
puo’ arguire allora dal suo pensiero che e’ sua convinzione che piu’ un popolo
si fa Chiesa, nel senso attuale, piu’
diviene se’ stesso, avvalora la propria cultura, progredisce in civilta’ e fa
progredire l’umanita’ intera nella civilta’.
E’ vivo dunque in
lui il significato della Comunione tra i popoli e la verita’ inesprimibilmente
bella della Comunione dei santi, intesi come credenti partecipi della Chiesa di Gesu' (Cattolica).
La Chiesa dunque per lui e’
POPOLO di Dio in cammino e ogni popolo come sua parte reale
o potenziale ( in quanto e’ chiamato a farne parte per esser pienamente se stesso), cammina verso un ideale. L’ideale e’ la civilta’ universale (2), noi la chiameremmo con termini moderni “la civilta’ dell’amore”.
POPOLO di Dio in cammino e ogni popolo come sua parte reale
o potenziale ( in quanto e’ chiamato a farne parte per esser pienamente se stesso), cammina verso un ideale. L’ideale e’ la civilta’ universale (2), noi la chiameremmo con termini moderni “la civilta’ dell’amore”.
Dice infatti “Il
cristianesimo ...e’ la civilta’ tuttaquanta”(3).
Il Cristianesimo
e’ allora l’idea per l’umanita’, l’idea data da Dio all’umanita’.
Ne consegue che
per Toniolo non esiste il Cristianesimo in quanto tale, ma gli uomini che
vivono l’ideale cristiano. Ed e’ proprio questo fatto umano e divino che si
prolunga nella storia che da’ esistenza e consistenza al Cristianesimo; anzi,
proprio perche’ l’idea data da Dio
all’uomo e’ Cristo,
il Cristianesimo
rivela in se stesso Gesu’ Cristo presente nell’umanita’ il quale la rende Chiesa, Popolo
di Dio; e tutto cio’ in vista dell’attuazione del Piano finale di Dio: la civilta’
universale-civilta’ dell’amore.
A causa di questa convinzione, Toniolo afferma l’importanza del Popolo
cristiano, che assume una dimensione straordinaria nella costruzione della
civilta’ finale.
Dicendo inoltre
che “ non c’e’ idea bella e sana e sublime che non si isterilisca se non e’
passata attraverso le viscere del popolo”, dichiara la democraticita’ sostanziale
del Cristianesimo sicche’ non potra’ esistere vera Democrazia se non incarna
l’ideale cristiano.
AM
Raniero la Valle
in un articolo sulla rivista Rocca,
ripreso da ReteSicomoro, dice:
...” la critica di sistema di papa Francesco prendeva tutta la sua forza in un passaggio cruciale del documento programmatico del suo pontificato, l’esortazione Evangelii Gaudium pubblicata a conclusione dell’anno della fede.
Qui il papa riprendeva alla lettera le tesi già enunciate
agli ambasciatori il 16 maggio e diceva che con la stessa forza con cui
proclamiamo il non uccidere «oggi dobbiamo dire “no a un’economia
dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide….
Oggi tutto entra
nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente
mangia il più debole.
Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di
popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive,
senza vie di uscita»
(E.G. n.53).....
Prendendo di petto un problema umano generale, il papa esce dal recinto
della Chiesa e si getta nel mondo, inteso come il grande spazio che va oltre la
Chiesa?
Se si intende la Chiesa nel modo tradizionale e la si
identifica con l’istituzione cattolica, certamente il papa esce dal suo
recinto. Ma nella visione dell’Evangelii
Gaudium c’è un
nuovo «modo di intendere la Chiesa» (n. 111); essa non è solo il popolo che
visibilmente le appartiene, ma è il Popolo di Dio che si incarna nei popoli
della Terra (n. 115), che ha le sue radici nella Trinità e la cui «armonia» è
lo stesso Spirito Santo: dunque si tratta di «tutti», degli «esseri umani di
tutti i tempi»; questa Chiesa, ricca della varietà di tutti i popoli e di tutte
le culture, come «sponsa ornata monilibus
suis» (la sposa che si adorna con i suoi gioielli), è l’umanità
tutta intera, è l’intera collettività (anche se non ancora comunione) dei figli
di Dio. Dunque quando si parla del mondo dominato dal denaro si parla di una
realtà universale che è ancora nel mistero cristiano.
...
Infine c’è l’ultima domanda, difficile. Quali sono i
soggetti della liberazione? È la domanda su cui è caduta la sinistra dopo la
fine del comunismo, quando al posto degli operai ha evocato il Terzo Mondo, le
donne, i giovani. Secondo la risposta classica i soggetti della liberazione
sono le stesse vittime. Quindi, nello schema marxista, sono gli sfruttati e gli
oppressi. Ma ora, secondo il papa, le vittime sono gli esclusi. E gli esclusi
non possono fare la rivoluzione perché, appunto non ci sono, sono messi fuori.
Da ciò vengono alcune conseguenze. La prima è che la lotta contro l’esclusione è obiettivamente rivoluzionaria, perché attacca il cuore del sistema di «inequità» (come lo chiama il papa, inequidad in spagnolo), e rimettendo gli esclusi nella società vi introduce i soggetti della liberazione. Dunque ciò facendo la Chiesa non fa la rivoluzione, ma la prepara. La seconda è che, finché gli esclusi sono tenuti fuori e scartati dalla politica, l’azione per il cambiamento del sistema non può che essere condotta da minoranze, capaci di alleanze e di egemonia; nessuno che pretenda avere “vocazione maggioritaria” lo può fare invocando un altro sistema e parlando per gli esclusi.
La terza è che l’ordine esistente, per perpetuarsi, deve fare in modo che gli esclusi restino esclusi e anzi deve creare sempre nuove esclusioni. È impressionante per esempio vedere come la legge elettorale che oggi viene promossa al posto del “Porcellum” sia una legge di esclusione, che tende a escludere pezzi sempre maggiori di elettorato e di forze parlamentari. E si capisce anche perché c’è chi si rallegra affermando che con la legge maggioritaria finisce ogni possibilità di un cattolicesimo politico, restando possibile solo la dispersione dei cattolici nel mucchio delle forze omogenee al sistema.
Se l’appello del papa per l’uscita dal sistema di
esclusione e d’iniquità riguarda anche loro, essi dovrebbero invece recuperare
una loro autonomia ideale e politica, impedire che il sistema sia
corazzato e blindato e che le sue gerarchie si perpetuino per cooptazione, e
creare gli spazi perché delle minoranze creative e motivate possano rompere i
limiti del sistema e riaprirlo all’ingresso dei poveri, degli esuli, degli
esuberi e degli esclusi e un mondo più amabile diventi possibile”.
Ma … proviamo a pensare a quello che dice Toniolo
circa il popolo e le elezioni e l’organizzazione della societa’ in vista della
realizzazione di un sistema politico consono alla societa’, in cui non ci sia “la
legge dello scarto e dell’esclusione” ed in cui i singoli siano presenti e
validamente rappresentati e significativamente partecipi e responsabili nel
dare il loro assenso e voto , ad eleggere o ad essere eletti…
Ptoviamo a pensare a quello che il Beato Toniolo
dice circa l’umanita’ in cammino verso la civilta’ e la funzione di ogni popolo
in essa e l’idea che guida i popoli e la conformazione dell’idea con il
Cristianesimo e con Cristo, tanto da far apparire che anche per lui la Chiesa e’
fuori dalla Chiesa istituzionale, perche’ la comunita’ dei popoli la comprende
e ne deve divenire parte: la comprende e ne e’ compresa, mentre avanza nel
cammino della storia verso la civilta’ finale che non puo’ essere che cristiana
e democraticamente evangelica, ove cioe’il piu’ forte ha cura del piu’
debole...
Dunque anche secondo il Beato Toniolo la Chiesa
propone una rivoluzione e “prepara la rivoluzione”, come dice Raniero la Valle, ma
tale rivoluzione e’ e consiste nella
conversione cristiana, che diviene fatto storico nella riorganizzazione(4) veramente
umana della societa’ umana: secondo la strutturazione della Croce e della
Risurrezione in Cristo, e che assume una organizzazione democratica, in cui
prevale la giustizia, la carita’ e al posto di “esclusione, scarto o
oppressione” c’e’ la liberta’ dei figli di Dio.
E' questa rivoluzione morale e di fede proposta da Toniolo che il Papa Francesco propone ai politici nel suo intervento dalla Cattedra di San Pietro il 27 marzo 2014, commentando i Vangelo del giorno(5).
E' questa rivoluzione morale e di fede proposta da Toniolo che il Papa Francesco propone ai politici nel suo intervento dalla Cattedra di San Pietro il 27 marzo 2014, commentando i Vangelo del giorno(5).
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(1) (Toniolo G., Parole all’apertura delle giornate sociali di Milano: Democrazia cristiana. Concetti e indirizzi , vol. 2: O.O., serie 3, vol. 3, p.307).
(2) ( Toniolo G., Democrazia cristiana. Concetti e indirizzi, vol 2: O.O. serie 3, vol. 3, p.247).
(3) (Toniolo G., Parole all’apertura delle giornate sociali di Milano: Democrazia cristiana. Concetti e indirizzi , vol. 2: O.O., serie 3, vol. 3, p.307).
(4) Il suo studio sulle classi sociali rettamente intese e la loro funzione sociale e politica lo rivela chiaramente.
(5) cfr WWW. Rete Sicomoro:
(4) Il suo studio sulle classi sociali rettamente intese e la loro funzione sociale e politica lo rivela chiaramente.
(5) cfr WWW. Rete Sicomoro:
Omelia di Papa Francesco in occasione della Messa per i parlamentari italiani
di giovedì 27 marzo 2014, tenuta all'Altare della Cattedra di san Pietro:
Le Letture che la Chiesa oggi ci offre possiamo definirle un dialogo fra i lamenti di Dio
e le giustificazioni degli uomini. Dio, il Signore, si lamenta. Si lamenta di non essere
stato ascoltato lungo la storia. E’ sempre lo stesso: "Ascoltate la mia voce… Io sarò
il vostro Dio… Sarai felice…" - "Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla
mia parola, anzi: procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio. Invece
di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle" (Ger 7,23-24).
E’ la storia dell’infedeltà del popolo di Dio. E questo lamento di Dio viene perché
è stato un lavoro molto, molto grande quello del Signore per togliere dal cuore del
suo popolo l’idolatria, per farlo docile alla sua Parola. Ma loro andavano su questa
strada per un po’ di tempo, e poi tornavano indietro. E così per secoli e secoli, fino
al momento in cui arrivò Gesù.
E lo stesso è successo con il Signore, con Gesù. Alcuni dicevano: "Costui è il Figlio
di Dio, è un grande Profeta!"; altri, quelli di cui parla oggi il Vangelo, dicevano: "No, è
uno stregone che guarisce con il potere di Satana". Il popolo di Dio era solo, e questa
classe dirigente – i dottori della legge, i sadducei, i farisei – era chiusa nelle
sue idee, nella sua pastorale, nella sua ideologia. E questa classe è quella che non ha
ascoltato la Parola del Signore, e per giustificarsi dice ciò che abbiamo sentito nel Vangelo:
"Quest’uomo, Gesù, scaccia i demoni con il potere di Beelzebul" (Mt 11,15).
E’ lo stesso che dire: "E’ un soldato di Beelzebul o di Satana o della cricca
di Satana", è lo stesso. Si giustificano di non aver ascoltato la chiamata del Signore.
Non potevano sentirla: erano tanto, tanto chiusi, lontani dal popolo, e questo è vero.
Gesù guarda il popolo e si commuove, perché lo vede come "pecore senza pastori",
così dice il Vangelo. E va dai poveri, va dagli ammalati, va da tutti, dalle vedove, dai lebbrosi
a guarirli.
E parla loro con una parola tale che provoca ammirazione nel popolo: "Ma questo parla
come uno che ha autorità!", parla diversamente da questa classe dirigente che si era
allontanata dal popolo. Ed era soltanto con l’interesse nelle sue cose: nel suo gruppo,
nel suo partito, nelle sue lotte interne. E il popolo, là… Avevano abbandonato il gregge.
E questa gente era peccatrice? Sì. Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui
siamo peccatori. Ma questi erano più che peccatori: il cuore di questa gente, di questo
gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce
del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti.
E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore
è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti.
E per questo si giustificano, perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio,
dava loro fastidio. E, passo dopo passo, finiscono per convincersi che dovevano uccidere Gesù,
e uno di loro ha detto: "E’ meglio che un uomo muoia per il popolo".
Questi hanno sbagliato strada. Hanno fatto resistenza alla salvezza di amore del Signore e
così sono scivolati dalla fede, da una teologia di fede a una teologia del dovere: "Dovete
fare questo, questo, questo…". E Gesù dice loro quell’aggettivo tanto brutto: "Ipocriti!
Tanti pesi opprimenti legate sulle spalle del popolo. E voi? Nemmeno con un dito li toccate! Ipocriti!".
Hanno rifiutato l’amore del Signore e questo rifiuto ha fatto sì che loro fossero su una strada
che non era quella della dialettica della libertà che offriva il Signore, ma quella della logica
della necessità, dove non c’è posto per il Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore
buono, che ci ama, ci ama tanto! Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio:
si deve fare, si deve fare, si deve…
Sono diventati comportamentali. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini. Gesù
li chiama, loro, "sepolcri imbiancati". Questo è il dolore del Signore, il dolore di Dio, il lamento
di Dio. "Venite, adoriamo il Signore perché lui ci ama". "Ritornate a me con tutto il cuore"
- ci dice - "perché sono misericordioso e pietoso".
Questi che si giustificano non capiscono la misericordia né la pietà. Invece, quel popolo
che tanto amava Gesù, aveva bisogno di misericordia e pietà e andava a chiederla al Signore.
In questa strada della Quaresima ci farà bene, a tutti noi, pensare a questo invito del Signore
all’amore, a questa dialettica della libertà dove c’è l’amore, e domandarci, tutti: Ma io sono
su questa strada? O ho il pericolo di giustificarmi e andare per un’altra strada?, una strada
congiunturale, perché non porta a nessuna promessa.
E preghiamo il Signore che ci dia la grazia di andare sempre per la strada della salvezza,
di aprirci alla salvezza che viene soltanto da Dio, dalla fede, non da quello che proponevano
questi "dottori del dovere", che avevano perso la fede a reggevano il popolo con questa
teologia pastorale del dovere. Chiediamo noi questa grazia: Dammi, Signore, la grazia
di aprirmi alla tua salvezza. La Quaresima è per questo. Dio ci ama tutti: ci ama tutti!
Fare lo sforzo di aprirci: soltanto questo ci chiede. "Aprimi la porta. Il resto lo faccio io".
Lasciamo che Lui entri in noi, ci accarezzi e ci dia la salvezza. Così sia.
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