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Mandato politico alla Chiesa?...
Partiamo dal pensiero del Beato Giuseppe Toniolo e cerchiamo di rifletterci su.
Egli afferma (1):... "mentre da tre secoli, dopo che i vecchi regimi degenerati, i governi protestanti e quelli liberali, congiurarono insieme a recidere i nervi all'azione sociale della Chiesa, la democrazia cristiana non e' che una memoria silenziosa e languida del remoto medio evo in cui trionfavano la Chiesa e il Papato ministro di civilta' ".....
E' chiaro che Toniolo qui rivendica alla Gerarchia della Chiesa Cattolica un potere sulla societa'. Una specie di 'mandato politico a largo raggio'.
Tale potere per lui non e' altro che quello di essere guida e luce, maestra e incitatrice per un ordine sociale di civilta'. Questa e' autorevolezza emergente sull'ordine sociale, da non confondersi con il governo politico della societa'. Solo secondo questa idea si possono allora comprendere le parole che egli esprime, soprattutto quelle che maggiormente oggi desterebbero meraviglia. Egli infatti evidentemente qui distingue tra la Chiesa in quanto tale e il Papato, quasi a significare che quel "degenerare" dei regimi stava appunto nel non essere in linea con i valori cristiani su cui si fonda l'Europa nelle basi della sua civilta' e che lui intendeva con l'essere Chiesa.
Il termine poi "trionfavano" e' da intendersi nel suo pensiero come "erano presenti e riconosciuti i valori cristiani" ed era accettato l'ammaestramento della Gerarchia (Papato) come autorevole e degno di ascolto, autorevole per una societa' che realizzava la citta' terrena vivendo concretamente i valori del Cristianesimo e dell'essere nella Chiesa.
La contrapposizione dell'eta' moderna e contemporanea con il Medio evo, che diede luminosi esempi di citta' politicamente autonome e nello stesso tempo rispettose dello spirito cristiano(2) e del compito magisteriale del Papa; di citta' terrene, ma realizzatrici in se' stesse dell'essere Chiesa, attuatrici del Cristianesimo nelle loro libere scelte laiche nella vicenda della storia, nel loro tempo e nel loro ambiente, tale contrapposizione non ci fa cadere nel timore di un possibile asservimento, nella mente di Toniolo, del potere civile al potere gerarchico della Chiesa. Egli asserisce infatti l'indiscutibile autonomia di campo della politica dal compito della Grarchia che e' guida al fine ultimo di civilta' e maestra della verita'. E' perfettamnte convinto della distinzione della politica dal Cristianesimo. Essa infatti applica le scelte ed attua le opere, mentre il Cristianesimo illumina le scelte e le opere.
Egli scriveva inoltre in un tempo molto sensibile all'idea neoguelfa, ma da parte sua condivideva lo spirito moderato ed innovatore del Balbo, che aveva ammirato. Assorbiva tale spirito dall'ambiente veneto e condividendo il suo sentire, ne accennava in qualche sua lettera.
Per questo egli continuava:
" Il Clero e'...moderatore di ogni opera di rivendicazione e di riforma sociale...". " Ripugna tuttavia il clero alla testa di turbe tumultuanti, che rinfocoli le ire di parte , ma anche il clero che si ritragga inattivo e silente dinanzi ad un problema che tocca la giustizia e la carita'...". Ripugna "pure il Clero che non si interponga paciere nel conflitto che minaccia, o, se questo e' scoppiato, che non propugni amorevolmente la parte dei deboli dinanzi ai forti"(3).
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.(1)G. Toniolo, "Democrazia Cristiana. Concetti ed indirizzi", vol.1, a pag 79: Opera Omnia, Serie III.a, Sociologia e problemi sociologici contemporanei, vol. 2, con prefazione editoriale di Alcide de Gasperi, Ed.
Citta' del Vaticano, Poliglotta Vaticana, 1949,pp.345.
(2) cfr.: ivi., op. cit., p. 75.
(3) cfr.: op. cit., pp.83-84.
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Il suo pensiero
e’ tratto da La democrazia cristiana, Roma,
Società di cultura,
1900(1).
Occasione.
La confusione
di idee sul concetto di democrazia diede
occasione ad una conferenza
divenuta poi uno scritto integrato da altri due(1). E un'opera indirizzata ai Cattolici impegnati nel campo
sociale-politico. Tale opera fu
promossa anche da un invito rivolto a G.Toniolo
da Mons. Radini Tedeschi di svolgere opera di chiarificazione
e dal desiderio del Papa Leone XIII.(2)
Il fatto.
I cattolici nella seconda metà
del secolo XIX elaborarono, promulgarono e accettarono un programma dottrinale
e pratico di riforma della società.
Questo programma trovò forma nelle encicliche di Leone XIII°. Da allora
il programma sociale
dei Cattolici ebbe il suo posto tra i partiti riformatori o agenti in campo
socia-
le..
Il bisogno. Si sentì la necessità di
trovare un'espressione sintetica e programmatica che unisse le menti e
l'opera dei Cattolici. Ecco apparire il nome e la idea nuova di Democrazia
cristiana.
I contrasti. Ma i Cattolici
operanti socialmente presero due direttrici: conservatore dell'assetto sociale
passato, o rinnovatore. Correnti secolari si trovarono a cozzare ed a non
comprendere la nuova idea, per motivi storici e ideologici.
Era dunque necessaria una
chiarificazione filosofica, religiosa, storica. E' quello che Toniolo compie in una conferenza e
nell’opera o scritto intitolato Democrazia cistiana, nel quale l'Autore svolge
questa tematica:
-
Derivazione del concetto di
Democrazia»
-
La Chiesa e la Democrazia.
-
L'elemento essenziale e
l'elemento accidentale nel concetto.
-
La Democrazia anticristiana.
Questo sforzo di
chiarificazione venne poi integrato da altri due scritti che danno all'opera
l'aspetto di un triplice trattato con un nuovo contenuto.
Il nuovo
contenuto e’ il seguente.
1- Il
concetto cristiano della democrazia.
2- L'odierno movimento cattolico
popolare e il proletariato.
3- Le responsabilità sociali
nell'odierno movimento popolare.
Giudizi
e loro critica.
Ciò che maggiormente colpisce in
quest'opera è il concetto cristiano di democrazia. Su di esso sorsero
approvazioni e dissensi.
De Gasperi Alcide così affermava
nella prefazione della riedizione dell’opera(pp. VII-XIII):
"Toniolo fu portato a definire la democrazia in senso troppo lato e
vago, trascurando il carattere politico che la storia le aveva ormai assegnato.
Anzi nell'urgenza di opporre allo Stato avvenire socialista un ideale cristiano, valutò
forse esageratamente, come tributo di una democrazia futura, gli elementi
costitutivi della democrazia comunale e corporativa medievale; elementi reali e
magnifici, ma aspetti luminosi di un'epoca della quale non si erano messi in
sufficiente rilievo le ombre".
Toniolo in realtà propone un
esempio, ma distingue bene la sostanza da ciò che è
relativo
e ambientale: l'assetto sociale e politico cristiano del passato dall'ordine
sociale e politico cristiano per il futuro.
Quanto ad aver trascurato
"il carattere politico". Non è esatto. Ne prospetta
infatti il necessario divenire, con affermazioni che preannunciano assetti
politici; sostiene inoltre l'anteriorità storica di ciò che sta all'origine di
questi sviluppi della democrazia; si attiene, poi alla concretezza della situazione
nella quale egli scrive: "il resto viene storicamente da
sé", scriverà Toniolo a Mons.
Gr. Ballerini, ma prima si esige la "palingenesi cristiana" :
"il popolo affrancato, onorato, elevato, educato".(3)
Mi pare poi opportuno notare come
sarebbe stato troppo superficiale, se Toniolo avesse ridotto la Democrazia nella sua
essenza a democrazia politica: un aspetto non è l'essenza di una realtà. La
definizione di Toniolo ci dà l'elemento formale della Democrazia e non le
modalita’ di attuazione storica, che suppone o suggerisce.
............................
(1) La democrazia cristiana, Roma,
Società di cultura,
1900, 6°, 121p. (estratto da: Rivista internazionale di scienze sociali, a.5, n.14 (1897) 325-369;
L'odierno movimento cattolico popolare ed il
proletariato, Roma, Tip. Unione Cooperativa Editrice,1898, 45 p.
Le responsabilità sociali nell'odierne movimento cattolico
popolare,
Roma,
Tip. Unione Cooperativa Editrice, 1898,
18 p.
(2) Vistalli, Giuseppe Toniolo, Roma,
Comitato Giuseppe Toniclo, 1954, pp.449-451).
(3) G.Toniolo,
Lettere, 2, Citta’ del Vaticano, Ed. Comitato Opera Omnia di G. Toniolo,
1952, lettera n.184.
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