giovedì 10 gennaio 2013

Toniolo e l'Universita' Cattolica

Un raggio di luce nel tramonto del Beato Giuseppe Toniolo

Quale mai sara' questo raggio di luce nel tramonto?

E' l'Universita' Cattolica del Sacro Cuore a Milano.

Mons. Francesco Vistalli ci da' un ricco racconto dell'influsso che ebbe il Beato Giuseppe Toniolo nella nascita di tale gioiello della cultura in Italia.
Secondo me la riuscita, ritenuta eccezionale, per la nascita dell'Universita' del Sacro Cuore, nel modo inaspettato in cui si e' realizzata, rivelava gia' da se' stessa la protezione dal Cielo di questo santo Professore Giuseppe Toniolo e ne dichiara la santita' confermata dal Signore.
Vistalli termina infatti  la narrazione della nascita dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore con queste entusiastiche parole:

"Nessuno potra' documentare quello che questa erezione costo' di sacrificio e di dolore. Ma se in terra numerosi pregavano, sospinti dall'incoraggiamento di Pio XI, in Cielo vegliava Giuseppe Toniolo, che intercedeva dalla misericordia di Dio cio' che pareva mpossibile ottenere con le forze umane.
Non e' da tacersi che, insieme con il P. Gemelli, con il Meda, lavoravano la sig.na Anna Barelli e Vico Necchi. La causa di beatificazione di quest'ultimo venne promossa nel 1930, poco dopo la sua morte. La causa di beatificazione del Toniolo e del Necchi procedono parallelamente, e, se si tien conto che gia' il Ferrini e' stato elevato agli onori degli altari e il suo corpo e' venerato nella cripta dell'Universita', e che anche e' stata iniziata la causa di Giulio Salvadori, si puo' dire che, al principio della vita Universitaria, stanno quattro uomini santi. Fra cui il Toniolo occupa un posto tutto speciale".(1)

Ma come influi' Toniolo ancor vivo in tale stupenda realta'?....


TONIOLO E L’UNIVERSITA’ DEL S. CUORE (2)

Seguendo l'opera di Pio Bondioli, Per la storia di una grande idea, vediamo gli sviluppi di quella "grande idea" farsi ralta'.
« L'Italia, centro del Cattolicesimo, sede del Vicario di Cristo, ricca un giorno di una splendida corona di Università fondate dai Papi, non è stata la prima nazione a sentire la necessità di porre a base della ricostruzione della società contemporanea la fondazione di una Università Cattolica, altre nazioni l'hanno preceduta.

Le ragioni di questo strano ritardo vanno ricercate nel clima storico in cui si è trovato a vivere il Cattolicesimo in Italia nel secolo scorso fino alla vigilia della guerra mondiale. Le tendenze anticlericali del nuovo Stato ita­liano, specialmente dopo l'avvento delle sinistre nella direzione della pubblica cosa, avevano costretto i Cattolici a stringersi in file serrate per la difesa contro i quotidiani assalti che la massoneria, attraverso gli organi governativi, la scuola, la stampa e i partiti, sferrava con violenza impressionante.
Inoltre il socialismo rapidamente dilagando nella vita italiana, faceva porre al primo piano i problemi della cosiddetta questione sociale, nella quale erano coinvolti e presupposti problemi etici e istituzionali che toccavano direttamente le dottrine del cristianesimo, e che dovevano quindi essere risolutamente affrontati.

Così il carattere prevalentemente difensivo e sociale dell'azione cattolica italiana dal 1837 ai nostri ultimi anni non potè favorire con l'energia desiderabile lo sviluppo ricostrut­tivo ed organico della cultura cattolica che logicamente avrebbe dovuto offrire la linfa vivificatrice di tutta l'azione.
Tutto era contrario all'idea cattolica, la politica come la filosofia, l'economia come le scienze fisiche, la legislazione come l'insegnamento uffi­ciale.
Era quindi naturale che malgrado la generale ostilità e la scarsa speranza di riuscita,
 i difensori dell'azione cattolica come il Toniolo sentissero acuta­mente il bisogno di un Istituto in rapporto con le necessità della nostra età e incessantemente invocassero ed auspicassero, nei Congressi, nei giornali e nelle discussioni parlamentari la creazione di una Università Cattolica italiana. A contatto continuo con l'avversario potevano constatare e quasi toccare con mano la funesta influenza esercitata sulla società dalle teorie materialiste, positiviste, evoluzioniste, socialistoidi o liberali. Quelle teorie contrabbandate sotto mentite spoglie di scienza, diffuse nella folla con una scaltra e intensa popolarizzazione, ripetute e vantate continuamente dalle gazzette, dalle riviste, dai conferenzieri, dagli organizzatori di massa, operarono sulla compagine nazionale una ter­ribile disgregazione morale e religiosa di cui noi tutti oggi deploriamo le fu­neste conseguenze.
Ma quanto più appariva chiara e urgente la necessità di una Università Cattolica tanto più pareva allontanarsi la possibilità di realizzarne l'esistenza, perchè il monopolio statale dell'istruzione primaria, media e superiore, di fronte alle insistenze dei cattolici italiani per la libertà di insegnamento, si irrigidiva nel concetto che la cultura fosse un compito unicamente spettante ai governi e non un diritto fondamentale dei cittadini, da esercitarsi in armonia con le proprie convinzioni più intime e profonde.
Ma la Provvidenza, che sa attendere e annientare al momento opportuno i vani disegni degli uomini, vegliava; andava anzi insensibilmente preparando con la sua misteriosa ed ineffabile opera divina, gli animi e i cuori di quelli che, giunta l'ora voluta da Dio, sarebbero stati gli strumenti dell'audace impresa.

Una lettera del P. Agostino Gemelli diretta ad un amico intimo e per un'indiscrezione giornalistica diventata ormai di dominio pubblico, ha rivelato il lavorìo segreto maturato nella coscienza di codesto francescano che, venuto dal socialismo ed educato nel laicismo delle Università statali, aveva potuto misurare personalmente il baratro verso il quale si avviavano la vita e la cultura italiana. Una sua relazione sul tema « Perchè i cattolici italiani debbano avere una loro Università », tenuta già nel 1907 al primo Congresso universitario cattolico italiano; un incontro di pochi mesi dopo con l'allora Mons. Mercier, incontro dovuto allo zelo del compianto Card. Ferrari; la fon­dazione della Rivista di Filosofia Neo-scolastica nel 1908, della battagliera rassegna " Vita e pensiero" nel 1914; il voto fatto partendo per la guerra di dar mano a formare, se fosse ritornato, un Istituto di studi superiori sotto la protezione di Maria Immacolata, non furono poi che le tappe del lungo cammino ».
« Ma a dare a P. Agostino Gemelli l'ultima spinta per,la realizzazione di una Universita’ cattolica, fu un fatto parti­colare. 
Si trovava a letto nell'autunno 1917 gravemente ammalato presso Varallo Sesia nella villa del Conte Lombardo di cui era ospite, l'Illustre Prof. Toniolo della R. Università di Pisa. Si trattava purtroppo di una malattia a cui avrebbe finito per soccombere.
 In tale occasione il grande Professore strin­gendo forte le mani al P. Gemelli con voce accorata e profetica parlò del sanguinoso tramonto della civiltà, dell'offuscamento dei valori morali, del trionfo del materialismo come causa dell'immenso conflitto. Terminata la guerra, per ricostruire l'Italia bisognava far penetrare nelle coscienze il pen­siero cristiano, ridare agli uomini la concezione cristiana della vita e per questo si doveva incominciare dall'Università Cattolica.
"Io non vedrò la fine della guerra — egli disse — ma voi, appena essa è terminata fatela, fatela l'Università Cattolica! "
Il P. Gemelli con l'animo in tumulto promise.

Alla promessa il Prof. Toniolo fece seguire, dopo pochi giorni, la seguente diretta al P. Gemelli:(3)

"Varallo Sesia (Novara), 12 Settembre 1917
Illustre e caro Gemelli,
Fra le antiche ragioni di stima e di amicizia, che per tanti titoli mi legano a Lei, ve ne ho una particolarissima che mi obbliga profondamente e mi commuove!
Ed è quella di avermi per così dire coinvolto nella attività multiforme che per diverse vie converge sempre allo scopo del culto del S. Cuore di Gesù della quale non dubiterà ella io sia devoto dacché consacrai al Signore nel­l'Ordine della Visitazione (centro della devozione al S. Cuore) quell'angelo della mia figliola che volò al Cielo due anni or sono...
Ella scriva pure in qualunque forma anche pubblica il mio nome alla sua iniziativa più recente, ed a qualunque opera che onori il S. Cuore : mi ricordi nelle sue orazioni anche perchè se a Dio piacesse io ricuperi un po' di salute per cooperare... ».

Ciò che colpisce in questa lettera del Professore al P. Gemelli è la trepidazione di animo... Dopo tante delusioni patite nella sua vita d'Apostolo, si trova di fronte ad un arcano disegno della Provvidenza di cui e' incentivo la sua devozione al S. Cuore di Gesù. Questo lo fa trepidante: non è il timore, è la speranza, la troppo grande speranza...(4)
Dopo 24 giorni il Toniolo volava al Cielo, ad implorare la realizzazione dei suoi no­bili disegni.


E qui non sarà inutile ripensare come tutti gli scritti di Toniolo
e tutto quello che nella sua vita d'apostolo riuscì a concentrare nel­l'azione, tutto fu una preparazione alla Università Cattolica." 

E scrive ancora  il Bondioli passando la narrazione a Mons. Guido Anichini che scriveva sull'Osservatore Romano: 
« Ben si può dire che tutte le iniziative di carattere culturale prese dai cattolici italiani, nel primo e più arduo periodo di azione cattolica inquadrata nell'Opera dei Congressi (trentennio 1874-1903) ebbero il dotto e pio Profes­sore Giuseppe Toniolo  tra i più caldi fautori.
Quando infatti nelle grandi assemblee cattoliche veniva trattato il tema immancabile della libertà di insegnamento anche il progetto della libera Università Cat­tolica affiorava come un'ideale lontano, che le leggi allora vigenti rendevano purtroppo quasi irrealizzabile.
 E fu il Toniolo, il quale con pochi altri cattolici pur occupava la cattedra universitaria di Stato, fu egli appunto che richiamò più volte l'attenzione sul grande problema dell'Universita' Cattolica tanto da ricevere formale incarico dalla Suprema Autorità della Chiesa, per un progetto concreto di un Istituto scientifico superiore.
Ricordo di aver sentito da lui stesso delle allusioni a questo fatto.
Il S. Padre Leone XIII, che aveva fondato a Roma una Scuola di Alta Letteratura, era anche proclive a dar vita ad una vera e propria Università Cattolica che doveva sorgere nei pressi del Vaticano. Quel progetto però non ebbe seguito per varie difficoltà, come non arrivò alla fase conclusiva un altro piano più concreto elaborato dal Conte Giovanni Grosoli, il quale pensava di approfittare della posizione giuridica speciale della Università di Ferrara, per trasformarla in Ateneo prettamente cattolico".

Di fronte a tanto difficile impresa, il Toniolo, preso consiglio da uomini saggi ed esperti, pensò allora di supplire alla mancanza dell'Università catto­lica in Italia con la fondazione di una Società Scientifica a larga base, che accogliesse nel suo seno i cattolici colti e i giovani stessi che desiderassero perfezionarsi nella scienza e che si erano organizzati,
per suo consiglio e valida cooperazione, nella Federazione Universitaria Cattolica, risultante dai numerosi Circoli di giovani studenti sorti in tutte le città.
Allo scopo di organizzare quella Societa' Scientifica, di cui sopra e per valorizzare la cultura dei cattolici, sorse la Società Cattolica Italiana per gli studi scientifici. 
Fondata nel 1899 in seguito al desiderio dell'Episcopato Lombardo espresso tre anni innanzi e per iniziativa del Toniolo associatosi ai due illustri Vescovi di Padova e Pavia, Giuseppe Callegari e Agostino Riboldi, essa doveva essere un organismo o  parte della futura Univer­sità.
 "La Società ebbe la sua promettente affermazione in Como, in occasione della celebrazione del centenario di Alessandro Volta.
Nella sala del Collegio Gallio comparvero in quella occasione, uomini di larga risonanza nel campo scientifico e letterario: eran più di duecento ma qui basti ricordare l'oratore della giornata, che fu il Can. Pietro Maffi, di Pavia, poi Cardinale Arcivescovo di Pisa, il quale riscosse l'unanime ammirazione. A quel Congresso avevano mandato la loro adesione, fra gli altri, il Prof. Contardo Ferrini, il Prof. Francesco Acri, il P. Timoteo Bertelli, Mons. Giacomo Poletto, il P. Francesco Ehrle della Biblio­teca Vaticana e il Sac. Achille Ratti dell'Ambrosiana, mentre accanto al Prof. Toniolo, che ne uscì acclamato Presidente, lavoravano alacremente il Marchese Antonio Malvezzi Campeggi, l'Aw. Angelo Mauri, Don Giuseppe Faraoni, il Conte Ercole Agliardi, ed altri giovani ingegni, tutti concordi nel perseguire gli scopi consacrati dallo Statuto. Esso dichiarava:
"La Società convinta, che tra la Rivelazione custodita e interpretata dalla Chiesa ed i risultati della scienza non può esi­stere contraddizione, mentre dichiara di seguire nelle singole discipline metodi strettamente scientifici, professa docile dipendenza dalla S. Sede e in modo speciale propone di ispirarsi costantemente agli indirizzi contenuti negli Atti della S. Sede riguardanti agli studi ". Avrebbe fatto questo promuovendo " con ogni mezzo la scienza in armonia con la fede e la diffusione della cultura fra i cattolici italiani" e intensificando "utili corrispondenze fra i cultori delle singole discipline e fra le varie società scientifiche italiane e straniere".
La Società si costituì subito in cinque Sezioni:
studi religiosi, filosofici e apologetici;
studi sociali, economici, giuridici e politici;
studi fisici, naturali e matematici;
studi storici;
studi filologici, letterari ed estetici.

La prima sezione promosse la pubblicazione la Scuola Cattolica, organo della Facoltà teologica di Milano diretta da Mons. Giuseppe Nogara, poi Arcivescovo di Udine e la Rivista di apologetica fondata a Vicenza dal P. Antonio da Trobaso.

La seconda Sezione fu rappresentata dall' Unione Cattolica per gli studi sociali in Italia, già istituita dal 1892 ancora dal Toniolo.

La terza iniziò particolarmente i suoi lavori appunto al Congresso Commemorativo di Como,  presieduta dal Maffi, ed il 20 gennaio 1900 pubblicò la Rivista di Scienze fisiche naturali e matema­tiche, di cui fu segretario di redazione Mons. Ferdinando Ridolfi poi Vescovo di Vicenza e che continuò ad uscire fino al 1911;

La Sezione storica pubblicò nel 1904 la Rivista di scienze storiche diretta da Mons. Malocchi che durò sino al 1908.

Si aggiunse la diffusione di opere e monografie; la istituzione di borse di perfezionamento all'estero, di premi per lavori scientifici e la costituzione di biblioteche di cultura scientifica.

Questa Società, presieduta da Mons. Agostino Riboldi, poi effettivamente dal Toniolo, se cessò le sue attività nel 1910, costituì tuttavia un buon passo innanzi sulla via dell'Università Cattolica, alle cui facoltà preludeva con le sue sezioni, con la sua organizzazione  ed ordinamento accademico, con l'andare ai giovani studiosi e con associarseli in una vera e propria attività universitaria .(Anichini)

Segui’ un duro periodo di incertezze e di ansie, di questo ne parla Pio Bondioli.
« Guardata con occhio umano, la promessa lasciatasi sfuggire dal P. Ge­melli al Toniolo nell'impeto della commozione, era una follia; l'accingersi poi ad una impresa così vasta doveva sembrare un atto di temerarietà più che di audacia. 
Invece fu un miracolo continuo di assistenza divina e di bene­dizioni; uno sbocciare rapido, fresco e vigoroso; un moltiplicarsi inesausto di mezzi e di aiuti con il moltiplicarsi dei bisogni e delle necessità; un succe­dersi continuo di felici e provvidenziali coincidenze che fecero svanire diffi­coltà che parvero sempre insormontabili".
Fu uno svolgersi insomma preciso e quasi metodico di un disegno soprannaturale che molte volte prevenne i desideri e le aspirazioni degli stessi fondatori dell'Università Cattolica.

Quando il P. Agostino Ge­melli, fedele alla pormessa nella primavera del 1919 espose a pochissimi e più fidi amici che si raccoglievano intorno alle pubblicazioni di «Vita e Pen­siero » il progetto ancora un po' vago dell'Università, "il problema fondamentale dei mezzi s'affacciò in tutta la sua terrificante imponenza ».
Il primo atto fu trovare il modo di garantire la vita della futura Università. 
Furono  compiuti studi da un gruppo di uomini chiamati dal Padre Gemelli e che dobbiamo ricordare, sia per la dedizione com­pleta con la quale si dedicarono allo studio del problema, sia per l'altis­sima competenza. Essi furono: l'On. Aw. Filippo Meda, il Dott. Vico Necchi, Mons. Francesco Olgiati, il Dott. Angelo Moretti, notaio di Milano, il Prof. G. Vacchelli, ordinario di diritto amministrativo della Università di Pavia. 
Il frutto di questi studi fu il concetto di erigere un Istituto, un Ente morale, al quale demandare la funzione di promuo­vere l'Università Cattolica.
Se si pensa che tale Istituto potè vivere in un'epoca nella quale le opere cattoliche furono oppresse, bisogna rendere onore a coloro che lo fondarono e specie all'On. Meda che fu colui che, con P. Gemelli, elaborò lo Statuto dell'Istituto.
Per rendere omaggio alla memoria di Giuseppe Toniolo, l'Istituto venne denominato Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori.
 Ebbe sede in Milano e fu cpstituito sulla fine del 1919. 
Allo scopo di non allarmare alcuno, fu assegnato all'Istituto il compito di promuovere conferenze e lezioni di cultura generale e speciale, di fondare corsi di insegnamento superiore per addestrare i giovani nelle discipline filosofiche, giuridiche e sociali, d'istituire biblioteche e sale di lettura, di intraprendere, appoggiare o diffondere pubblicazioni di qualsiasi genere corrispondenti all'indirizzo dell'Istituto, di promuovere con ogni altro mezzo lo sviluppo degli studi superiori.
Ben presto però questo precisò il suo scopo e divenne l'Ente fondatore e finanziatore della Università Cattolica e tale sua funzione continua anche oggi.
Costituito da undici membri, nominati per consultazione a vita, dopo di aver avuto
Il nulla osta della Santa Sede, esso ha una funzione importantissima:
garantire la vita avvenire dell'Università, tutelare i beni, rispondere
alla Santa Sede della sua situazione economica.
L'Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori continua perciò a essere significativo omaggio al grande Professore e all'amicizia che lo ebbe legato al Magnifico fondatore della Università Cattolica del Sacro Cuore.
L'Istituto non era l'Università; ma ormai esso ne garantiva il nascere.
La Provvidenza e la generosità dei buoni sostenne gli sforzi e l’alacre impegno dei fondatori.
Si trattava di trovare una Sede ampia e degna.
« Un giorno viene offerto in vendita l'antico palazzo dell'architetto Cano­nica in Via S. Agnese, un tempo Convento degli Umiliati. Per la centralità della posizione e la grandiosità del fabbricato, l'offerta era allettante; ma oc­correva avere in brevissimi giorni una somma così alta da scoraggiare, inoltre mancava assolutamente il tempo di fare dei passi e dei tentativi di prestito per trovare la somma necessaria.
Il Comitato ricorse ad una Banca che dal suo fondatore era stata istituita per dare alimento alle opere di cultura e in primo luogo ad una Università Cattolica, ma il Consiglio amministrativo, riunito d'urgenza, decise di rimandare l'aiuto promesso ad inaugurazione avvenuta dell'Ateneo. Per un momento tutto sembrò crollare, e da ogni parte giungeva il consiglio di rinunciare.

Era l'ora buia della tentazione.
Davanti all'umana impossibilità di avere un milione di lire, la preghiera dei fondatori si alzò verso Colui che è il vero padrone di tutte le cose, formulando la solenne promessa di intitolare l'Ateneo al S. Cuore e chiedendo una prova decisiva: un milione entro tre ore! Se Egli voleva la sua Università si degnasse mandare il denaro occorrente in quella situazione difficile, se non la voleva, perchè avrebbero dovuta volerla gli uomini?
E in tre ore il milione giunse, donato dal Conte Ernesto Lombardo, che per un anno intero aveva respinto ogni sollecitazione in proposito, dichia­rando che per la scienza non avrebbe mai dato un soldo.
Come s'era operato il cambiamento improvviso?
E' il segreto del S. Cuore.
Il palazzo fu acqui­stato, e gli ingegneri Barelli e Colonnese subito si accinsero ai lavori di adat­tamento con completo disinteresse, unicamente guidati dall'amore dell'arte e del bene.

"Ed eccoci al miracolo — continua ancora Pio Bondioli —. Nel dicembre del 1921, l'Università Cattolica del S. Cuore sotto la direzione del P. Gemelli era pronta ad iniziare la sua opera. Alla inaugurazione, avvenuta il 7 dello stess vibrò tutta l'anima dei cattolici Italiani.
Il Legato Pontifìcio Card. Achille Ratti, succe­duto al compianto Card. Ferrari sulla cattedra di S. Ambrogio, portò il grido augurale delle Università Medievali: " Vivat, crescat, floreat!" Nessuno per altezza d'ingegno, per grandezza d'animo e per lunga profonda consuetudine di studi, era più indicato a comprendere ed esaltare i fini dell'Università Cattolica del Porporato illustre, che, dopo pochi mesi sarebbe salito al supremo fastigio della Cattedra di Pietro e che, ancor Nunzio in Polonia, prendendo occasione dal Centenario Dantesco, con una magnifica lettera diretta al P. Ge­melli, aveva salutato " L'Istituto di Alta Cultura scientifica " dove "il Dio della scienza e la scienza di Dio tenessero il posto che loro serbarono Dante e Manzoni."
L'altissimo onore della tiara non fece dimenticare a Pio XI il suo affetto per l'Università Cattolica; accrebbe invece le occasioni di manifestare la sua augusta e paterna benevolenza in mille modi, fino a chiamarla " l'Università del suo cuore, la pupilla degli occhi suoi ".

"Forte di una eletta schiera di pro­fessori, dotata di un largo materiale scientifico, di un'invidiabile biblioteca, di una sala bene arredata, l'Università Cattolica iniziò così la serie degli anni accademici ".
Tuttavia solo nel settembre 1924, sulla base della riforma universitaria che prende il nome dal Gentile, fu possibile ottenere il giuridico riconoscimento.



(1) Fr. Vistalli, Giuseppe Toniolo, Comitato Giuseppe Toniolo, Roma, 1954,pp.860-864.
(2) Pio Bondioli, Per la storia di una grande idea, Unione tip. Milano, 1938
(3) Lettera di G. Toniolo a Padre Gemelli in data 12 settembre 1917.
(4) Troviamo nella corrispondenza Toniolo una cartolina del P. Gemelli, in data 13 settembre 1918, diretta all'Ulano Prof. G. Toniolo presso Cotonificio Rotondi - Varallo Sesia che dice: « Ill.mo Professore,
Le sono tanto grato per le belle cose che Ella mi ha dette. Un bagno spirituale del quale aveva bisogno dopo tanta vita materiale! Grazie anche per i suoi suggerimenti per il desiderato (pur troppo molto futuro) Istituto superiore di filosofia! Venisse il giorno nel quale Ella ne potesse dire il discorso inaugurale per riaffermare la nostra filosofia! Grazie anche per l'adesione al giornale per i soldati.
Con sentitissimi ossequi a Lei, alla Moglie riguardi e Signorina
dev.mo P. A. Gemelli ».


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