Di qui trae delle conseguenze....
"...sempre i cattolici proclamarono che la questione sociale e' essenzialmente morale e quindi intimamente connessa con la religione e che percio' concretamente la genesi prima della crisi sociale si cela nei viziosi istituti etico civili della societa', i quali lo stato stesso contribui' a manomettere arbitrariamente: mentre esso non ha diritto di sconvolgere cio' che ha immediata origine nella legge etico-religiosa, generatrice della societa' umana universale; alla quale ultima invece la societa' politica deve servire e non viceversa" (1).
E ritorniamo al pensiero dei Vescovi del Triveneto:
" ...rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero unico”, sempre piu’ spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni".
Per costruire un mondo migliore si rende necessaria allora l'attuazione di una sana azione sociale e politica.
Di essa parla Toniolo
e la delinea in questo modo:
La societa' umana e' campo di influenza della legge morale e campo di azione della religione, in particolar del Cristianesimo, del Cattolicesimo. Ogni progresso sociale trae beneficio da questa benefica influenza della religione, come ogni crisi sociale trae origine da coartazioni poste al compito della religione, che opera attraverso la legge etico religiosa, morale o da deviazione da tale legge. di qui si comprende il compito sociale del Cristianesimo, che e' compito di civilta'. Di qui l'opera della Chiesa come Maestra e Militante (2). I Pastori che ammaestrano ed i laici che agiscono con autonomia nel proprio ambito civile, ma sempre attenti alla luce che viene da chi e' Maestra di civilta'(3).
Tale intreccio di forze e valori favorira' il sorgere di Istituti sociali e forme di vita sociale a difesa contro ogni deviazione di civilta' e mezzo di realizzazione di essa. Tale opera si esprimera' secondo lo spirito sociale cristiano(4), che e' spirto democratico, che e' spinta costruttiva di tutti i valori umani (5), che e' spirito di autentica solidarieta' tra le classi (6) e la funzione dello Stato come societa' politica, apparira' chiaramente come funzione di servizio a vantaggio della societa' universale e non posizione di dominio assoluto(7).
Di essa ne parla il Magistero ecclesiale :
Nota dei Vescovi del Triveneto su alcune urgenti
questioni
di carattere antropologico e educativo
(1 Cfr. Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della
Cei per la 36.a giornata
nazionale per la Vita (2 febbraio2014) sul tema “Generare futuro”.
Noi
Vescovi del Triveneto siamo quotidianamente raggiunti - soprattutto nell’incontro
con
persone, famiglie, parrocchie e realta’ associative - da notizie e questioni
preoccupanti che riguardano la vita delle persone in tutti i suoi aspetti. Una
vita che - ne siamo consapevoli - e’ dono di Dio ed e’ cosa preziosa, ma e’
minacciata e resa fragile da molte cause.
In
occasione della 36.a Giornata per la Vita desideriamo ribadire, in comunione
con la
Chiesa
italiana, la nostra preoccupazione per tante situazioni che contrastano la vita
in tutte le sue fasi, dal concepimento alla nascita, dalla crescita alla piena
maturita’, dal declino fino alla morte naturale. Tale preoccupazione diventa
per la Chiesa impegno a continuare, insieme a tutte
le
persone di buona volonta’, a sostenere la vita umana in ogni momento e in ogni
circostanza, ribadendone l’inviolabile dignita’ ed offrendo concreti aiuti a
chi vive fragilita’ e sofferenze.
Il
perdurare della crisi economica ci spinge ad essere vicini a chi ha perso il
lavoro, alle
famiglie
che non arrivano a fine mese, ai giovani che non riescono a inserirsi nel mondo
produttivo.
Vogliamo continuare con le nostre Chiese - in particolare attraverso le Caritas
- l’opera di ascolto, aiuto, sostegno alle situazioni di difficolta’ e
invitiamo tutti coloro che possono offrire occasioni concrete di lavoro a un di
piu’ di generosita’ e di inventiva.
Consapevoli
del venir meno di molte tutele sociali, incoraggiamo e ci impegniamo a
sostenere
chi opera a favore dei molteplici disagi delle persone e delle famiglie. E
ribadiamo in questa giornata l’appello a “generare futuro”, sostenendo concretamente quel desiderio dei
giovani
sposi di generare figli che spesso “resta mortificato
per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una
cultura diffidente verso la vita”1.
Esprimiamo
vicinanza a chi soffre per le condizioni - spesso non rispettose della dignita’
umana
- di carcerato, profugo o straniero e invitiamo chi ne ha la responsabilita’ ad
assumere i necessari interventi legislativi e amministrativi, assicurando
contemporaneamente l’impegno della comunita’ cristiana verso queste sorelle e
questi fratelli.
Senza
trascurare tali aspetti di difesa e promozione della vita, sentiamo oggi in
particolare
il dovere di soffermarci piu’ diffusamente su alcune questioni educative che
riguardano
aspetti fondamentali e delicatissimi dell’essere umano, con numerose e
preoccupanti
ricadute in ambito culturale, formativo, educativo e, quindi, politico della
nostra societa’ (triveneta, italiana, europea) e che toccano e coinvolgono in
modo diretto la vita delle persone, delle famiglie e della scuola.
Ci
sentiamo cosi' in sintonia con il decennio che la Chiesa italiana sta dedicando
al tema
dell’educazione
e in piena consonanza con quanto papa Francesco ha di recente espresso con forza,
mettendo in rilievo come la situazione attuale ponga dinanzi sfide sempre nuove
e piu’ difficili: “Il compito
educativo e’ una missione chiave!”
A
questo riguardo, ci riferiamo al dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul
possibile
inserimento
dell’ideologia del gender nei
programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli
insegnanti, ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa
la lotta all’omofobia, a taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti
sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera eta’, alle richieste di
accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati
meno “discriminanti” e, infine, al grave stravolgimento - potenziale e talora,
purtroppo, gia’ in atto - del valore e del concetto stesso di famiglia naturale
fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. Questa inedita situazione
richiede a noi Vescovi, prima di tutto, e alle comunita’ ecclesiali di non
venir meno ad un compito e ad una testimonianza di carita’ e verita’ che
rappresentano il primo e concreto modo per servire e promuovere l’uomo e la
vita buona nella nostra societa’. Ci sentiamo, in tal senso, sollecitati da
Papa Francesco, il quale ci ha appena ricordato che “i Pastori,
accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere
opinioni su tutto
cio' che riguarda la vita delle persone, dal momento che
il compito dell’evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di
ogni essere umano. Non si puo’ piu’
affermare che la religione
deve limitarsi nell’ambito del privato…”.
Di
fronte a quella che si configura come una vera “emergenza educativa”, noi
Vescovi
avvertiamo
la responsabilita’ e il dovere di richiamare tutti alla delicatezza e all’importanza
di una corretta formazione delle nuove generazioni - a partire da una visione
dell’uomo che sia integrale e solidale - affinché possano orientarsi nella
vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi
forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza e perseguire la
gioia e la felicita’ del compimento4.
Riaffermiamo,
come prima cosa, la dignita’ e il valore della persona umana e poi la tutela e il
rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di
fragilita’, nonché la necessita’ di continuare a combattere strenuamente ogni
forma di discriminazione (di carattere religioso, etnico, sessuale) o,
addirittura, di violenza.
Sottolineiamo,
il grave pericolo che deriva, per la nostra civilta’, dal disattendere o stravolgere
i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita,
della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli
soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che
non conducono al vero bene né dei singoli né della societa’.
Riconosciamo
la “ricchezza insostituibile della
differenza”5 -
specialmente quella
fondamentale,
tra “maschile” e “femminile” - e la specificita’ assoluta della famiglia come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio.
Essa nasce dal loro amore (…), dal riconoscimento e dall’accettazione della
bonta’ della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne
e sono capaci di generare una nuova vita”; essa e’, davvero, la “cellula
fondamentale della societa’, luogo dove si impara a convivere nella differenza
e ad appartenere ad altri”.
Su
tale linea indichiamo anche due testi che, essendo espressione di una sana
laicita’,
possono
ben alimentare un sereno e positivo dibattito pubblico su questi temi: l’art.
16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e l’art. 29 della
Costituzione repubblicana8.
Siamo,
infatti, consapevoli che la differenza dei sessi e’ elemento portante di ogni
essere
umano
ed espressione chiara del suo essere in “relazione”; senza la comune
salvaguardia delle “grandi differenze”
vi e’ un grave e concreto rischio per la realizzazione di
un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della societa’9.
Ribadiamo
percio' – come espresso autorevolmente, anche di recente, dalla Santa Sede di
fronte
al Comitato ONU della Convenzione dei diritti del fanciullo – il rifiuto di un’ideologia
del gender , che
neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarieta’ dei
sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico.
Invitiamo
quindi a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel
continuare
ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le piu’ dolci e vere
che ci sia mai dato di poter pronunciare: “padre”, “madre”, “marito”, “moglie”,
“famiglia” fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
Difendiamo
e promuoviamo il carattere decisivo - oggi piu’ che mai - della liberta’ di
educazione
dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in
volta, da soggetti o istituzioni chiamati a coadiuvarli. E rigettiamo ogni tentativo ideologico che porterebbe
ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante “pensiero
unico”, sempre piu’ spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni.
Sosteniamo
e incoraggiamo l’impegno e lo sforzo di quanti, a vari livelli e su piu’
ambiti,
affrontano
ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e
positiva “laicita’”, tutte le piu’ importanti questioni antropologiche ed educative
del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal
concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la
differenza sessuale, la liberta’ religiosa e di educazione.
La
proposta cristiana punta al bene integrale dell’uomo e contribuisce in modo
decisivo
al
bene comune e alla promessa di un buon futuro per tutti. E pur in un contesto
di diffusa secolarizzazione, che insinua la tendenza a ridurre la fede e la
Chiesa all’ambito privato e intimo, come ricorda Papa Francesco “nessuno puo' esigere da noi che releghiamo la religione
alla segreta intimita’ delle
persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza
preoccuparci per la salute delle istituzioni e della societa’ civile,
senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini”.
Al
termine di questa Nota, proponiamo ancora un passo dell’Evangelii gaudium che
spiega
bene il senso della nostra riflessione e nel quale noi Vescovi ci ritroviamo in
pieno perché tocca anche le delicate e importanti questioni antropologiche,
culturali, formative ed educative qui menzionate e sottoposte sempre piu’ all’attenzione
e all’approfondimento di tutti, noi per
primi:
“Amiamo questo magnifico pianeta e amiamo l’umanita’ che
lo abita, con tutti i suoi drammie le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le
sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilita’ (…). Tutti i cristiani,
anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo
migliore… il pensiero sociale della Chiesa e’ in primo luogo positivo e
propositivo, orienta un’azione
trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un
segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesu’ Cristo”
Condividendo
con fiducia queste nostre riflessioni e indicazioni, in un momento grave
per
il bene delle persone e della societa’, assicuriamo la nostra preghiera.
(I Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto
2 febbraio 2014,
Festa della Presentazione del Signore e 36.A Giornata nazionale per la Vita).