mercoledì 25 dicembre 2013

Natale 2013



Auguri di Natale


Cristo per Toniolo e' la forza e la Parola vivente di Dio presente in autorita', grazia e mistero nella storia umana; Egli e' l'Emmanuele con noi. Non e' estraneo, ma l'essenza , personale, vivente del fatto storico che e' il Cristianesimo. ( G. Toniolo,L'odierno problema sociologico: La democrazia cristiana, O.O.,serie III, vol.2, pp. 356. 93).





“Il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
 (…) Egli agiterà la mano verso il monte della figlia di Sion, verso il colle di Gerusalemme”
(Is. 2,2; 10,32.)

Anche verso di Te Gesu’ “agita la sua manina”  nel Santo Natale e ti chiama a se’,a riposare sul suo Cuore pieno di amore, a riprendere forza, coraggio e perdono; a ricominciare  il tuo cammino di speranza verso di Lui.

Buon Natale!
                                           Buon Anno!


Crăciun fericit 

şi Anul nou binecuvântat! 

de Dumnezeu!

.


venerdì 29 novembre 2013

Sommo Pontefice e Toniolo

Scheda   

P

PONTEFICE


Qual e' il pensiero di Toniolo sul Papa?...

Mi pare significativo quanto egli dice in "Rinnovamento. Una pagina di storia sociale" in Democrazia cristiana, Concetti e indirizzi, vol 1", in cui afferma l'intimo legame tra movimento democratico cattolico e direttive del Pontefice; nonche' quel che sostiene  in altre pagine del trattato sulla Democrazia cristiana  edito dal Comitato Opera Omnia di G. Toniolo.

Egli afferma
 competere al Papato "una missione religiosa e sociale"(2), attuata con autorevolezza ed "oggidi' piu' che mai in una quotidiana e diretta corrispondenza coi sudditi". Il Pontefice da' cosi' in certo modo il modello della "prima e piu' santa forma della rinascente democrazia"(3) ispirata dal cristianesimo, realizza infatti una "intima comunicazione fra Chiesa e societa' "(4). 

Secondo Toniolo la stessa proclamazione della infallibilita' pontificia  e' da considerarsi dal punto di vista di una maggior forma di democrazia, perche' divenne piu' fruttuoso il suo servizio verso la gente ed approfondi' nei popoli lo slancio confidente di volgersi ogni giorno 
al padre"(5).
Il Pontefice -e' il  pensiero di Toniolo- continua la missione di Gesu'(6), percio' egli e' la guida della ricostruzione sociale. L'intrecciarsi dei rapporti tra il Papa e il popolo non puo' essere che la prima linea maestra ( "il caposaldo") della realizzazione di una esemplificazione concreta della democrazia conforme allo spirito del Vangelo(7).


C'e' poi una pagina di Toniolo che sembra quasi profetica, in quanto in essa possiamo quasi scorgere il ritratto del Papa attuale:

"Cosi' l'eta' nostra, e piu' il secolo nuovo, promettono di riprodurre lo spettacolo commovente di Pietro apostolo, che in Roma insegna, conforta e governa, confuso con i suoi primi fedeli fino al martirio nella comune persecuzione"...
E ancora: " Certo e' che le parole, le quali ad ogni istante oggi scendono dal labbro del Pontefice ( senza voler percio' attribuirvi sempre lo stesso grado di autorita'), trovano da qualche tempo, fino alle minime frasi, una accoglienza filiale, dolce, reverente nel profondo di tutte le anime e insieme una ripercussione e irradiazione solenne in tutto il mondo..." (8).
...Sembra di leggere il presente nel passato delle sue affermazioni entusiaste. 


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(1)G. TONIOLO, " Rinnovamento. Una pagina di storia sociale":Democrazia cristiana.                                            Concetti e indirizzi, vol.1 in O.O.,Serie 3, vol. 2, p.323. 
(2)G. TONIOLO, "Indirizzi e concetti sociali all'esordire del sec.XX":Democrazia cristiana.                                            Concetti e indirizzi, vol.2 in O.O.,Serie 3, vol. 3, p.42. 
(3)G. TONIOLO, "Indirizzi e concetti sociali all'esordire del sec.XX":Democrazia cristiana.                                            Concetti e indirizzi, vol.2 in O.O.,Serie 3, vol. 3, p.43. 
(4)    op cit, ivi.
(5)    op cit, ivi.
(6) G. TONIOLO, La voce del Papa: Vita e pensiero, Milano, a. 1,(1915) 65-71, in                                    Democrazia cristiana. Istituti e forme, vol.2, in O.O. Serie 4, vol.2,p.298 :"la parola del Pontefice del sovrannaturale e l'eco immediata".
(7)G. TONIOLO, "Indirizzi e concetti sociali all'esordire del sec.XX":Democrazia cristiana.                                            Concetti e indirizzi, vol.2 in O.O.,Serie 3, vol. 3, pp. 44.46. 
(8)    op cit, p.44

martedì 5 novembre 2013

Stato e Chiesa nel pensiero di Toniolo

Stato e Chiesa


(Commemorando l’Editto costantiniano)



La storica decisione, con la quale veniva decre­tata la libertà religiosa per i cristiani, aprì nuove strade alla diffusione del Vangelo e contribuì in maniera determinante alla nascita della civiltà eu­ropea. La memoria di quell'avvenimento offre l'opportunità, ..., di riflettere sull'evolvere delle modalità con le quali il mon­do cristiano si è relazionato con la società civile e con l'autorità che la presiede. Tali modalità si so­no sviluppate lungo la storia in contesti assai dif­ferenti, conoscendo significative diversificazioni in Oriente ed Occidente. Al tempo stesso, esse han­no conservato alcuni tratti fondamentali comuni, quali la convinzione che il potere civile trova il suo limite di fronte alla legge di Dio, la rivendica­zione del giusto spazio di autonomia per la co­scienza, la consapevolezza che l'autorità ecclesiastica e il potere civile sono chiamati a col­laborare per il bene integrale della comunità uma­na.
Dal Vaticano, 19 agosto 2013, Papa   Francesco.
(Cfr: L’Osservatore Romano, martedi’ 3 settembre 2013 nr. 36)



Quale e’ il pensiero di Toniolo circa queste spinose questioni sempre attuali?


Persona e ordine sociale.

Il centro ed il vertice dell'ordinamento sociale e' l'uomo, il quale da' ragione di esso partendo da se stesso, in quanto  fonte, perche' "nella sua libera attivita' consiste veramente la causa prossima ed efficiente dei fatti sociali"(1).
Ma in tale attivita' entrano anche le cause seconde che influenzano la sua attivita' sociale e nel 
sociale. "Ogni fatto sociale infatti riflette in se' stesso ognuna di quelle relazioni di differente natura a cui soggiace l'uomo: sociali propriamente dette, giuridiche, politiche economiche, morali: relazioni che all'intelletto umano giova di considerare distintamente, per meglio discernere le leggi ad esse proprie"(2). La persona umana e' pure influenzata, come da causa seconda dell'ordine sociale, di cui  e' fonte, da cio' che ha sede in lei stessa e che dipende "dalle sue qualita' proprie, dalla sua natura spirituale e corporea: certi bisogni o tendenze del fisico, le ingenite inclinazioni dell'animo al vero, al bello, i sentimenti del buono, dell'utile,...le passioni, ecc..."(3).Altra classe di cause seconde che influenzano la persona come fonte dell'ordine sociale  "e' formata da tutto cio' che e' fuori dell'individuo, ma che e' accessibile a lui mediante i sensi: la natura esteriore e la societa' umana: l'ambiente fisico e l'ambiente
sociale"(4).
Tutte queste cause lasciano libero l'uomo qualora da esse si renda indipendente " con uno sforzo di energia spirituale in cui sta la vera causa prossima  efficiente di ogni fatto umano individuale e sociale".(5)
Ma al di sopra dell'uomo sta la Causa prima, che, attraverso le cause seconde indirizza le scelte libere della persona assicurando " un certo ordine alle manifestazioni esterne della liberta' umana"(6). 



La Religione e il compito secolare degli Stati.

E qui si inserisce il compito della fede nel suo aspetto di convinzione religiosa praticata nel sociale.
La Religione e' al di sopra degli Stati per la sua finalita' e, nella sua incarnazione storica di Chiesa, attraverso la persona credente, e' presente a modo di energia propulsiva di civilta' autentica.
Da cio' derivano delle precisazioni significative. 
La Chiesa - storicizzazione della Religione cristiana- e' al di sopra del compito degli Stati.
Essa si innesta nel loro compito come forza propulsiva, finche' la loro azione non e' in contrasto con il piano universale di Dio, conformemente al quale essi svolgono la loro missione storica. 
Ne risulta che la loro azione secolare, sia pure politica, diviene simbolicamente religiosa, perche' effettivamente converge al Fine ultimo della Religione ed attua autentica civilta'. Una profanita' inserita nel sacro ed elevata da esso(7).
Quando cessa questo rapporto, la Chiesa non puo' piu' collaborare con l'azione degli Stati:
essi perdono la religiosita' simbolica, si staccano dall'alveo del fine ultimo. "La Chiesa di conseguenza abbandonera' ai propri destini la potenza politico-civile, affinche' "al di sopra di tutti i concreti ordinamenti politici transeunti, per l'esaurirsi della rispettiva vocazione storica, si perpetui l'universalita' morale del cattolicesimo, inscindibile dall'incivilimento"(8).

 Possiamo trovare lo sviluppo di questi concetti in forma positiva da parte del Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium n. 13  e nella Gaudium et spes: n. 76.


"Ma sempre e dovunque, e con vera liberta', e'  diritto proprio della Chiesa predicare la fede e insegnare la sua dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando cio' sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. E questo fara', utilizzando tutti e solo quei mezzi che sono conformi al Vangelo e al bene di tutti, secondo la diversita' dei tempi e delle situazioni" (GS n.76 ultime righe).







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(1)TONIOLO G., Dei fatti fisici e dei fatti sociali nei riguardi del metodo induttivo: Archivio giuridico, Bologna,10 (1872) 178-212.: Trattato di economia sociale. E scritti economici: 
O.O., serie 2, Economia e statistica, vol.2, p. 232 - L'elemento spirituale e morale viene riconosciuto capace di incarnazine storica. Idea molto importante per capire la funzione della persona nel sociale.
(2)Toniolo G. op. cit., p.226.
(3)Toniolo G., op.cit., p. 233.
(4)Toniolo G., op.cit., p. 233.
(5)Toniolo G., op.cit., p. 234.
(6)Toniolo G., op.cit., p. 234.
(7)TONIOLO G., Problemi ed ammaestramenti sociali dell'eta' constantiniana: Capitalismo e socialismo: O.O. , serie 1, Scritti storici, vol 1, p. p. 39-40." all'imperialismo politico...si aggiunge il concetto di un imperialismo religioso simbolico, che vede incipiente e profetizza completa la unificazione di ogni stirpe e della umanitaw' universale nella fede cristiana e nella Chiesa in Roma"
(8)   TONIOLO G., Problemi ed ammaestramenti sociali dell'eta' constantiniana: Capitalismo e socialismo: O.O. , serie 1, Scritti storici, vol 1, p. 40.




Istituzioni sociali neutrali


Possiamo parlare di istituzioni sociali neutrali?
O le istituzioni sociali debbono essere confessionali?
Per Toniolo si puo' parlare di istituzioni sociali laiche, ma le istituzioni se non possono dirsi confessionali, non possono nemmeno dirsi neutre o neutrali di fronte alla realta' umana, in quanto i loro componenti e dirigenti debbono tener conto della realta' soprannaturale o almeno del campo della credenza e fede delle persone, nonche' dell'incidenza che ha la religione ( che lui intende il cattolicesimo) sulle istituzioni sociali per realizzare "un'opera duratura di civilta' ". Per dirla in forma lapidaria e conforme al suo pensiero: le istituzioni sociali non possono dirsi neutrali, qualora le esigenze materiali rivelino le "latebre dello spirito". Del resto il soccorso del soprannaturale e' necessario nella questione sociale(1).
Il Cristianesimo, penetrando lo spirito nella persona, trasforma le stesse realta'umane rendendo le persone causa di rinnovamento profondo e duraturo di civilta', nonostante le debolezze  e fallibilita' umane(2). Non e' lecito percio'pretendere di risolvere una questione sociale quando si sacrifichi "la saldezza della fede" ed " i fini soprannaturali che si consumano nell'eternita" (3). Non si puo' essere neutrali quando si tratta di valori religiosi che coincidono con la civilta'. Non si puo' dare neutralita' , se essa viene basata sul presupposto che la religione sia relegabile nel "segreto dell'interiorita'". Ne' si puo dare adito ad una neutralita' che significhi quella incredulita' che si fa sgabello delle difficolta' dell'esistenza collettiva e delle aspirazioni piu' legittime del progresso "per bandire Dio dalle anime e cancellare ogni traccia di ordine cristiano nella societa'"(4).

Secolarita' e' per Toniolo rivendicazione dell'autorevole e libera autonomia delle competenze umane istituzionali, ma non disimpegno cristiano nell'azione sociale e politica.
La persona impegnata nel sociale e nel politico non puo' cioe' cessare dal testimoniare e vivere quelle realta' profonde che danno valore intimo ed ultimo al suo impegno nel mondo per il progresso, per la convivenza democratica, in una parola per la civilta', che " si infutura in quella cristiana"(5).
Toniolo non poteva usare la parola secolarita', secolarismo,...secolarita' dell'azione e dell' istituzione, perche' tale parola non era ancora in uso, ma se l'avesse conosciuta l'avrebbe respinta nel senso di secolarismo, neutralita' assoluta; l'avrebbe invece accettata nel senso di impegno nella liberta', di autonomia  nella resposabilita' e di rispetto delle competenze specifiche; tuttavia sosteneva che ogni istituzione sociale e attivita' umana sociale e politica, come impegno nel mondo per la civilta', non poteva in ultima analisi esser attuata se non con spirito cristiano e nella testimonianza di vita cristiana. La civilta' non puo' realizzarsi al di fuori del cristianesimo: "Ogni profondo  e sistematico rinnovamento sociale richiede...il concorso gerarchico delle forze, della interiorita' e della liberta', e... lo spirito di abnegazione cristiana" (6).
Posto il caso che un cristiano  sia presente in istituzioni che si dichiarano neutre, cio' e' ammissibile solo in via eccezionale, quando la tesi cristiana e' resa ancora futura dalle circostanze ostili, in ogni caso la sua partecipazione non puo' essere - come diremmo noi- secolarista: "croire c'est agir!" (7).






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(1)cfr.: TONIOLO G., Documenti e propositi nelle agitazioni rurali nell'Emilia, in Avvenire d'Italia,170 (21 giugno 1908), in Democrazia cistiana. Istituti e forme, vol. 1: Opera Omnia, serie IV. Iniziative sociali, vol.1, pp. 440-441.
(2) op. cit., p. 441.
(3) ivi.
(4) ivi.
(5) ivi.
(6) op.cit., p.445.
(7) TONIOLO G., L'avvenire della cooperazione cristiana,(discorso di chiusura): Il Congresso internazionale delle casse rurali a Parigi (1900), in Rivista Internazionale di Scienze sociali e discipline ausiliarie, VIII, 24( 1900) :Opera Omnia di G.Toniolo, serie IV, Iniziative sociali, vol.1, pp.522-524.
     TONIOLO G, Per la storia del movimento cooperativo, in Democrazia cristiana. Istituti e forme, vol. 1:OO ,serie IV, Iniziative sociali,,vol.1, pp. 484-494.

Secolarita' nel sociale e attivita' cristiana apostolica

Un ulteriore approfondimento.



Dice Toniolo:

" si insinuo' frattanto in parecchi la persuasione che per fare opera opportuna e vitale, convenisse (con frase caratteristica) umanizzare alquanto l'azione sociale cattolica, privandola in qualche misura di quell'involucro di presidi religiosi e soprannaturali che parvero adombrarla ed assorbirla.
Certo e' (ma chi mai lo nego') che occorre essere figli della propria eta' e partecipare alle condizioni di fatto della vita umana e sociale, nel momento e nel luogo in cui la Provvidenza ci ha posto a collaborare ai suoi divini disegni..."(1)
"...Ma trasferire questo criterio alle stesse ragioni sostanziali e finali dell'ordine sociale di civilta', sarebbe errore, non solo di principio, ma pratico, che spegnerebbe la fonte prima e massima di ogni nostra operosita' civile rinnovatrice e, con essa, le speranze piu' certe di futura resurrezione; errore tanto piu' fatale oggi, in cui la societa' moderna vuol tentare un' esistenza totalmente nuova( instauratio ab imis fundamentis)"(2).


Toniolo reagisce 

contro la tendenza di voler instaurare una sacralita' assorbente ed occultante della realta', alienante l'uomo da se stesso e dal suo inserimento nell'ambiente e vita concreta e attuale. Per Toniolo il Cristianesimo va aculturato nella civilta' cristiana in modo rispettoso del profano ed accogliendolo nelle sue proprie dimensioni storiche e umane. Condanna tuttavia la negazione della realta' soprannaturale come forza che trasforma la vita sociale attraverso la fede custodita dalla Chiesa che, illuminata da quella, autorevolmente propone una dottrina sociale. Egli riconosce in tale dottrina sociale della Chiesa l'idea efficace che  e' fonte di azione sociale feconda e che porta con sicurezza verso risultati duraturi, anzi perenni ed irrinunciabili di civilta'. Non e' lecito demolire i principi ed i fini che reggono l'azione nel mondo civile di chi e' cristiano, il che sarebbe la negazione delle basi della societa'


Sono idee e parole che risuonano fortemente provocatrici e significative nel nostro mondo contemporaneo ove anche la famiglia ha perso i suoi connotati e la verita' non si sa piu' da che parte la si possa trovare.... 

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(1) Toniolo G.,  L'Unione cattolica popolare italiana:Iniziative culturali e di Azione cattolica:OO,serie IV, Iniziative sociali,vol. 3, p.48.
(2) op.cit., p. 49.

venerdì 18 ottobre 2013

Due Santi a confronto Don Bosco e Toniolo

Due Santi a confronto.

Somiglianze e differenze tra Don Bosco e Toniolo.

Pur vivendo in uno stato di vita civile diverso, c’e una certa somiglianza nel loro impegnarsi per il sociale ed una grande differenza. Quale?...




Scrive Teresio Bosco nel suo libro  Don Bosco, una biografia nuova:
“Nei secoli che precedettero immediatamente la rivoluzione industriale, gli artigiani erano riuniti in « corporazioni »: società rigide, di sapore medievale, ma che esercitavano una certa difesa verso i lavoratori. I poveri erano molti. Mai però il loro numero fu para­gonabile alle masse imponenti e miserabili dei proletari, abbando­nate a se stesse, create dalle fabbriche nel primo secolo della rivo­luzione industriale. Il modello di intervento della Chiesa a favore della povera gente, in quei secoli, era la « beneficenza organizzata » di san Vincenzo de' Paoli (1581-1660).
Nella nuova età industriale le « corporazioni » sono finite tra i ferri vecchi (anche per il trionfo dei princìpi del liberalismo), e le masse dei lavoratori proletari hanno l'unica libertà di farsi oppri­mere da padroni potentissimi. Il liberalismo impedisce diligente­mente che si formino nuove strutture che, sulla linea delle antiche corporazioni, difendano i diritti degli operai.
Nell'impossibilità di trovare belli e fatti piani e programmi di azione dicevamo nelle pagine precedenti —, nelle incertezze che sempre esistono all'inizio di un nuovo periodo storico, molti uomini della Chiesa impegnarono tutte le loro energie nel fare « subito » qualcosa per la gente miserabile, rispolverando i metodi di benefi­cenza di san Vincenzo (le « conferenze » fondate a Parigi da Oza-nam in aiuto dei proletari prendono proprio questo nome).
Si capì presto, tuttavia, che la beneficenza non poteva bastare. Anche nella forma nuova e socialmente avanzata di scuole profes­sionali, di laboratori didattici, rimaneva insufficiente”. Occorreva battersi per la giustizia sociale. E Don Bosco si mosse su questo campo, basti pensare ai contratti di lavoro che stipulo’ come tutore dei suoi giovani con gli impresari  che li avevano assoldati o con i capi artigiani che li avevano in servizio. Si rifletta anche all’interessamento che aveva Don Bosco nell’andare a trovare i suoi ragazzi sul lavoro e nei colloqui che faceva con i loro “padroni”, compiaciuti di cio’.
 Eppure ancor non bastava questo, ci volevano   specifiche istituzioni sociali e leggi che garantis­sero i diritti dei lavoratori. Un cammino che dalla beneficianza, passando attraverso interventi di carattere sociale ed approfondendosi in movimenti, aprisse la strada ad arricchire l’impegno sociale con quello politico  Il cammino fu lungo, per incomprensioni negli ambienti della gerarchia e per le fortissime resistenze degli Stati liberali.
Tra quelli che si mossero su questo campo in forma vicina alla politica, potremmo dire socio-politica, si  inserisce il Beato Giuseppe Toniolo.

Anche Don Bosco si impegno’ nel sociale, e qui sta la somiglianza con Toniolo; ma non si volle impegnare nell’azione socio-politica, e qui sta la differenza con il Toniolo che visse il tempo di don Bosco con i problemi accennati aprendo l’impegno sociale alla politica, anche se „solo come preparazione” ad un domani piu’ adatto all’impegno politico e partitico.
Dice infatti Teresio Bosco nell’opera citata:

Don Bosco stesso affermo’ il 24 giugno 1883: « A che prò entrare in politica? Con tutti i nostri sforzi che cosa potremo noi ottenere? Nient'altro che di renderci forse impossibile di prose­guire la nostra opera di carità » (M.B., voi. XVI, p. 291).
Schematizzando al massimo la situazione, potremmo dire che « in teoria » davanti a don Bosco venne delineandosi un dilemma:
o battersi contro gli effetti delle ingiustizie sociali (aiutare i ragazzi poveri, domandando e accettando l'aiuto di chiunque per fondare scuole e laboratori);
o battersi contro la causa delle ingiustizie sociali (inventare forme di denuncia pubblica, di associazioni per giovani lavoratori, rifiutare la collaborazione e la beneficenza delle persone coinvolte in un sistema politico-economico basato sullo sfruttamento), con la prospettiva evidente di inaridire le fonti della beneficenza e di abbandonare al proprio destino i ragazzi poveri.
Nel primo caso salvava i giovani dai pericoli immediati, ma
rischiava di essere « strumentalizzato » dal sistema, di allevare cioè
dei lavoratori obbedienti e 'docili che non avrebbero disturbato i
potenti.       
Nel secondo caso sollecitava il « sistema » a cambiare, ma ri­schiava di non poter andare incontro alle necessità immediate, im­pellenti dei poveri.
La scelta (non solo per don Bosco, ma per molti uomini della Chiesa in quel tempo) era drammatica: comunque ci si schierasse, non si faceva « tutto » quello che si doveva fare.

Don Bosco imboccò, sotto l'urgenza del momento, la prima strada.
Quando ne avvertì i limiti, si sentì garantito dall'azione totale della Chiesa:
« Lasciamo ad altri ordini religiosi più ferrati di noi le denunce e l'azione politica. Noi andiamo dritti ai poveri »

Concludendo ci pare di poter affermare che se nella Chiesa ci sono molti carismi, molti doni cioè dati agli individui per il bene della comunità, don Bosco ebbe quello dell'intervento urgente a favore dei ragazzi poveri” 
(cfr. Teresio Bosco : Don Bosco, una biografia nuova, , Elledici, 1979, pp.195-198).


E cosi’ Don Bosco appare vicino a Toniolo e nello stesso tempo fortemente diverso.

“Diverso, ma non contrapposto, a quelli più squisitamente sociali di mons. Ketteler (1811-77), di Toniolo (1845-1918), di don Sturzo (1871-1959). Per questo, il prete pie­montese può stare benissimo accanto a loro. Quattro carismi diversi nell'ambito della Chiesa, vissuti con onestà e limpidezza, e proprio per questo ricchi di frutti autentici per il popolo di Dio”.(cfr. T. Bosco, op. cit., p 198)


giovedì 17 ottobre 2013

Secolarismo e Toniolo

Scheda


SE 


Secolarismo?

Per Toniolo, secolarismo no; secolarita' si'. Non esiste per Toniolo secolarismo ne' nei rapporti tra fede e ragione ne' nei rapporti tra fede e scienza, ne' nei rapporti tra morale e vita sociale.

" Sono distinti (1) il dominio della scienza e il dominio della fede, ma...non avvi soltanto un rapporto di coesistenza negativa, per cui l'uno non invade e non impedisce l'altro, bensi' ancora rapporti positivi di mutua corrispondenza... E precisamente tale colleganza non e' di azione parallela, ma gerarchica"(2).
In quanto alla fede, egli la vede in posizione preminente, per cui la scienza non deve mai trovarsi in contrasto con cio' che forma la sostanza e le deduzioni logiche della fede; senza negare tuttavia che molte "remote deduzioni", per la complessita' dei termini, lasciano un largo spazio all'opinabile" (3).
Ne' si puo' equivocare nell'applicazione di principi di vita morale, appoggiandosi ad un "vieto liberalismo" fautore  della "emancipazione dei rapporti sociali con il soprannaturale e quindi della laicizzazione del consorzio sociale"(4).

Toniolo riassume il laicismo ed il secolarismo, che non accetta e combatte, con queste parole:
" Si riverisce e confessa la Provvidenza nelle vicende della civilta', ma poi si concede piu' o meno consciamente alle influenze dell'ambiente o ad altre cause occasionali quanto basta per compromettersi con il determinismo o con il materialismo nella storia".

Per concludere, ripudiando  il secolarismo , Toniolo non ripudia i la distinzione dei campi e dei termini d'azione tra il soprannaturale e l'umano. Possiamo dire che egli rifugge dall'accettare il secolarismo, ma accetta la secolarita' nei rapporti tra fede e ragione e tra fede e scienza tra fede e scelte sociali: egli vede i loro campi di operativita' distinti, ma afferma l'intreccio provvido e fecondo della fede nel campo sociale e la sua forza arricchente nel rapportro con la ragione e la scienza, sicche' non possono essere discordi nei principi che toccano il destino dell'uomo.


distinti, ma non estranei 







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(1) TONIOLO GIUSEPPE, I doveri degli studiosi cattolici, 1896: O.O. Serie V, vol. 1,p. 298.
(2) ivi , p. 299.
(3) ivi,  p. 300.
(4) ivi, pp. 300-301.


domenica 22 settembre 2013

Un apprezzamento ed un collegamento

Toniolo

 La figura del Beato Toniolo fa parte di quella luminosa schiera di cattolici laici che, 

nonostante le difficoltà del loro tempo, vollero e seppero, con l’aiuto di Dio, percorrere strade 

proficue per lavorare alla ricerca e alla costruzione del bene comune. Con la loro vita e il loro 

pensiero essi hanno praticato ciò che il Concilio Vaticano II ha poi insegnato a proposito della 

vocazione e missione dei laici. 

"Per loro vocazione è proprio dei laici cer­care il regno di Dio trattando le cose temporali e 

ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli i doveri e affari del 

mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è 

come intessuta. Essi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di 

fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio del proprio ufficio e sotto

la guida dello spirito evan­gelico, e in questo modo, a manifestare Cristo agli altri, 

prin­cipalmente colla testimonianza della loro stessa vita, e col ful­gore della loro fede, 

della loro speranza e carità. 

A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali 

sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano 

di lode al Creatore e Redentore".(cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 31)



L' esempio dei laici come Toniolo costituisce un incoraggiamento 

sempre valido per i cattolici laici di oggi a cercare a loro volta vie efficaci per la medesima 

finalità, alla luce del più recente Magistero della Chiesa.


"Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un'istanza 

burocratica che non può assicurare l'essenziale di cui l'uomo sofferente — ogni uomo — ha 

bisogno: l'amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci 

occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del 

principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono 

spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto".

(cfr Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, 28).


Ed ora una domanda...

- Chi ha detto:

"Lo spirito di carita' non si oppone per nulla all' esempio provvido ed ordinato dell'azione

 sociale e caritativa" ......?

- Toniolo?...!

Potrebbe! infatti corrispondere al suo pensiero.

L'ha detto invece il Concilio Vaticano secondo nel documento "Chiesa e mondo 

contemporaneo"al numero 88 c. 

Vedi quindi come e' vera la premessa...!


mercoledì 21 agosto 2013

Societa' internazionale...e conseguenze

Toniolo viveva in un periodo nel quale il Papa Pio X aveva dato impulso all'Azione cattolica, all'azione sociale, aveva aperto al campo dell'azione politica ed affermava come slogan "Instaurare omnia in Cristo".
Egli condivideva in pieno queste idee come uomo di studio e come cristiano. Era convinto nello stesso tempo che " e' per legge di natura, nel disegno provvidenziale divino, necessaria l'esistenza di una societa' etico-giuridica fra tutti gli uomini, della quale gli stati e le rispettive popolazioni sono , almeno potenzialmente, gli organi e membri particolari" con lo scopo di conseguire ed attuare anche nei rapporti esteriori della vita collettiva i fini comuni della civilta' universale.  Questa sara'  " la forma concreta , piu' ampia ed elevata delle umane convivenze."
Una societa' etico-giuridica fra tutti gli uomini!...
 Ma, ancora una volta,  afferma che cio' e' possibile e duraturo solo se si riconoscera' la sua filiazione "tutta propria" dal Cristianesimo, " o meglio - aggiunge Toniolo - , dal Cattolicesimo".
Egli e' convinto che di tale societa' "proprio la Chiesa e' la personificazione giuridica perfetta ed il Pontificato la rappresentazione vivente"(cfr. G. Toniolo,  La voce del Papa: Democrazia cristiana. Istituti e forme, vol 2: OO, Serie 4, vol 2, p.304).

Pur anticipando nei tempi l'idea della Societa' delle Nazioni e dando un apporto sociale e politico di non piccola importanza, lascia pero'  sotteso un altro concetto di non disprezzabile valore e che stupisce...
Sembra che un filo rosso  guidi le idee di Toniolo. Ogni realta' sociale si puo' progettare in modo autonomo,  proprio alle varie scienze ed attivita' umane, con liberta', competenza e operosita' proprie,...; ma poi nel passare alla pratica non si puo' rimanere neutrali, ci vuole una scelta e la scelta e' un aggancio e l'aggancio e' lasciar penetrare ogni azione, opera, realta' umana e sociale dallo spirito del Cristianesimo, dal Vangelo e dalla collaborazione con la sua istituzione umana e temporale, la Chiesa e il Papato: qui le forze non si raddoppiano, si qualificano e si rendono aperte al perfetto definitivo.
E' la concezione di una umanita' diversa, nuova. L'uomo nuovo.
Se e' vero questo, per la societa' ridivenuta pagana nella sua civilta', la risurrezione e' nella Chiesa. 

mercoledì 7 agosto 2013

Societa'


Ogni riformatore e innovatore, ogni persona che tenda a migliorare l'ambiente civile non puo' fare a meno di riflettere sul concetto di societa', sul concetto di persona, sul concetto di politica, su quello di partito e, nell'ambiente cristiano, sulla funzione della Chiesa nella societa', nell'ambito civile e politico. Chiariremo questi concetti con la sapienza del Beato Prof. Toniolo Giuseppe.

Societa'.

" Quando si dice societa', non si intende una massa di individui che stanno insieme soltanto, come viene percepita dai sensi di chiunque abbassi lo sguardo dall'alto sopra l'assembramento di una moltitudine: ma bensi' essa e' un complesso di individui, quale la mente contempla considerandoli nel loro vincolo tacito che li stringe in unita', quel vincolo che e' emanazione della natura umana con le sue naturali tendenze; e' essa infatti che li avvince nel loro intimo e li stringe in un tutto coerente, omogeneo, che e' l'ente sociale, dotato di vita, struttura, compagine e leggi, ma distinto dagli individui  che pur compongono e danno l'esistenza alla societa'".
Questo e' il pensiero di Toniolo Dei fatti fisici e dei fatti sociali nei riguardi del metodo induttivo: Trattato di economia sociale e scritti economici, vol 2, 1872: O.O.  serie II.a , vol. 2, p. 223).

Egli considera dunque la societa' come una realta' distinta dall'individuo, vivente, organica, formata dagli individui, intrinsecamente spinti a costituire quella.
Afferma nello stesso tempo, che nella societa', l'elemento spirituale e morale va riconosciuto come passibile di incarnazione storico-sociale in essa stessa( cfr.op. cit., pagg. 219-265).

L'Ordine sociale nella societa'

La societa' possiede un ordine sociale, e' la sua struttura relazionale, la sua compagine, le leggi che essa rivela in modo controllabile ;esso e' oggetto di riflessione e studio. L'ordine sociale e' quel sistema armonico di relazioni, tra gli uomini,  i quali formano l'ente sociale, che, nel rispetto di una legge etica suprema, tende a realizzare il bene comune; ad apportarte quegli aiuti reciproci con cui tutti i componenti della societa'( individui e famiglie, gruppi ed associazioni) possano efettuare meglio il proprio perfezionamento.
L'ordine sociale e' coordinato al fine ultimo ultramondano.
Esso e' eminentemente morale, fondato sul dovere; e' dinamico e storico, provvidenziale e finalizzato, gerarchico ed organico; pienamente umano e aperto ad essere cristiano; guidato dallo Stato e dallaChiesa; autenticamente democratico esige l'istituto della proprieta'( cfr. G. Toniolo, Precisazioni sulla proprieta': O O Serie 4, vol.2, pp.3,4,5.). E' costituito dalle persone, dalle famiglie , dalle associazioni, dalle classi, dalla nazione; confluisce nell'associazione internazionale e culmina nel Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa
(cfr. G. Toniolo, Introduzione all'economia sociale:OO, Serie II, vol 1- 2; G. Toniolo, Il socialismo nella storia della civilta': OO, Serie 1, vol 1, p. 273; G. Toniolo, Della storia come disciplina ausiliaria delle scienze sociali: OO, serie 1, vol. 4, pp. 392-393) .
Questo 'Ordine sociale' e' soggetto a crescita positiva di valore o a perdita di valore e di efficacia. Va percio' sottoposto a continui monitoraggi o a miglioramento.
 Al suo tempo Toniolo riconosceva la necessita' di migliorare l'ordine sociale. Noi stessi, pur in epoca diversa, sentiamo il bisogno di  miglioramento della societa,' nella quale viviamo, nei suoi elementi costitutivi e nel suo essere ordine sociale....

Cosa richiedeva Toniolo, allora, per il miglioramento dell'ordine sociale?... Le sue sono idee valide anche per il nostro oggi?...

"Il restauro dell'ordine sociale- scriveva Toniolo - diviene oggi principalmente opera di giustizia".(G. Toniolo, La funzione della giustizia e della carita' sull'odierna crisi sociale, 1892, in Iniziative culturali e di Azione cattolica; OO, Serie IV, vol 3, p. 362).
Esso va fatto attraverso l'inserimento di valori ed in special modo attraverso  l'inserimento di valori democratici ( op. cit. p. 361-362) e cristiani ( op. cit. p. 362).

In particolare.

Nonostante la situazione contingente e storica delle affermazione di Toniolo...
La giustizia ispirata al cristianesimo e' il primo passo nel restauro dell'ordine sociale, perche' fa si' che l' autorita' e la liberta', che e' condizione del vivere civile ( p. 366), siano in legame armonico nella societa' (p. 361) e consente il loro accordo nella  ricerca del fine doveroso e sociale del bene comune, che e' responsabilmente da perseguire ed e' voluto da Dio...
E questo va fatto con  mezzi positivi di ordine sociale: le leggi, oltre che con azione personale(p.361).
L'armonia creata dalla giustizia nel rapporto tra autorita' e liberta', tra leggi positive e liberta', rende possibile l'esistenza della democrazia nell'ordine sociale, cosicche' la giustizia, garantendo l'autentico ordine sociale, ne diviene valore cotruttivo e valore democratico (op. cit. p.361).
Accanto ai valori della giustizia e della liberta', va inserito il valore della carita' di intonazione cristiana come perfezione della giustizia e della liberta'.
E' cosi' che questi valori, giustizia, liberta', carita', nella loro tonalita' migliore, fautrice di democrazia, non possono che essere cristiani, partecipi del valore del cristianesimo vissuto nella societa' e, proprio in quanto tali, compongono il fondamento ed il fastigio dell'ordine sociale di civilta'. (op. cit. p. 365, p.367).

In altre parole.

Il Beato Giuseppe Toniolo nello scritto " Se io fossi un riformatore sociale..." ( in " L'Italia reale di Torino, Torino 1 maggio 1894, numero unico, in Democrazia. Concetti e indirizzi, vol. 1: OO, Serie 3, Sociologia e problemi sociologici contemporanei, vol.2, pp. 237-242) afferma i medesimi concetti di base. Sentendo nelle sue membra la stanchezza dell'eta', vive tuttavia la giovinezza nel suo spirito . E questo spirito giovane gli propone un ideale di rinnovamento sociale eminentemente democratico e cristiano basato sulla legge del lavoro e sulla dignita' della persona umana, che esige uguaglianza, liberta'. fratellanza e il riconoscimento del merito personale affermato dal lavoro. La sua esperienza gli fa riscontrare che la riforma dell'ordine sociale nasce dalla giustizia, dalla liberta', dalla carita' espressa nell' uguaglianza e fratellanza, nel riconoscimento del merito personale avvalorato dalla dignita' del lavoro. Scopre e afferma inoltre che tutte queste ralta'-valori sono state attuate nella storia dal Cristianesimo e sostenute dalla Chiesa, che sono anzi esigenze proprie nel cristianesimo e quindi conclude che l'ordine sociale autentico non puo' essere che animato dal Vangelo, non puo' che essere cirstiano.

.....
Carissimo Beato Toniolo, dai del ...filo da torcere anche per noi oggi!




lunedì 15 luglio 2013

Toniolo intransigente...ma....



Aspetti della figura di Toniolo.

Un aspetto nuovo o vecchio ma con una luce nuova. Ecco la scoperta di questi giorni sulla figura
del Beato Toniolo.
Il suo intransigentismo, se ci fu, su quali idee era basato e quale durata in lui ebbe o doveva avere?...
Vediamo un po'...(1)

Il punto chiave per l'interpretazione del suo intransigentismo e' questa idea portante:

La democrazia,  promossa da volonta' politica, ma nata da volonta' di apostolato in vista di una sua  attivazione nel  sociale per viverlo in modo cristiano, si doveva affermare come democrazia sociale, ma doveva essere  aperta a sviluppi futuri in democrazia politica , che a sua volta doveva esser preparata dalla formazione dei giovani. A questo sviluppo non era esente l'opera dell'intransigenza cattolica che porto' alla riaffermazine dell'autorita' della Chiesa nel campo sociale ed alla nascita collaterale e conseguente della democrazia che ando' viva via maturando sostenuta dallo stesso intransigentismo, ed avviata a sorpassarlo ed a giungere a sviluppi ulteriori passando dal sociale al politico.

Ma consideriamo un po' le sue riflessioni...
"Lo storico programma guelfo sociale che tutte le aspettative della civilta' ricollega indissolubilmente all'autorita', al primato, all'indipendenza e pienezza dell'azione della Chiesa nel mondo civile, ricevette la sua
cresima dalla rinnovata alleanza colla democrazia, che da quella- dall'autorita' del Magistero nella Chiesa - attende la sua risurrezione avvenire".(pp.294-295)
Qeste affermazioni rivelano  che Toniolo era convinto che l'intransigentismo esigeva obbedienza alla Chiesa ed al suo magistero, a cui lo stesso intransigentismo ridiede la dovuta stima; ma che l'intransigentismo maturo' con la democrazia; e  che con tale sua maturazione  l'intransigentismo cesso' il suo compito storico, come gli stessi avvenimenti storici successivi confermeranno.
Ecco perche' Toniolo si fermo' alla democrazia sociale: i tempi non erano maturi per una democrazia politica: le parole del Papa non erano favorevoli all'attivita' politica pienamente autonoma, si' alla preparazione nell'astensione.
Fu su questa ragione che egli pose le premesse, perche', cessato il compito storico del neoguelfismo, il cattolico si riscoprisse- alla luce delle nuove direttive del Magistero - cittadino in una realta' nuova da riconoscersi nel suo essere storico, ma per migliorarla, vivendoci dentro. 
Tale miglioramento sara' prima un fatto di apostolato, ma che divenga anche un fatto civile di associazione che si dice confessionale, cioe' ispirata a principi di fede e di morale cristiana. Questo si dovra' evolvere in modo tale che la democrazia cristiana promossa nel sociale,  diverra' democrazia inserita nel civile: non sara' piu' solo un apostolato di cristiani impegnati, ma anche un partito di popolo formato da uomini di impegno cristiano.
L'obbedienza alla Chiesa magisteriale avrebbe generato la maturita' del cristiano, rendendolo atto a fare da se' senza necessita' di ingerenze nel campo civile da parte dell'autorita' ecclesiale. Il laico impegnato, maturo  e preparato politicamente, cessate le circostanze eccezionali di supplenza del clero, doveva compiere la sua attivita' politica in modo pienamente responsabile e senza ingerenze del clero.
Dice infatti il Toniolo:
"Ne' si paventi che per questo vincolo sacro di filiale soggezione alla Chiesa, di nuovo si compromettano le vergini energie e le responsabilita' di virili ardimenti.
Di fronte agli avversari che la causa del popolo ci contendono con argomenti di una frale natura o di forze materiali, noi parteciperemo in qualche guisa della onnipontenza soprannaturale divina. E la lotta che e' impegnata non richiede di meno."(p.295)
" In questa fedele obbedienza essi rinverranno il seme da cui poi germineranno le soluzioni migliori, non solo sociali, ma economiche, politiche, della patria e della civilta',...perche' la parola della Chiesa e' quella stessa creatrice di Dio"(p. 294).

Mi pare interessante...


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(1) TONIOLO G., L'unione. Parole ai giovani. Discorso pronunciato al 18.mo congresso cattolico italiano di Taranto, 2-6 settembre 1901: Democrazia cristiana. Concetti ed indirizzi, vol 1, in Opera Omnia, Serie III, vol. 2, pp. 285-299.




martedì 18 giugno 2013

Per fare politica...

Azione sociale e politica.
Linee e principi di base.

-Caro amico, vuoi forse diventare un uomo politico?...
-Uomo politico!??… Che cosa vuoi dire?
-Voglio dire che la societa’ ha bisogno di te per crescere nei valori di civilta’ e tu hai le possibilita’ di divenire un aiuto a tanti tuoi fratelli che anelano ad un mondo nuovo piu’ umano e meglio governato da altri fratelli capaci di farlo.
-Bah…! E cosa dovrei fare per tutto questo?
-Ricordati che sei cristiano e che non puoi vivere nel tuo guscio, ma uscire allo scoperto e giocare la vita per il bene del tuo prossimo, come ha fatto Cristo che vive in te, …se sei cristiano.
-E lo dubiti?...




Ascolta allora cosa direbbe il Beato Toniolo a te futuro uomo politico.

 “Una corretta analisi della natura umana complessa addita nella persona umana, accanto al principio dell’utile, ancora quello del buono, figlio dello spontaneo riconoscimento di una legge naturale imperante che ingenera la coscienza del dovere.”
E’ proprio la coscienza del dovere  che “ alleandosi con altri piu’ generosi affetti del cuore umano, si traduce in altrettante tendenze”. Sono le tendenze “ della nostra natura immateriale le quali sovrastano per eccellenza quelle del piacere e dell’utile personale, di cui temperano le esigenze ed a cui talora impongono assolutamente il silenzio”(1).
E’ cosi’ che la vita sociale e la vita cristiana  non possono non compenetrarsi.
Questo avviene nella societa’ attraverso la realizzazione dei valori morali fondamentali comuni a tutta l’umanita’e attraverso la coscienza che chiede all’uomo l’unita’ della persona  ad esser responsabile nella coerenza alla propria fede.
Il che vuol dire che l’economia, la politica come l’azione sociale, chiamano l’uomo credente a portare in esse la sua forza, le sue convinzioni morali e l’energia e la luce attinte dalla religione.
Dice infatti Toniolo : “ I problemi, sia economici che politici devono sempre avere da noi una soluzione, la quale sia conforme  all’ambiente sopirituale, in cui si agita tutta la nostra esistenza, nelle diverse forme concrete della nostra attivita’. E quindi la vita economica e la vita politica devono integrarsi con l’ambiente cristiano”. (2)

L’uomo che si impenga nell’azione civile-sociale-politica , secondo Toniolo, deve guardarsi pero’ da alcuni pericoli concettuali e pratici.
E cioe’:

-         “ Menomare  la legitimita’ e la funzione delle classi sociali - prodotto naturale e storico- in nome della uguaglianza individuale e della fratellanza umana”
-         “ Restringere la funzione della carita’  e della equita’ sociale esagerando l’ambito della rigorosa giustizia”.
-         “Offuscare il concetto dell’origine divina dell’autorita’ per ripiegare verso il pregiudizio della sovranita’ popolare”.
-         “Estendere la novita’ e pieghevolezza, pur sempre legittime nei modi di applicazione dei principi, ai principi direttivi cristiani immutabili, confondendo la modernita’ di metodi con certa mondanita’ di idee e di sentire”.
-         “ Propugnare l’azione esteriore sociale a scapito della vita interiore morale dello spirito”.
-         “ Contare soverchiamente sopra gli espedienti umani e meno sopra i presidi  sovrannaturali”.
-         Nascondere sotto l’aspetto puramente umanitario “l’azione che deve essere intimamente e pubblicamente” nota come  espressione di fede Cristiana e cattolica(3).

Toniolo poi suggerisce i mezzi che sono a suo giudizio utili per preservare dagli errori elencati.
 Suggerisce cioe’:
L’ “adesione all’integrita’ del dogma religioso”(4)
La pieta’ (5).
La partecipazione al ”divin sacrificio”  e “ l’interiore ascetico  raccoglimento” (6)
“ Il culto dei santi” (7).
La Comunione e la partecipazione ai Congressi eucaristici” ( 8).

L’idea che pone poi  a base di un tale impegno responsabile nella vita sociale e civile e’ l’idea del merito .
Afferma cioe’ che  a nessuno nelle condizioni normali del vivere civile deve “esser consentito di sedere al banchetto della vita, fuorche’ all’unico titolo comune dell’attivita’ meritoria, di braccio, di mente, di morali energie, di civili e proficue prestazioni”(9)
Guarda quindi al capitale ed al possessore di esso e dichiara che l’orientamento del capitale e’ al lavoro, che viene “assicurato mediante il possesso del capitale” perche’ il capitale esige che il capitalista porti “ la veste onorata di imprenditore”( 10).
Toniolo vede “nell’alleanza delle classi operaia ed imprenditoriale il felice risultato del capitale  che confida le proprie sorti all’operosita’ del lavoratore, a cui venga offerta a sua volta la possibilita’ di diventare imprenditore, oppure, nel caso di lavoro agricolo, comproprietario.
Nel caso infine delle persone cadute in necessita’ economiche addita l’importanza della realizzazione di beni posti in comune per una doverosa assistenza: “vorrei vi fossero beni comuni che ai poveri e ai derelitti aggiungessero un supplemento alle necessita’ della vita, o un rifugio per il di’ della sventura”.
L’uomo nobilitato dal lavoro, “non deve tuttavia esser vittima di esso - afferma Toniolo - ma tale che sotto la giubba dell’operaio viva pur della vita dello spirito, ne’ dimentichi di essere marito, padre, cittadino e partecipi al flusso quotidiano del progresso sociale”(11).
E con parole forti dice:
“ A chi perdura ancora ad inneggiare ad una pretesa religione del lavoro da sostituirsi a quella del sovrannaturale, si risponda sdegnosi con il Faust: - No, il lavoro che non e’ altro che lavoro, viene a nausea: noi aneliamo ai rivi della vita”(12).

Sono questi alcuni sprazzi di luce che invitano ad impegnarsi nel sociale e  nel politico, ma in un cammino di azione sociale,  politica e civile, generosa, equilibrata e valida.




(1) G. TONIOLO, Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche…: Trattato di economia sociale e scritti economici, vol 2 in O.O. di G. Toniolo, serie 2, vol.2, pp.270-271.
(2) G.TONIOLO, Parole all’apertura delle giornate sociali di Milano, 1907: Democrazia Cristiana, Concetti e Indirizzi, vol. 2: O.O. Serie 3, vol.3, p. 305.
(3 G. TONIOLO,Indirizzi e concetti sociali all’esordio del secolo XX, Democrazia Cristiana, 1900, vol.2: O.O. serie 3, vol.3,  pp. 276-277.
(4)op.cit, p. 277.
(5)op.cit., p. 279
(6)op.cit., p.280
(7)op cit., p. 281
(8)op. cit., p. 281
(9) )G TONIOLO,  Se io fossi un riformatore sociale…, 1894: Democrazia e concetti .. vol.1: OO
 serie 3, vol.2, pp.237-238.
(10) op. cit. ivi, p.237.
(11) op. cit., p. 238.
(12) G.TONIOLO, L’odierno problema sociale, 1905: O.O. serie 3, vol 1, p.73.